Per Marco Sorbara 10 anni di carcere; per Monica Carcea 10 anni di carcere; per Nicola Prettico 12 anni di carcere; per Antonio Raso 16 anni di carcere; per Alessandro Giachino 10 anni di carcere. Queste le richieste formulate oggi in tribunale ad Aosta al collegio giudicante del Tribunale di Aosta, presieduto da Eugenio Gramola, dai pm della Dda Stefano Castellani, Valerio Longi e il procuratore capo Anna Maria Loreto nell'ambito del processo Geenna sulle attività di una presunta 'locale' di 'ndrangheta in Valle.
L'avvocato Corrado Jans, costituitosi parte civile per la Regione, ha chiesto di condannare Nicola Prettico e Alessandro Giachino a risarcire in solido la Regione con una somma non inferiore a 300 mila euro e di condannare Monica Carcea, Antonio Raso e Marco Sorbara a un risarcimento non inferiore a 100 mila euro ciascuno. E' invece di un milione, con una provvisionale non inferiore a 450 mila euro, la richiesta del Comune di Aosta (avvocato Gianni Maria Saracco). Ammonta a 350 mila la richiesta complessiva del Comune di Saint-Pierre (avvocato Giulio Calosso), con provvisionale del 50 per cento. Infine l'associazione Libera (avvocato Valentina Sandroni) ha chiesto 300 mila euro, con una provvisionale di 50 mila euro.
Arrestato il 23 gennaio 2019 con altre 16 persone, in carcere per sette mesi e poi ai domiciliari Marco Sorbara, consigliere regionale sospeso (Uv) già assessore alle Politiche sociali del Comune di Aosta, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa insieme a Monica Carcea, ex assessore al Comune di Saint-Pierre (sciolto nell'ottobre scorso per infiltrazione 'ndranghetista a seguito della relazione della Commissione antimafia). Sono invece imputati di associazione per delinquere di stampo 'ndranghetista - e quindi di essere membri del locale di Aosta - Antonio Raso, titolare della pizzeria 'La Rotonda'; Nicola Prettico, consigliere comunale ad Aosta sospeso e Alessandro Giachino, dipendente del Casinò di Saint-Vincent.
Era invece terminata con 12 condanne ad altrettanti imputati l'udienza preliminare a Torino il 17 luglio scorso per le vicende di Geenna legate principalmente al traffico di droga e ai rapporti con il mondo politico-imprenditoriale in Piemonte.
Oggi in una doppia requisitoria iniziata alle 9,30 e terminata alle 17,30 i pm Castellani e Longi hanno ricostruito le tante, complesse vicende contenute nelle migliaia di pagine che compongono il fascicolo penale dell'operazione Geenna, collegandole temporalmente in un'arco di tempo che va dal 2012 sino al 2018, anno delle ultime elezioni politiche e regionali, sottolineando più volte come "la 'ndrangheta abbia costruito e mantenuto da decenni solidi rapporti con il mondo politico e imprenditoriale valdostano, al punto da voler condizionare non solo le elezioni ma l'intera la vita pubblica e il corpus democratico della regione". A questo riguardo il pm Longi ha anche fatto riferimento a un'intercettazione tra un imputato e un parlamentare "per la quale nell'ambito di questo processo non è stata chiesta autorizzazione al deposito alla Giunta parlamentare - ha spiegato il magistrato - richiesta che potrebbe però essere formulata per il fascicolo di Egomnia (indagine che è in chiusura, scaturita dall'operazione Geenna in merito a presunto voto di scambio politico-mafioso).
"Avere posti di governo territoriale" è, per il pm Longi l'obiettivo della presunta locale di 'ndrangheta durante la campagna elettorale per le regionali del 2018, un arco di tempo su cui si è concentrata l'inchiesta Egomnia. "C'è uno sfogo - ha spiegato il pm Longi - di Antonio Raso sul futuro di Marco Sorbara in Consiglio regionale, perché si dice convinto che l'Union valdotaine non lo valorizzerà mettendolo in panchina". Ciò "dimostra che i componenti della locale non si accontentavano delle cariche di consiglieri" ma miravano a quelle di "assessore per attingere alle utilità di queste persone". Quindi la strategia è di "sostenere candidati di più movimenti", ovvero, come evidenziano le carte dell'inchiesta, "Marco Sorbara, Luca Bianchi e Renzo Testolin dell'Union valdotaine, Laurent Viérin dell'Union valdotaine progressiste, Stefano Borrello della Stella alpina e Antonio Fosson". "L'attività elettorale" ha una "formidabile rilevanza per un'organizzazione criminale di questo genere ancora più in un contesto territoriale come quello della Valle d'Aosta". Inoltre "i pacchetti di voto nella disponibilità della locale sono così saldamente in loro possesso da consentire loro delle previsioni affidabili sull'esito elettorale".
Le richieste di condanna sono state formulate dal Procuratore capo della Dda di Torino Anna Maria Loreto, coordinatore della Dda all'epoca dell'inchiesta.
"Gli imputati sono incesurati ma non chiediamo le attenuanti generiche - ha detto in aula - anche perchè abbiamo visto a Torino che gli imputati al termine del processo in rito abbreviato se le sono viste riconoscere". I fatti per Loreto "sono gravissimi, la condotta che gli imputati hanno posto in essere non è marginale ma di estrema importanza. La condotta processuale non ci permette di ravvisare alcuna presa di distanza dal contesto criminale. Da parte loro non c'è stata una presa di coscienza né di distanza. Questi imputati hanno intaccato il funzionamento della pubblica amministrazione, hanno intaccato il margine di questo territorio, sia all'interno che all'esterno, usandolo come fosse cosa loro".
L'udienza riprende giovedì mattina con le arringhe difensive. La sentenza è attesa per giovedì 17 settembre.