Dopo aver girato mezzo mondo per portare i regali, mentre sorvola la nostra adorata Val di Susa con le sue otto renne, Babbo Natale non riesce a manovrare in tempo le redini dei suoi stupendi animali, che non si avvedono di uno spuntone roccioso nei pressi della bastionata della Rocca Bianca di Caprie, avvolta da nubi minacciose. È un vero disastro perché una delle due renne (poste davanti alle altre a condurre la slitta) si trova in rotta di collisione con la parete avvolta da una fitta nebbia.
Per evitare alle compagne un urto catastrofico, la renna più vicina al costone roccioso subisce di striscio l’impatto con la rupe, ma riesce a salvare sia i regali che le consorelle, Babbo Natale e la slitta. È d’obbligo però la discesa sulla prima distesa prativa fuori dalle pareti rocciose, nei pressi di un vasto altipiano. È notte fonda e nessun abitante della piccola borgata Valsusina può avvedersi dello strano atterraggio, tra l’altro invisibile a quasi tutti gli esseri umani.
Fatto sta che Babbo Natale scende dalla slitta ed esamina la renna ferita. La vicina sorellina le lecca le ferite, per assisterla come loro sono capaci. Babbo Natale prova con della polvere magica, ma è assodato che seppur curata sul momento, la renna deve riposarsi per un po’. Il colpo e il trauma da essa ricevuti sono stati violenti.
Babbo Natale la può guarire fisicamente dalle ferite riportate, ma non dallo shock subito. Ha salvato tutto il carico, ma lei ora deve fermarsi. Sciolte le renne, mentre esse accudiscono la sorella ferita, Babbo Natale va in cerca di una grotta per poterla sistemare. Tornerà a prenderla con la slitta vuota per riportarla al Polo Nord insieme alle altre sette renne rimaste. Nel Regno della Bontà Assoluta l’amore per gli animali e per ogni essere vivente regna sovrano. A un certo punto si sente un frusciare improvviso tra il fogliame.
In bassa valle la neve non ha ancora coperto il manto erboso e nel buio profondo della notte un soffocato calpestio di zoccoli, seguito da un mormorio confuso, induce Babbo Natale ad avvicinarsi alla fonte dello strano rumore. Il vento che costringe le nubi a correre veloci in questo scenario di gelido inverno e di mal tempo, non permette neppure agli sparuti fiocchi di neve, sospinti anch’essi in tale turbinio, di posarsi sul terreno. Così il nevischio continua a creare girandole arabescate disperse nel buio della notte.
un tratto da una grotta poco lontana si sente una vocina sommessa: “Mi puoi ascoltare, io ti vedo, sei in grado di capirmi?” “Sì” risponde Babbo Natale: “Chi sei?” “Sono il Dahu” risponde “…e pochi esseri umani hanno dichiarato di avermi visto davvero. Forse mi può scorgere solo chi come Te è puro di Spirito e chi crede in me, come io credo in voi, ma per i più scettici sono solo una fantasiosa leggenda”. Babbo Natale, che tutto può, sfoglia nell’albo della conoscenza infinita tutto quanto gli appare sul “Dahu”: “…Leggendario ungulato che si pensa abiti le più impervie zone delle Alpi, vivendo su pendii incredibilmente scoscesi grazie alla particolarità di avere due gambe più corte delle altre. Il nome deriva da Dahucapra o Rupidahu. Questa malformazione delle gambe lo costringe a girarsi sempre dallo stesso lato per non precipitare. Deve quindi affrontare una vita non facile. Sono le zampe anteriori e posteriori del medesimo fianco a essere le più corte (il Dahu è destrogiro o levogiro a seconda di quali sono le due zampe più corte e di conseguenza di come si muove in relazione ai pendii montani, mantenendo sempre la stessa direzione). Solo pochi esseri umani dall’animo puro hanno potuto avvicinare il Dahu. Salvarlo significa salvare il sogno, permettersi una fantasia; tutte cose che l’attuale modo di vivere urbano non capta quasi più...”
Babbo Natale si ritrova in questa mitica figura, perché anche in lui ormai credono solo più pochi bambini puri di spirito. Poi il Medesimo è folgorato da un’idea grandiosa e la esprime allo strano animale: “Caro Dahu, io posso permetterti di volare grazie alla mia polverina magica, in volo non hai problemi con le tue zampe più corte, per l’atterraggio ci organizziamo con l’aiuto delle mie sette renne rimaste e se sei legato a noi non ti può accadere nulla. Ti andrebbe di sostituire la renna sotto shock, per distribuire i regali nella valle in cui vivi?”. Il Dahu accetta all’istante.
Si posiziona accanto alla prima renna ed iniziano a volare su tutte le case Valsusine ove vi sono bambini buoni a cui portare i regali. Babbo Natale, preso dall’euforia canta in rima: “Quest’anno se vedete un Dahu volare, Babbo Natale sta per arrivare”. Terminato il giro tornano alla grotta, dove la renna si è nel contempo ripresa dallo spavento subito. Quando Babbo Natale stacca il Dahu dalla slitta, gli dice: “Per ringraziarti ti voglio fare anch’io un regalo”. E con la polvere magica gli trasforma le due zampe più corte rendendole uguali alle altre, tanto che la bestiola felice si mette a correre per la prima volta senza inciampare e godersi appieno quei monti in cui ora può vivere libero e appagato. Un’ultima raccomandazione, non dite niente a nessuno… È il modo migliore per salvargli la vita e non farlo diventare una cavia da laboratorio. Buon Natale a tutti.
(Bibliografia: -Alpi, avete mai visto il Dahu? di Sara Sottocornola - Appunti di fantazoologia di Giovanni Busato - Salviamo il Dahu da “Dahu invenzioni” (autore sconosciuto)