"In uno o due incontri avvenuti nella sua pizzeria, Antonio Raso mi promise voti nella campagna elettorale per l'elezione a sindaco di Aosta nel 2015, ma non mi chiese direttamente nulla in cambio, nè ricordo di aver avuto l'impressione che, a fronte di tale promessa, io avrei dovuto in qualche modo impegnarmi a fare o dare qualcosa, tantomeno offrire denaro". Lo ha detto questo pomeriggio il sindaco di Aosta, Fulvio Centoz, seduto sulla sedia del testimone nel processo Geenna su una presunta 'locale' di 'ndrangheta in Valle d'Aosta.
Imputati nel procedimento sono Marco Sorbara, consigliere regionale sospeso, Monica Carcea, ex assessore al Comune di Saint-Pierre (sciolto nell'ottobre scorso per infiltrazione 'ndranghetista a seguito della relazione della Commissione antimafia), entrambi accusati di concorso esterno in associazione mafiosa; Nicola Prettico, consigliere comunale ad Aosta sospeso, Alessandro Giachino, dipendente del Casinò di Saint-Vincent e il ristoratore Antonio Raso, tutti e tre accusati di associazione per delinquere di stampo 'ndranghetista e quindi di essere membri della locale di 'ndrangheta di Aosta.
Il riferimento di Centoz è a due incontri avuti con Raso nella pizzeria La Rotonda di Aosta (dov'era stato invitato a fine febbraio da Salvatore Addario, cugino del ristoratore) e poi ad aprile del 2015, ovvero subito prima dell'avvio della campagna elettorale per le Comunali e, nel secondo incontro, circa un mese prima del voto. Per gli inquirenti il ristoratore calabrese era alla ricerca di candidati 'sicuri' ovvero persone che una volta elette avrebbero potuto stringere con lui un accordo di collaborazione e scambio di informazioni utili a lui e ai sodali della 'ndrina aostana.
Per l'allora candidato Centoz, il titolare de La Rotonda era un imprenditore che conosceva tante persone e che sicuraremente poteva contare su un bacino di voti. Alla domanda del pm della Dda, Stefano Castellani, se avesse avuto percezioni su come 'ricambiare' l'impegno di Raso, Centoz ha ribadito di non ricordare "l'evidenza di una proposta di scambio; la mia impressione fu che si parlò più che altro di come raccogliere il consenso ma in ambito più generale". Come riportano gli atti di indagine, Centoz prese tempo e anche oggi in aula ha confermato il suo atteggiamento: "Incontrai Raso un paio di volte e poi non mi feci più vedere...sapevo che non vi era alcuna certezza che le promesse di impegno sarebbero poi state mantenute, mi è capitato altre volte di ricevere rassicurazioni elettorali poi invece disattese".
Il sindaco di Aosta ha però ricordato che "Antonio Raso mi disse comunque che si sarebbe speso per sostenere la coalizione autonomista che mi candidava a primo cittadino. Io gli proposi il nome di Antonella Barillà, candidata dal Pd come me e che io sostenevo, ma lui mi disse che non avrebbe dato preferenze a donne".
Alle domande del pm sui suoi rapporti con Sandro Sorbara, eletto nel 2015 nella sua stessa coalizione e poi nominato assessore comunale alle Politiche sociali, Centoz ha risposto che "Sorbara era difficile da gestire 'in gruppo' ovvero in Giunta o in tavoli di lavoro, credo che come amministratore preferisse operare per suo conto". Il sindaco ha poi affermato che "fu l'Uv a imporre Sorbara come assessore alle Politiche sociali", tesi ribadita anche dalla teste sentita dopo la deposizione di Centoz, ovvero l'ex segretaria comunale Donatella D'Anna: "Ricordo che Centoz disse che non avrebbe voluto dare l'assessorato a Sorbara perchè secondo lui era 'sporco', ma l'Uv imponeva la nomina".