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CULTURA | 29 luglio 2021, 10:30

L’AUTONOMIA VALDOSTANA E’ UN DIRITTO O UNA CONCESSIONE AI SUDDITI “INTRA MONTES ?”

Appuntamento settimanale del giovedì con Gianfranco Fisanotti sui temi dell'autonomia valdostana, sulla sua evoluzione, sulla sua involuzione, sui personaggi che hanno creato le premesse e su chi non ha saputo valorizzarla

L’AUTONOMIA VALDOSTANA E’ UN DIRITTO O UNA CONCESSIONE AI SUDDITI “INTRA MONTES ?”

L’eredità culturale e morale di Emile Chanoux la cui scomparsa, malgrado l’alta testimonianza  della Vedova Celeste Perruchon e dei Figli, di Bréan, di Severino Caveri, Stevenin, Binel, Ernest Page, Oreste Marcoz e Giuseppe Cavagnet, lascia un vuoto che sarà impossibile colmare. Gravissime le conseguenze per le prospettive di una vera autonomia valdostana, di tipo cantonale svizzero, munita di una garanzia internazionale.

L’entrata in campo di Federico Chabod con il suo memorandum, del CLN piemontese e del CLN Alta Italia aprirà il percorso del decentramento politico ed  amministrativo della Vallée presentato come "concessione"  importante alle richieste della  gente valdostana: in questo clima, nel 1945, il Vescovo Imberti celebrerà un Te Deum alla presenza di Maria José.

L’EREDITA’ CULTURALE E MORALE DI EMILE CHANOUX

La scomparsa di Emile Chanoux, nobilitata dal Suo enorme sacrificio personale per la causa  (dirà alla Moglie Celeste – come si evince dal colloquio della Vedova Chanoux con M. P. Simonetti in “La politica tra passione e mestiere” – “Per me è finita, fatevi coraggio. Ti raccomando mio padre…. io sono perduto, non ho detto niente e voi non parlate” ) lascia un vuoto che in realtà sarà impossibile da colmare. Incredulo e stordito dal dolore l’amico di sempre Joseph Bréan scriverà: “Emile Chanoux: Tu n’est pas mort ”; ma sarà veramente difficile raccogliere fino in fondo l’eredità culturale e morale del Martire e dell’Uomo che aveva comunque indicato chiaramente la via del riscatto, le soluzioni da intraprendere, l’idea di un federalismo che, come testimonia Severino Caveri in “Souvenir et révélations Vallée d’Aoste 1927 - 1948 ” (Edito nel 1968 a Bonneville, Imprimerie Planchel), mirava a costruire sulle rovine dello Stato Fascista “Une vraie autonomie valdôtaine, de type cantonal suisse, munie d’une garantie internationale ”.

Gli eredi del grande lascito di Emile Chanoux sono pochi e ben distinti dalla ridda degli adulatori per convenienza: intanto, la Vedova Signora Celeste Perruchon ed i Figli, Severino Caveri, poi i Canonici del Borgo di S. Orso Bréan e Stevenin, Lino Binel, Ernest Page, Oreste Marcoz, Giuseppe Cavagnet.

Nel marzo del 1944 Chanoux aveva incontrato Federico Chabod che, a nome del Partito d’Azione, aveva garantito il sostegno alle rivendicazioni autonomistiche della Vallée alla presenza di Franco Venturi, al quale ha donato una copia dattiloscritta di “Fédéralisme et Autonomie” in lingua italiana. Bisognerà attendere il 1984 per il conferimento ad Emile Chanoux della medaglia d’oro “al valor militare”, ma forse si è solo trattato di un modo tardivo per onorare un Uomo-simbolo, dopo aver ignorato il suo testamento morale ed il lascito di una prospettiva veramente federalista per la Vallée.

LA PETIZIONE DI 20.000 VALDOSTANI E L’APPELLO ALLE NAZIONI UNITE  PER IL RISPETTO DEI PRINCIPI SANCITI DALLA CARTA ATLANTICA

Per tracciare, comunque, un primo profilo dei seguaci impegnati a lottare per una immediata consultazione popolare sulle sorti della Valle d’Aosta intenzionati a porre “La Question Valdôtaine ” sul piano internazionale ed a chiedere l’appoggio delle Nazioni Unite “Pour la défense de leurs droits minoritaires” possiamo leggere le autorevoli firme in calce al manifesto del 18 maggio 1945, nella tragica ricorrenza del barbaro assassinio del notaio Chanoux, come seguito della petizione di 20.000 valdostani e nel rispetto dei principi sanciti dalla Carta Atlantica.

Sono : Charles Torrione, Giovanni Stevenin, François Brunod, Severino Caveri, Auguste Fontan, Giuseppe Cavagnet (che si farà onore a Cogne nella lotta partigiana), Fortunato Cerise, Albert Milloz, Pierre Villettaz, Alexandre Villettaz, Vincent Trèves, Mary Nouchy (moglie di Milloz), Lucien Gex, André Pepellin, Pietro Fosson, D. Norat, Ottino Jeantet, Félix Ollietti, Henri Pareyson, Rodolphe Coquillard, Antonio Favario, Péaquin, Henri Cuaz, Flaviano Arbaney, Giorgio Jorioz, Carlo Brunet, Cyprien Roveyaz, César Bionaz, Giovanni Frassy, Elie Bionaz, Damiano Philippot, Giuseppe Torrione, Ernest Page, Paul Alphonse Farinet. Molti di costoro saranno protagonisti della ricostruzione dalle miserie della guerra e guideranno il cambiamento, pur nei limiti di una autonomia limitata e priva di ogni garanzia.

NASCE L’UNION VALDȎTAINE

È stata fondata il 13 settembre del 1945 da 16 persone: Flavien Arbaney, geometra; Aimé Berthet, insegnante; Louis Berton, dottore in legge; Robert Berton, insegnante; Amédée Berthod, pittore; Lino Binel, ingegnere; Joseph Bréan, canonico di Sant'Orso; Charles Bovard, canonico di Sant'Orso; Séverin Caveri, avvocato; Albert Deffeyes, insegnante; Paolo Alfonso Farinet, dottore in legge; Joseph Lamastra, veterinario; Félix Ollietti, notaio; Ernest Page, avvocato; Jean-Joconde Stévenin, canonico di Sant'Orso; Maria Ida Viglino, insegnante.

Il nuovo Movimento riunisce un numero ristretto di autonomisti e sarà il perno ineludibile delle successive lotte per l’Autonomia, per una forma di autogoverno che però esula dalle vecchie aspirazioni volte ad ottenere un modello istituzionale di tipo cantonale svizzero, decisamente ignorato se non addirittura vituperato dal Governo Italiano. Solo l’On. Emilio Lussu del Partito Sardo d’Azione si spenderà per una Autonomia valdostana meno blanda e meno piena di compromessi al ribasso. Lo Statuto speciale della Valle d’Aosta è la prova provata di una effettiva retromarcia rispetto al Manifesto di Chivasso, alle promesse del C.L.N. ed alle richieste del popolo Valdostano.

IL MODELLO SVIZZERO

Il modello svizzero, la struttura democratica e federativa della Svizzera sono descritti dall’esule Bréan al suo ritorno in Valle nel libro “En Suisse” pubblicato ad Aosta nel 1946. Il giovane Canonico cita a più riprese lo scrittore svizzero Philippe Etter ed il suo libro “Sens et mission de la Suisse” commentando  come segue: “L’essence même de la liberté helvétique repose sur le droit le plus étendu qu’ont les petits Etats confédérés de décider eux-mêmes. Leur originalité, leur diversité a le devoir de se défendre contre tout égalitarisme centralisateur contre nature et opposé à la constitution organique del la Suisse”.

Ed aggiunge: “C’est exactement l’opposé de ce qui ce vérifie sous les régimes centralisateurs et totalitaires, oú tout est artificiel, tout est marqué au coin des oppressions les plus écrasantes et les plus absurdes, où l’individu devient un numéro quelconque, où, en un mot, c’est le trionphe de l’injustice, qui agit arbitrairement selon ses caprices et transforme la société  en un troupeau de moutons sans conscience et sans dignité”.

La vera amicizia di Bréan con Chanoux, guida della Resistenza valdostana, porta ad una maggiore connessione con gli ideali della Jeune Vallée d’Aoste. Bréan restituisce la parola credibile ed autorevole di Chanoux facendo riportare gli articoli di Emile sul settimanale della diocesi “Augusta Praetoria”: è un modo per fare rivivere, leggere ed ascoltare una voce pura, consacrata dal martirio.

Gian Franco Fisanotti/ascova

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