Il personale sanitario è imposto a tutela non solo del citato personale, impegnato nella lotta contro la diffusione del coronavirus pandemico, ma anche dei pazienti e delle persone più fragili che sono ricoverate o si recano comunque nelle strutture sanitarie o socioassistenziali.
L'obbligo vaccinale è imposto a tutela non solo del personale sanitario, impegnato nella lotta contro la diffusione del virus Sars-CoV-2, ma anche dei pazienti e delle persone più fragili che sono ricoverate o si recano comunque nelle strutture sanitarie o socioassistenziali, sottolinea il Consiglio di Stato. E l'obbligo vaccinale non si fonda solo sulla relazione di cura e fiducia tra paziente e personale sanitario, ma anche sul più generale dovere di solidarietà (art. 2 Cost.) che grava su tutti i cittadini, a cominciare dal personale sanitario, nei confronti dei soggetti più vulnerabili e che sarebbero più esposti alle conseguenze gravi o addirittura letali del virus per via del contatto con soggetti non vaccinati.
Nessuna violazione, dunque, della privacy, anzi uno strumento per accelerare la ripresa economica con la riapertura delle attività chiuse durante il lockdown nel periodo di maggiore diffusione della pandemia. E' quanto sostiene il Consiglio di Stato, respingendo l'appello presentato da quattro cittadini contrari al vaccino e, va da sè, al passaporto sanitario. “Le contestate prescrizioni del Dpcm impugnato trovano copertura di fonte primaria nel D.L. n. 52/2021 e le prescrizioni stabilite dal Garante per la riservatezza dei dati personali mantengono la loro efficacia nei confronti delle misure applicative di copertura dell'autorità sanitaria nazionale cui spetta il coordinamento delle iniziative occorrenti”, si legge.












