Ricordiamo tra i “costruttori” della nostra autonomia Amato Berthet una figura davvero molto popolare chez nous, stimata a Roma nella veste di Senatore della Repubblica e coéquipier del notaio Germain Ollietti dopo la elezione al Parlamento del 1968. Dopo l’8 settembre del 1943, rientrando dal Sud Italia verso la Vallée, Berthet si fermò – affamato e stanco – ad Atessa in Abruzzo (lo stesso Paese dove Maturino Blanchet futuro Vescovo di Aosta era il Padre Superiore degli Oblati) e ricevette ospitalità dalla Famiglia TIERI, che poi ritrovò in Aosta nei primi anni successivi alla Liberazione. Per dare un segno della popolarità di Berthet, sempre pronto ad aiutare chiunque con grande generosità, basti ricordare che alla Sue esequie hanno preso parte oltre ottomila persone. La Sua scomparsa nel dicembre del 1971 spronó il Senato della Repubblica ad approvare il disegno di legge a firma Berthet che aumentava la quota di riparto fiscale in favore della Valle d’Aosta.
Seguono Joseph Bréan uno dei protagonisti di questa narrazione e Cérar Bionaz molto attento al milieu Paysan ed alla tutela della nostra fontina nonché promotore di un riparto fiscale più vantaggioso a tutela degli interessi valdostani, dopo i migliorati rapporti con Roma.
AIME’ BERTHET
Aimé Berthet (1913-1971) è stato un protagonista della vita pubblica valdostana. Egli frequentava l’Imprimerie ed anche casa nostra sia in via Croix de Ville 81 sia poi in Via Saint-Martin de Corléans ed era considerato un amico di famiglia, una persona autorevole a cui chiedere consiglio ed un amico fidato della “causa valdostana”. Capitano degli alpini, Amato Berthet aveva combattuto come Ernest Page durante la seconda guerra mondiale, venendo decorato; era stato partigiano e rappresentante della D.C. nel Comitato Nazionale di Liberazione. Prima Consigliere comunale ad Aosta e poi Assessore Regionale alla P.I., Amato Berthet era stato insegnante all’Istituto Tecnico Manzetti, segretario regionale e Consigliere Nazionale della D.C., fondatore del giornale “La Région”, membro dell’Académie de Saint-Anselme, e senatore della Repubblica eletto nel 1968 con il notaio Germain Ollietti.
Erano frequenti le sue visite in tipografia dove aveva portato alle stampe diverse sue pubblicazioni tra le quali conservo ancora quella pubblicata nel 1949 con il titolo “Considérations sur les lettres de J.B. de Tillier”.
Tra le sue opere uscite dall’Imprimerie Catholique “Curiosités numismatiques en Vallée d’Aoste” (1950), “Conversations à bâtons rompus avec nos instituteurs (Recueil de préfaces de l’École Valdôtaine de l’an 1949 au 1957)” (1957), “La vie pastorale dans le massif du Grand Paradis” (1958), “Le cloître de Saint-Ours et la graphie de ses chapiteaux ”, “Mémoire de François Gaspard” (1956), “Dix lustres de charité , de science et de poésie dans l’ermitage Mauricien du Petit – Saint- Bernard (1859-1909)” (1965), “Naissance du Château de Fénis” (1956), ed ancora “Chansonnier Valdôtain”.
Aimé Berthet era un personaggio profondamente cattolico e popolare, attivo e generoso in campo politico e sociale, attentissimo ai diritti del popolo valdostano, sensibile alle esigenze di tutti, europeista convinto e nel contempo autonomista al servizio della comunità, come quando ricoprì la carica di Direttore amministrativo dell’Ospedale Mauriziano, oggi Ospedale Umberto Parini o quella di presidente dell’Avis e del CAI di Aosta.
JOSEPH BRÉAN
Joseph Bréan (1910-1953) era il più umile, ma anche il più grande di tutti quelli che hanno frequentato l’Imprimerie Valdôtaine. Un gigante sul piano autonomista e culturale, un patriota ardente e sincero, un seguace di Joconde Stévenin e di Émile Chanoux, un prete capace di interpretare il sentimento popolare in favore di una vera autonomia che non fosse appunto una “endormie”, un uomo spesso solo, ma capace di rapporti fraterni con la gente del popolo e guida morale oltreché intellettuale nel Cercle de Culture Valdôtaine al quale aderirono moltissimi giovani e fra essi sia Corrado Gex che Mario Andrione. Bréan, canonico di S. Orso, viveva in totale semplicità ed era uno scrittore infaticabile ed un brillante giornalista: scriveva nella “Revue Diocésaine d’Aoste”, nel settimanale “Augusta Praetoria” ambedue organi della Chiesa Valdostana, e sul giornale “Le Pays d’Aoste”, sul “Flambeau” e sul “Corriere della Valle d’Aosta”.
Di Lui, ricordo l’estrema educazione e gentilezza, lo stile di vita parsimonioso che lo portava a redigere i suoi articoli sul retro delle bozze di stampa per risparmiare, per non sprecare la carta. Imponente è il lascito culturale del Canonico Bréan: restano la sua terribile testimonianza di amicizia e di solidarietà dopo la tragica fine del Martire Émile Chanoux nel volume “Émile Chanoux: tu n’est pas mort” ed altre opere significative come “La civilisation alpestre” il cui dattiloscritto proveniva dalla biblioteca di mio Papà Jean Fisanotti e fu da me portato in Regione.
Dall’Imprimerie Valdôtaine uscirono poi “En Suisse. Souvenirs d’un réfugié” (1946), “L’âme d’un peuple”, “Anthologie littéraire valdôtaine ” (1948), “Fragments de chroniques contemporaine” (cahiers de l’Union Valdôtaine), “La chiesa di Brusson” (1939 Tip. Cattolica), “Traité des privilèges du Duché d’Aoste. Inédit du Prieur Anselme Marguerettaz resumé par le Chanoine Bréan” (1949).
Talvolta, si fermava a pranzo da noi in Via Croix de Ville: io avevo 8 o 9 anni ma ricordo bene quella figura bonaria e la sua parlata in francese con papà Jean. Diciamo pure che Bréan lascia una molteplice produzione letteraria assai interessante e che ha dato un contributo preciso alla cultura valdostana come Membro dell’Académie de Saint-Anselme, come giornalista e scrittore di vaglia.
Durante la Resistenza, prima di riparare in Svizzera per sfuggire alla furia fascista che già aveva provocato il sacrificio di Émile Chanoux, Bréan scriveva messaggi incitanti alla libertà (“Brisons nos chaînes”), all’autonomia, alla lotta per l’indipendenza e questi appelli alla popolazione venivano stampati di notte proprio all’Imprimerie Catholique, più volte perquisita anche dai nazisti alla febbrile ricerca dei caratteri di stampa.
In Svizzera, Bréan ebbe contatti con Severino Caveri, con Mons. Adam ed altri esuli valdostani, maturando la visione di una Vallée federalista sul modello Svizzero e, in difetto, di una Valle d’Aosta veramente autonoma rispetto al potere centrale di Roma. Basta leggere “En Suisse” per cogliere in profondità il pensiero politico di questo militante della causa valdostana, onesto e disinteressato, povero di mezzi economici ma ricchissimo in cultura ed in spiritualità sempre proteso a valorizzare il particolarismo del popolo valdostano.
Morto a soli 43 anni, Bréan ha lasciato un vuoto nella comunità valligiana ed un ricordo indelebile nei suoi amici-allievi del “Cercle” divenuti poi classe dirigente della Valle d’Aosta. A questo proposito, consiglio di leggere “Le Cercle de Culture Valdôtaine 1947 – 1955” scritto da Louis Vuillermoz (1975, Imprimerie Valdôtaine).
Testimone attento del pensiero e della vita di Émile Chanoux, Joseph Bréan fu sconvolto dalla immatura e tragica scomparsa dell’amico, Guida della Resistenza, portando avanti quella battaglia per la libertà che, sola, avrebbe dato come primo frutto la “concessione” dell’Autonomia con l’approvazione dello Statuto Speciale della Valle d’Aosta: un frutto acerbo caduto dalla pianta di Roma.
CÉSAR BIONAZ
César Bionaz (1912-1969) conosceva bene l’Imprimerie Catholique, dove correggeva i suoi numerosi articoli sui temi dell’agricoltura e delle cooperative. Nel 1968 César Bionaz fece stampare in Tipografia Valdostana: “Regione Autonoma Valle d’Aosta: fatti e cifre. Relazione sull’attività dell’Amministrazione Regionale Valle d’Aosta dal giugno 1966 al febbraio 1968 ”.
Laureato in legge, democristiano, si batté in favore del mondo agricolo ed entrò in Consiglio Regionale nel 1963 combattendo con fermezza le posizioni della Giunta Regionale del Leone guidata dall’Avv. Severino Caveri, che riuscì a rovesciare nel 1966 insediando una nuova maggioranza di centro-sinistra. Consigliere Regionale, eletto nella lista della D.C. il 21 novembre del 1963, divenne Presidente della Giunta Regionale il 31 maggio del 1966, mantenne la carica fino al primo luglio del 1969 e morì il 3 settembre dello stesso anno.
Ricordo ancora una sua frase abbastanza famosa subito dopo l’insediamento della sua Giunta: “i rubinetti sono aperti” riferito alle ripartizioni finanziarie ed ai contributi concessi dal potere centrale. Negli anni ’50 frequentava la Tipografia e scriveva articoli per l’Agriculteur Valdôtain. Venne una volta nell’aprile del 1965 a casa mia in Via Saint-Martin insieme a Berthet per chiedermi di candidarmi nelle liste comunali per la D.C., ma io avevo già firmato per essere candidato con l’Union Valdôtaine e stavo addirittura lavorando alla composizione della lista agli ordini del Presidente Severino Caveri e del segretario unionista il mitico Victor Rosset.
César Bionaz ha fatto molto per riaprire i contatti con il governo di Roma ottenendo risultati concreti sul piano del riparto fiscale: la prematura scomparsa gli ha impedito di portare a termine la sua missione in favore degli interessi della Comunità Valdostana. César Bionaz era fratello di Ferdinand Bionaz (26.4.1902 – 7.10.1986) già Assessore alla pubblica Istruzione, alle Finanze ed ai LL. PP. ed all’agricoltura nel governo regionale di Severino Caveri e validissimo difensore del mondo agricolo e per lungo tempo apprezzato Presidente della Cooperativa proprietaria della Tipografia Cattolica.
Più precisamente Ferdinand Bionaz fu Consigliere del C.L.N. (ricoprendo la carica di Assessore alla Pubblica Istruzione) e poi sia nella prima che nella seconda Legislatura per un periodo dal 10 gennaio 1946 al 16 giugno del 1959: eletto con quasi 19mila preferenze il 21 maggio del 1949 nella lista della D.C. – U.V. ricoprì l’incarico di Assessore ai lavori pubblici; rieletto nella lista Concentrazione Partiti Democratici D.C. – P.L.I. – P.S.D.I con oltre 22mila voti svolse l’incarico di Assessore alle Finanze nel corso della seconda Legislatura.