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ECONOMIA | 28 ottobre 2022, 08:00

I mutamenti climatici incidono sul pil

Uno Studio della Banca d’Italia sugli effetti a medio-lungo termine del cambiamento climatico sull’economia italiana evidenzia che il PIL italiano al 2100 fino al 9,5% rispetto ad uno scenario base, con agricoltura il settore più colpito, ma anche il turismo invernale sarà fortemente esposto

I mutamenti climatici incidono sul pil

Nella ricerca di Banca d’Italia, dettagliata e precisa, come sono le ricerche di Palazzo Koch, affronta il tema  “Gli effetti del cambiamento climatico sull'economia italiana” https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2022-0728/QEF_728_22.pdf.  Questa volta a porre l’attenzione sul clima non sono scienziati e attivisti. Questa volta il monito arriva dalla Banca d’Italia.

Il progetto di ricerca, a cura di Matteo Alpino, Luca Citino, Guido de Blasio e Federica Zeni, conferma che l’aumento delle temperature rischia di rallentare la crescita dell’economia italiana nei prossimi decenni: si prevede che le conseguenze della crisi climatica si facciano sentire in tutti i settori, ma quelli colpiti in modo più duro,come si può leggere nella ricerca,saranno l’agricoltura e il turismo.

In questo momento, in cui il nuovo governo, si insedia, ecco uno studio che lancia un forte allarme sullo sviluppo e l’andamento del turismo invernale e le sue ricadute economiche sulle montagne italiane.

Questo studio, particolarmente interessante per la nostra Valle, è stato infatti elaborato su un “datatest”  (..con  informazioni su pernottamenti e utilizzo degli impianti di risalita per i comprensori turistici di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige in un arco temporale che va dal 2001 alla stagione invernale 2018-2019, in modo da escludere il periodo di inizio della pandemia di Covid-19. La fonte dei dati sono gli uffici statistici regionali…).

Nel capitolo dedicato al turismo invernale, si afferma che la scarsità di precipitazioni nevose, in media, nel periodo considerato dalla ricerca (2001- 2018) un metro in meno di neve nel corso della stagione invernale puó causare un effetto associato, che consiste in  una diminuzione dell’1,3 per cento di passaggi negli impianti, a parità di altre condizioni.

Le proiezioni e stime, sempre contenute in questo studio, al 2100 prevedono che il calo della neve caduta in inverno sia tra il 30 e il 45 per cento (EURO-CORDEX, 2014), a causa di minori frequenza e intensità delle nevicate. Secondo queste stime, una riduzione del 40 per cento nella quantità di neve in una stagione implicherebbe in media una diminuzione del 7 per cento di passaggi negli impianti, che potrebbe essere ben più severa nelle località che si trovano più a bassa quota.

Questi dati, impongono, se c’è ne fosse ancora bisogno, afferma Giovanni Barocco, consigliere nazionale UNCEM, di approfondire ed aumentare l’attenzione della politica regionale e nazionale su questi temi, superando atteggiamenti ideologici ed irrazionali. La conoscenza e la  cura del territorio e dell’ambiente, non sono « né di destra né di sinistra.

L’ attenzione all’ambiente deve essere e diventare un patrimonio comune, dove la ricerca di soluzioni, alle sfide dei cambiamenti ambientali devono avere al centro l’uomo e non devono  essere aprioristicamente quidate da opzioni ideologiche da un lato e dall’altro, ma frutto di condivisioni con i vari attori interessati, con le popolazioni e le comunità delle nostre Valli.

Questi argomenti è necessario che abbiano cittadinanza ed è ancora più evidente nei territori delle Montagne Italiane.

Jean Barocco

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