E' attesa per giovedì 11 giugno la sentenza del gup di Torino per i 12 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel processo Geenna sulla presenza di una locale di 'ndrangheta in Valle d'Aosta. L'udienza in programma lo scorso 19 marzo era infatti slittata a causa dell'emergenza da Covid-19 e il giudice Alessandra Danieli ha fissato ora tre nuove date per concludere il dibattimento: giovedì 4, mercoledì 10 e giovedi 11 giugno.
Le richieste di condanna avanzate nel febbraio scorso dai pm della Dda Stefano Castellani e Valerio Longi sono: 1 anno e 10 mesi per Giacomo Albanini, 3 anni per Vincenzo Argirò, 2 anni e 4 mesi per Roberto Bonarelli, 14 anni e 2 mesi per Marco Fabrizio Di Donato, 10 anni per Roberto Alex Di Donato, 4 anni e 8 mesi per Roberto Fabiani, 2 anni e 8 mesi per Salvatore Filice, 10 anni e 8 mesi per Francesco Mammoliti, 20 anni per Bruno Nirta, 3 anni per Rocco Rodi, 9 anni e 4 mesi per Carlo Maria Romeo, 6 anni e 8 mesi per Bruno Trunfio.
Si aprirà invece il 3 giugno al tribunale collegiale di Aosta il processo per i cinque imputati di 'Geenna' che hanno scelto il rito ordinario: Marco Sorbara, consigliere regionale della Valle d'Aosta sospeso, Monica Carcea, ex assessore comunale di Saint-Pierre - entrambi accusati di concorso esterno in associazione mafiosa - Nicola Prettico, consigliere comunale ad Aosta sospeso, Alessandro Giachino, dipendente del Casinò di Saint-Vincent e il ristoratore Antonio Raso, tutt'e tre accusati di essere membri del locale di 'ndrangheta di Aosta.
Il presidente del tribunale, Eugenio Gramola, prevede di svolgere due udienze a settimana più una possibile terza su accordo delle parti, per tutto giugno e probabilmente quasi tutto luglio. Sono oltre 100 i testimoni ammessi.
In aula barriere in plexiglass divideranno i banchi delle difese, sui cui siederanno due avvocati distanziati un metro l'uno dall'altro e con un microfono ciascuno. Dietro ci saranno gli imputati e nello spazio normalmente dedicato al pubblico le parti civili. L'udienza si svolgerà a porte chiuse ma, trattandosi di un dibattimento pubblico l'idea è di trasmettere in diretta video il processo in un'altra aula.