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CULTURA | 01 agosto 2021, 17:00

AGOSTO NEL CALENDARIO 2021 DEI CARABINIERI

Da quasi un secolo il Calendario è una parte di noi, un simbolo dell’Arma al pari della Fiamma e degli Alamari. Scandisce i nostri anni, che scorrono veloci anche quando i giorni sono lunghi. Viviamo un periodo difficile, è noto a tutti

AGOSTO NEL CALENDARIO 2021 DEI CARABINIERI

C’ero anch’io sotto il sole di Agosto, quando dalla Vlora che aveva fatto un trasporto di zucchero da Cuba sbarcarono nel porto di Bari ventimila Albanesi. Non eravamo preparati a quell’improvviso avvenimento e alla quantità di persone che volevano sbarcare in massa: mai, dall’unificazione d’Italia, c’era stato uno sbarco così grande né mai ve ne furono in seguito.

Era quello, per quei disperati, il sogno italiano? Era quello il Paese che cantava nei festival? Quello il gioco spettacolare negli stadi, i film dei grandi registi, delle belle attrici? Le arene piene per l’Aida?

C’era disperato bisogno di acqua e di cibo. Salii e dall’alto ebbi la vista di quell’ orribile brulicare. Ogni ora di quella tortura poteva mettere in ginocchio chiunque. Si calavano dai parapetti della nave e a metà della fiancata si lasciavano cadere in mare rischiando di morire.

Sentivo solo voglia di aiutare. Temevo ad ogni momento che qualcuno potesse morire.  Alcuni di loro erano fragilissimi: ragazzini, vecchi, donne incinte. Ma avevamo anche degli ordini: se tutta quella gente avesse travolto la recinzione non li avremmo più trovati. Madri che avrebbero perduto i figli, ragazzi che avrebbero cercato i fratelli, i genitori. D’un tratto vidi qualcosa che mi gonfiò il cuore: un uomo con il volto bruciato dal sole spietato, con sulle spalle un bambino di forse cinque, sei anni atterrito. Dietro, una sedia a rotelle spinta da una donna sfinita, con sopra un vecchio esausto, assetato. Avevo già visto quella scena! Era l’icona del profugo che fugge con ciò che resta della sua famiglia. Era l’icona di Enea ritratto con il vecchio padre infermo, il suo bambino con gli occhi pieni di lacrime, la sua sposa svanita nella folla, dissolta come un soave fantasma. Era l’immagine indelebile e imperitura di Enea, che continua a vivere e vivrà in eterno perché Troia brucia oggi e sempre.

Lasciai andare Virgilio e mi sembrò di vedere il mio Dante che all’esilio aveva dedicato versi strazianti:

Tu proverai sì come sa di sale

lo pane altrui, e come è duro calle

lo scendere e ’l salir per l’altrui scale.

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