Diceva pubblicamente di voler fare di Aosta la 'capitale della legalità' e per questo da consigliere comunale fu promotore dell'Osservatorio per la lotta alla criminalità organizzata, che fu poi realmente costituito.
Parlava a ruota libera di come poche persone di 'malaffare' potessero sporcare l'onorabilità della stragrande maggioranza dei calabresi residenti in Valle d'Aosta.
Vincenzo Caminiti, già consigliere comunale di Aosta e candidato indipendente nella lista Uvp alle elezioni regionali del 2018 aveva tutte le carte in regola per essere guardato con disprezzo, se non vero e proprio odio, dai sodali della presunta 'locale' aostana di 'ndrangheta indagati (e condannati in primo grado nel processo Geenna a pesanti pene detentive) dalla Dda di Torino e dai carabinieri di Aosta nell'ambito delle inchieste Geenna ed Egomnia.
E in più di un'occasione lo hanno dimostrato, come quando durante un aperitivo elettorale in un bar di Aosta alcuni personaggi finiti poi agli arresti nell'ambito dell'inchiesta Geenna videro Caminiti all'esterno del locale. Lui non era stato invitato e si trovava a passare di lì per caso, ma alla sola vista del candidato 'non gradito' i presunti membri della 'locale' si chiusero a riccio: "Sto b....... cosa è venuto a fare...a spiarci?...". Insomma, il ritratto di Vincenzo Caminiti così come emerge dalle carte delle indagini della Dda di Torino sembra proprio essere quello di un calabrese che alla 'ndrangheta o presunta tale proprio non piace.