La procura di Aosta ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti per la morte di Giuseppe D'Agostino, operaio caduto nella mattina del 13 febbraio scorso nel torrente Dora di Val Veny in fondo all'orrido di Pré-Saint-Didier. Il conferimento dell'incarico per svolgere l'autopsia è atteso entro martedì prossimo.
Originario di Catanzaro e domiciliato in Valle, D'Agostino è precipitato per circa 200 metri. Lavorava per l'impresa edile 'Camputaro Lavorgna' di Saint-Vincent a cui l'Anas aveva affidato dei lavori sulla strada statale 26.
In base a una prima ricostruzione, si è allontanato dal cantiere e ha oltrepassato la barriere laterale della strada per espletare un bisogno fisiologico. A un certo punto è scivolato dal ripido pendio, tra neve, ghiaccio e nebbia. Il fascicolo è affidato al pm Luca Ceccanti. L'Anas fa sapere di aver avviato un'indagine interna.
In una nota le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Savt si chiedono "come possono ancora accadere simili disgrazie se le normative di igiene e sicurezza sul lavoro vengono fatte rispettare".
E ancora: "Al di la delle inutili polemiche sul come e perché certe cose accadono e su quali siano le reali responsabilità, che anche in questo caso dovranno essere accertate, ricadenti sui diversi attori della sicurezza che operano nei cantieri, ci chiediamo se si deve perdere la vita per guadagnarsi da vivere. Le norme sulla Cassa integrazione, introdotte con il Jobs Act che, di fatto, impediscono la sospensione dei cantieri edili durante il periodo invernale, costringendo gli operai a lavorare con temperature rigide ed in condizioni di disagio, possono giustificare il profitto e la perdita di vite umane obbligando la manodopera edile ad operare in situazioni estreme che mettono a rischio la loro incolumità? Un'altra vita spezzata si aggiunge alla lunga lista di morti per il lavoro che ritenevamo potesse essersi interrotta".