Da oltre vent’anni, cioè dalla sua istituzione per legge dello Stato nel 2000, il 27 gennaio si ricorda la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, assurto a simbolo della barbarie nazista e dell’orrore delle persecuzioni razziste.
«Una legge necessaria, quella del 2020, a riparare il lungo silenzio degli anni precedenti quando i testi scolastici dedicavano poche righe alle leggi razziste delle dittature fascista e nazista - dicono le Consigliere di Progetto Civico Progressista, Erika Guichardaz e Chiara Minelli -. Parlare e studiare quelle leggi, pilastro giuridico dello sterminio di massa, è necessario oggi più che mai, perché se è vero che la storia non si ripete mai nello stesso modo è altrettanto vero che fenomeni come razzismo e xenofobia, odio e paura degli stranieri o di intere categorie di persone, sono sempre all’ordine del giorno. Ed è sempre attuale anche il sistema di promulgare leggi e prendere provvedimenti il cui risultato è lo sterminio degli indesiderati.»
«Importante dunque - aggiungono -, aldilà della celebrazione che rischia negli anni di diventare rituale, partire dal racconto e dallo studio di quei fatti per capire - come raccomandava sempre Ida Desandré - se e dove si sono ripetuti, se si stanno ripetendo o se c’è il rischio che si ripetano. Senza banalizzare o fare paragoni forzosi e insensati, senza dimenticare che la persecuzione antiebraica di cui la Shoah è l’episodio più spaventoso, ha caratteristiche uniche, ma anche senza illudersi che basti una giornata dedicata per fare argine alla disumanità.»