Gli infermieri sono sempre meno mentre i servizi da portare avanti nascono dall’oggi al domani: gli esempi più recenti sono la RSA di Variney (utilizzata al 50%) e quella che si vorrebbe aprire a Morgex.
Per non parlare poi di quei reparti ospedalieri in “ristrutturazione” (es.: Medicina) in cui intendono aumentare i posti letto di degenza senza però rivedere il numero minimo di infermieri per turno.
Insoddisfazione e demotivazione sono ormai una coppia fissa che spinge gli infermieri a voler cambiare aria o addirittura lavoro.
I laureati in infermieristica sono stanchi di essere trattati come mere pedine, manipolabili dalla politica e poco considerate da coloro i quali dovrebbero occuparsi delle risorse umane dell’Azienda USL.
Non basta dettare ordini per essere dei leader, chi ha l'onore/onere di comandare ha l’obbligo morale di andare nelle retrovie e rendersi conto della reale situazione lavorativa dei propri sottoposti.
Sono i dirigenti di ogni ordine e grado che devono dimostrare nei fatti che, per prestare assistenza a 40 pazienti, sono sufficienti per turno 1-2 infermieri e 6-8 operatori socio sanitari (es.: Micro di Gressan).
Solo dei veri leader posso mostrare con pragmaticità quali azioni è necessario mettere in campo per garantire il benessere dei pazienti e degli operatori.
NurSind ritiene sia giunto il momento in cui l’Azienda USL faccia i conti con la realtà; ovvero decida in scienza e coscienza, affrancandosi dalla politica, quali servizi può garantire con le risorse a disposizione.
Un “pizzico” di infermieri ovunque aiuta i politichini a raccontare al proprio elettorato che la situazione è sotto controllo, ma nei fatti logora i professionisti e mette a rischio la salute dei cittadini.