Di Andrea Gagliarducci
Immaginate di ricevere una telefonata, e sapere da questa telefonata che vostra madre è morta, sottoposta ad eutanasia per sua volontà, e che per voi non c’è più niente altro da fare che andare a ritirare i suoi effetti personali. È quello che è successo a Tom Mortier, che ha saputo della morte della madre Godelieva de Troyer nel 2012. La donna aveva scelto l’eutanasia a 64 anni. Mortier ha portato lo Stato belga in tribunale per non aver protetto il diritto alla vita di sua madre, specialmente nelle circostanze che riguardano la sua morte.
L’appello di Tom Mortier è arrivato fino alla Corte Europea dei Diritti Umani, patrocinato da ADF International, un gruppo internazionale di avvocati cristiani che difende pro bono casi di libertà religiosa e diritto alla vita in tutto il mondo. Domani, 4 ottobre, si attende la sentenza per il caso, che potrebbe creare un precedente nell’Unione Europea.
“Mia madre – ha detto Mortier – aveva enormi difficoltà mentali e aveva affrontato la depressione per tutta la sua vita. Era stata per anni in cura di psichiatri, e, in maniera triste, io e lei abbiamo perso i contatti per qualche tempo. È stato durane questo periodo che morì per iniezione letale. Non avrei mai immaginato che ci saremmo separati per sempre”.
“Il grande problema nella nostra società – ha spiegato Tom Mortier – è che abbiamo perso il significato del prendersi cura l’uno dell’altro”.
Secondo ADF International, il caso “mette in luce i pericoli della legalizzazione dell’eutanasia e dimostra che le cosiddette ‘salvaguardie’ non possono evitare la pratica di mettere intenzionalmente fine alla vita”.
Robert Clarke, vice direttore di ADF International, ha detto di apprezzare che la Corte Europea abbia ascoltato il caso e ha notato che “guardando ai tristi fatti di questo caso mostra la bugia che l’eutanasia è buona per le persone, le famiglie o la società”.
La madre di Tom Mortier, all’apice della sua depressione, ha chiesto l’eutanasia al massimo difensore della pratica in Belgio. Così, in pochi mesi, de Troyer ha effettuato un pagamento all’organizzazione del medico, che la ha indirizzata ad altri dottori, anche loro parte della stessa associazione, nonostante la legge chieda che ci siano opinioni indipendenti in caso di individui che non hanno corte aspettative di vita. Lo stesso medico che ha praticato l’eutanasia è copresidente della Commissione Federale che è chiamato ad approvare i casi di eutanasia dopo i fatti.
Né Tom Mortier, né alcuno dei membri della famiglia sono stati resi partecipi della decisione di de Troyer, che ha subito l’eutanasia per “una depressione non trattabile”.
Al momento, il Belgio pratica l’eutanasia su una media di sette persone al giorno, ma solo un caso è stato rimandato alla commissione a ulteriori indagini.
L’eutanasia è legale in Belgio dal 2002. Secondo la legge, la persona deve essere in una condizione “medica di costante e insopportabile sofferenza fisica e mentale che non può essere alleviata, a causa di disordini seri e incurabili causati da malattie o incidentte”.
Dal 28 maggio 2002, data della legalizzazione, oltre 27 mila persone sono morte per eutanasia in Belgio.
Mortier ha raccontato che sua madre “aveva una grave problema mentale. Era destinata a dover convivere con la depressione per tutta la sua vita. È stata per anni in cura da psichiatri e a un certo punto è stato rotto il contatto con noi. Un anno dopo, ha ricevuto una iniezione letale. Né l’oncologo che ha somministrato l’iniezione o l’ospedale hanno informato me o qualcuno dei miei fratelli che nostra madre stava considerando l’eutanasia. Lo ho scoperto il giorno successivo, quando sono stato contattato dall’ospedale che mi ha chiesto di prendermi cura delle cose pratiche”.
Secondo la legge belga, la persona deve essere in una “condizione medica di costante e insopportabile sofferenza fisica o mentale che non può essere alleviata, a causa di un serio e incurabile disordine causato dalla malattia o da un incidente”.
La madre di Mortier era però fisicamente in salute, e lo psichiatra che la aveva tenuta in cura per più di 20 anni non riusciva nemmeno a credere che la donna fosse stata considerata legalmente aderente ai requisiti della legge dell’eutanasia in Belgio. Ciononostante, ha ricevuto l’eutanasia nel 2012 da un oncologo senza alcuna qualifica psichiatrica.
La decisione della Corte può interessare più di 820 milioni di europei che abitano nei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa che fanno riferimento alla Corte