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M.Cervino | 10 agosto 2020, 08:00

A Cervinia pesca sportiva all’ombra della frana

Esposto in Procura di un cittadino che si ritiene discriminato e danneggiato nella sua attività

A Cervinia pesca sportiva all’ombra della frana

Tutto prende le mosse da quella rovinosa frana che nell’agosto 2017 è scesa lungo il vallone Vofrede finendo nella zona Avouil, in quel di Cervinia, dove c’erano e ci sono una cava e una pesca sportiva. Per quella frana, fortunatamente non ci furono danni alle persone, ma attività commerciali si.

La pesca sportiva è stata chiusa, mentre la cava di inerti interessata dalla frana non è mai stata chiusa perché da quanto emerge da un accertamento investigativo del maresciallo capo dei carabinieri Roberto Nossein, comandante della Stazione di Valtournenche, che riporta una frase inquietante pronunciata dall'allora sindaca Deborah Camaschella (nella foto sopra): "Io l'ordinanza di chiusura del vallone della cava non mi sento di emetterla...lì c'è un pericolo oggettivo ancora da valutare, ma esistente...se chiudo la cava non la apro più quindi non la chiudo...il pericolo della frana lì c'è e ci sarà sempre". Il tutto è messo nero su bianco dal graduato della Benemerita in un verbale.

Il processo per quella frase galeotta doveva svolgersi a marzo ma il coronavirus ha bloccato tutto ed il processo a carico dell'ex sindaca dovrà essere rimesso a nuovo ruolo. Mentre la cava, che non si riesce a capire se è o no in zona rossa, ha ripreso l'attività con i camion che vanno e vengono.

La lunga storia vede protagonista suo malgrado, Marco Corradin, che si è visto chiudere per motivi di sicurezza (rischio frana, ndr.) la pesca sportiva, si arricchisce di una nuova puntata. Corradin, infatti, ha presentato un esposto, consegnato nelle mani del luogotenente Pier Paolo Cossu, comandante della stazione di Carabinieri di Valtournenche, che lo invierà alla Procura per i dovuti risconti. Proprio il comandante ricorda che è pendente un procedimento penale per la frana del 2017.

I terreni sotto frana sono, come si legge nell’esposto di Corradin, del sindaco di Valtournenche, Jean Antoine Maquignaz, e di Federico Maquignaz, presidente della Cervino Spa, che recentemente li ha acquistati e, come si legge nell’esposto di Corradin, “in barba ai vincoli emersi ha eseguito lavori edili nella zona, ha riaperto la pesca sportiva realizzando un nuovo servizio pubblico”. Di più, nell’esposto Corradin evidenzia che Fedederico Maquignaz “pubblicizza la pesca sportiva con un sito internet”.

Marco Corradin precisa di aver presentato l’esposto “sentito il silenzio dell’ufficio tecnico del Comune di Valtorunenche, dello Sportello unico, dell’Usl, uffici ai quali si era rivolto per avere informazioni. Ma anche la Stazione Forestale di Antey Saint André non ha dato soddisfazione alle richieste di chiarimento. Corradini, come si legge nell’esposto, spiega “Il Comandante mi rispondeva dicendomi che sostanzialmente lo scavo effettuato da Federico Maquignaz, null’altro era se non il ripristino di quello esistente danneggiato dalle frane del 2017” .

Marco Corradini si chiede perché nonostante le carte regionali indichino come ‘Zona Rossa’ le superfici della cava e della pesca sportiva siano state eseguite opere altrimenti vietate. “Chiedo alle signorie Vostre – conclude Corradin, il ripristino della legalità in Valtournenche”.

Sulla questione delle frane e della zona a rischio è intervenuta anche la Presidente dei Consiglio Valle, Emily Rini, chiedendo l'accesso agli atti ai competenti uffici regionali, "al fine di promuovere chiarezza sulla vicenda - spiegava la stessa Rini - e poter contribuire a fornire finalmente quelle risposte che a oggi non sono ancora giunte a coloro che hanno visto spazzati via sacrifici e sogni insieme alle loro attività".

Infatti, la frana non causò vittime ma danni per circa 80 mila euro all'attività commerciale di Marco Corradin, titolare della struttura di Pesca sportiva realizzata nel vallone nonché ulteriori danni per diverse migliaia di euro patiti da Valerio Cappelletti, proprietario della cava, i cui automezzi restarono sommersi dall'acqua a causa della frana.

Per quella frana la Regione pare abbia stanziato quasi 500mila euro per rimettere in sicurezza la zona e indennizzi; ma Corradin dice non ha ricevuto alcun indennizzo.

Ma se dal vallone scende un’altra frana quando la pesca sportiva è affollata cosa potrebbe accadere? Perché la Regione ed il Comune non rispondono? Perché lo sportello unico di Pont Saint Martin tace? I cittadini che abbiano ragione o torto hanno diritto ad avere una risposta documentata ed esaustiva.

red. pi.

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