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CULTURA | 17 novembre 2021, 08:00

UniVdA studia gli effetti delle immersioni nella foresta

Il “Groupe de Recherche en Education à l’Environnement et à la Nature de l’Université de la Vallée d’Aoste” (GREEN) ha sviluppato un programma di ricerca sperimentale sugli effetti delle immersioni in foresta sulla salute individuale

Il Bosco di Puck

Il Bosco di Puck

Il Bosco di Puck: Centro di Osservazione Sperimentale, in convenzione con il Laboratorio di Ecologia Affettiva dell'Università della Valle d'Aosta (LEAF/UniVDA)

“L’immersione in foresta  - spiegano dall’Università - è una pratica nata in Giappone per trarre giovamento dell'atmosfera della foresta”. Numerosi studi sperimentali e meta-ricerche hanno dimostrato gli effetti benefici del “bagno in foresta” (Shinrin-yoku) e anche l’Università della Valle d’Aosta conduce osservazioni sperimentali in collaborazione con la dr.ssa Pierangela Fiammetta Piras proprietaria del “Bosco di Puck”, nei pressi Cortona, Arezzo.

Il progetto è stato illustrato da dr.ssa Pierangela Fiammetta Piras (nella foto) nei giorni scorsi dalla trasmissione Geo su RaiTre.

Lo scorso anno il Centro GREEN-UniVDA è entrato nella Rete TeFFIt, Terapie Forestali in Foreste Italiane. La TeFFIt è una rete di medici, di ecologi e di forestali che si propone da un lato di mappare e classificare i boschi più adatti alle terapie forestali, secondo il principio della “mens sana in silva sana”, e dall’altro di formare la figura professionale dei “conduttori di immersione in foresta”.

Di più, il Centro GREEN-UniVDA ha da poco avviato una collaborazione con Slow Medicine e il Parco Nazionale del Gran Paradiso per condividere e promuovere l’esperienza delle immersioni e delle terapie forestali. (a destra Giuseppe Barbiero direttore del Groupe de Recherche en Education à l’Environnement et à la Nature e del Laboratorio di Ecologia Affettiva (GREEN LEAF) all’Università della Valle d’Aosta)

La sperimentazione viene effettuata nel Bosco di Puck, l’unico bosco totalmente tutelato della Valdichiana.​

Dagli anni ’50 del secolo scorso, la sua rinaturalizzazione si è avviata a partire dal vecchio bosco ceduo e dalle antiche querce di filare, generando un ecosistema unico al mondo per la sua particolare ubicazione: la pianura formatasi a seguito della bonifica della palude preesistente.​

E’ un bosco misto a prevalenza di roverelle, che riesce a raccontare la storia del suo territorio. Nella zona più declive, laddove le acque stagnanti favoriscono la crescita di salici e pioppi, equiseti e canne, conserva i tratti dell’antica palude, accogliendo la flora e la fauna selvatica che le sono tipiche, ma mostrando anche l’intrico spettrale e inospitale per gli esseri umani che dovette attraversare Santa Margherita per raggiungere Cortona.​

Nonostante a partire dagli anni ’70 sia stato assediato dalle monocolture intensive, il suo suolo si è dimostrato talmente fertile e rigenerativo da stupire persino i ricercatori che lo studiano, quasi a voler testimoniare dell’antica fertilità della zona, quando ancora veniva descritta come il “granaio d’Italia”.

E del popolo Etrusco sta sempre più descrivendo come dovevano essere i suoi Boschi Sacri, e come potevano suscitare riverenza e ammirazione per la loro misteriosa e affascinante bellezza.​Le tracce degli antichi filari di querce insieme alla presenza di alcuni alberi da frutto e piante da coltivo inselvatichite mantengono memoria della disposizione, delle sinergie e, più in generale, del sapiente uso che i contadini mezzadri sapevano fare della terra a loro affidata, mentre la natura tornata incontaminata mostra la ricchezza di piante commestibili e terapeutiche selvatiche che sapeva offrire all’uomo.​

Ma, soprattutto, affascina del bosco la ricchezza della sua biodiversità: affrancato dal taglio dei suoi alberi, dalle “pulizie” del sottobosco, dalla caccia e dal prelievo della fauna selvatica, dalla raccolta spesso rovinosa di funghi e frutti di bosco, offre paesaggi visivi, sonori e di profumi che cambiano di stagione in stagione, di giorno in giorno e persino di ora in ora, via via che fioriscono le orchidee selvatiche, che si imbibiscono muschi e licheni, che arrivano o partono gli uccelli migratori, che appaiono nella loro breve vita le lucciole e splendide farfalle o fanno capolino di tanto in tanto, gli animali selvatici che lo popolano, mostrando se stessi o le loro tracce.

Il Bosco di Puck Chi lo custodisce Pierangela Fiammetta Piras

Fiammetta è un medico che da sempre si occupa di progetti per la promozione della salute, la prevenzione e la riabilitazione, in particolare delle fasce più deboli della popolazione.​Consapevole che le attività salutistiche e le terapie, laddove possibile, sono più piacevoli e benefiche quando attuate in natura piuttosto che in palestre od ospedali, una decina di anni fa ha acquistato il bosco per farne appunto una sorta di ambulatorio e palestra a cielo aperto e praticare qui terapie convenzionali o di supporto, ad esempio con cani da assistenza.

 Ma, negli anni, ha avuto la conferma che il bosco è di per se terapeutico, così come la ricerca scientifica stava sempre meglio dimostrando, e via via ha messo a punto protocolli sempre più specifici per favorire i diversi benefici che ognuno può trarne, anche a seconda della propria patologia o dei propri disagi.​ Ben sapendo che solo un bosco realmente sano e rigoglioso può essere salutare per gli esseri umani, istruita dagli esperti, custodisce questo con la massima cura possibile. E, nel frattempo, non ha potuto evitare di conoscerlo, rispettarlo e amarlo a sua volta. (fonte ilboscodipuck.com)

 

ascova

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