Una risposta concreta a uno dei nodi più intricati del turismo valdostano: la difficoltà cronica nel reperire e mantenere personale stagionale qualificato, spesso frenato dall’assenza di soluzioni abitative accessibili. Nella seduta serale del 4 giugno, il Consiglio Valle ha approvato un disegno di legge che apre finalmente la strada al recupero di edifici dismessi, da destinare ad alloggi per lavoratrici e lavoratori del comparto turistico, commerciale e della ristorazione. Una misura attesa, che accende una luce nuova su un settore centrale per l’economia valdostana.
A salutare con favore il provvedimento è stata immediatamente l’ADAVA, l’Associazione degli albergatori valdostani, con parole cariche di speranza e concretezza.
«Esprimiamo grandissima soddisfazione per l’approvazione di questo disegno di legge», ha dichiarato Luigi Fosson, presidente dell’associazione. «Questo è un primo passo ma, proprio perché è il primo, è particolarmente importante per tutta la categoria della ricettività».
Il provvedimento, che valorizza esclusivamente edifici già esistenti – in linea con l’obiettivo di limitare il consumo di suolo e promuovere la riqualificazione del patrimonio edilizio – consente il riuso di ex strutture alberghiere non più operative, o di edifici da riconvertire, in stretta connessione con le imprese turistiche. Il personale potrà così contare su una soluzione abitativa stabile, gestita direttamente dagli operatori del settore, anche in forma associata.
«Ora – prosegue Fosson – serve uno scatto in avanti: dobbiamo puntare a un’edilizia convenzionata, anche recuperando immobili pubblici inutilizzati, per offrire casa a chi sceglie la Valle d’Aosta come luogo in cui vivere e lavorare stabilmente».
Una richiesta che va ben oltre il turismo e tocca il cuore del problema demografico valdostano: la progressiva desertificazione di interi paesi, soprattutto nelle località di media montagna o nei fondovalle, dove invece esiste un patrimonio immobiliare da valorizzare e un costo della vita più accessibile rispetto alle mete più gettonate.
È anche su questo punto che il dibattito consiliare ha mostrato una sorprendente convergenza: rilanciare l’economia turistica significa creare condizioni stabili di vita, non solo di lavoro. La casa, insomma, diventa infrastruttura turistica tanto quanto una funivia o una reception.
«Ringraziamo l’Assessore Giulio Grosjacques e tutta la sua struttura – conclude Fosson – per aver saputo ascoltare una necessità reale. Il confronto costante tra istituzioni e operatori è l’unica via per affrontare sfide che cambiano giorno per giorno».
Questa misura, oltre che economica, è politica e sociale. In un momento in cui le stagioni turistiche si allungano e la ricerca di manodopera diventa sempre più difficile, dare un tetto dignitoso ai lavoratori significa anche ridare dignità al lavoro stesso.
Non si tratta solo di “trovare camerieri” o “tenere aperti gli alberghi”, ma di garantire che le persone che accolgono i turisti possano a loro volta sentirsi accolte.
Un turismo sostenibile, oggi, non si misura più soltanto in chilowatt di risparmio energetico o in presenze registrate, ma anche nella qualità di vita di chi, ogni giorno, lo rende possibile.