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CRONACA | 24 marzo 2019, 18:00

Promesse mancate dal governo Salvini Di Maio; i terremotati dimenticati

Promesse mancate dal governo Salvini Di Maio; i terremotati dimenticati

Lo scorso gennaio, un post raffigurante una distesa di tende ricoperte di neve è diventato virale sui social. “Queste sono le condizioni dei nostri fratelli italiani ad Amatrice”, ha commentato qualcuno, “…e i migranti al caldo pagati dagli italiani”, sentenziavano altri. In realtà si trattava di una bufala, dato che il campo immortalato si trova nella valle della Bekaa in Libano, che ospita una parte del milione e più di rifugiati siriani presenti nel Paese mediorientale.

Per quanto questo ennesimo tentativo da parte dei sovranisti italiani di creare una contrapposizione tra un noi – gli italiani – che vive in condizioni deprecabili e un loro – i migranti – che si godono la pacchia sia naufragato sotto i colpi del fact-checking, diversi reportage hanno però mostrato come anche nelle casette per terremotati del Centro Italia non nessuno se la passi benissimo.

In una serie di servizi a Propaganda Live, Diego Bianchi e Pierfrancesco Citriniti hanno raccontato l’odissea che ancora vivono migliaia di persone tra l’Abruzzo, le Marche, il Lazio e l’Umbria, spesso ancora isolate e impossibilitate anche solo a comprare un giornale. Le case in cui si trovano, per quanto migliori delle tende innevate dei campi profughi libanesi, presentavano infiltrazioni e muffa già pochi mesi dopo la loro assegnazione.

Come poi sottolineato da Emergency, presente con diversi mezzi soprattutto nelle zone marchigiane colpite dal terremoto del 2016, nella popolazione è frequente riscontrare casi di stress post-traumatico, alterazioni comportamentali, difficoltà di concentrazione e rendimento, ansia, frequenti attacchi di panico, agorafobia e depressione. Insomma, non solo i sovranisti del web hanno preso una cantonata con la foto del campo profughi libanese, ma per di più il tema delle precarie condizioni in cui vivono migliaia di sfollati nel centro Italia da loro utilizzato in chiave “prima i terremotati dei migranti” esiste e loro non stanno facendo nulla per risolverlo. Gli interventi necessari nelle regioni colpite dal sisma vanno talmente a rilento che lo scorso 14 marzo il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, si è dimesso per protestare contro l’inefficienza del governo nel distribuire i fondi per la ricostruzione della città, dopo dieci anni dal terremoto che uccise più di 300 persone. 

Pierluigi Biondi Matteo Salvini, uno che nel 2009 cantava “Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani, o colerosi, terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati”, nella sua eterna campagna elettorale ha dato grande attenzione ai territori colpiti dal sisma, promettendo interventi decisivi una volta al governo.

Nel 2017 si presentò a Otto e Mezzo di La7 in doposci, dicendo di arrivare direttamente da una visita ai terremotati. Lo scorso anno, quello dei terremotati che non hanno ancora una casa mentre l’Italia accoglie migranti e versa soldi alle istituzioni europee è diventato un pilastro dei suoi comizi di piazza. Nelle Marche si è fatto vedere con felpe personalizzate con i nomi dei paesi più colpiti, per dichiarare il suo sostegno alla popolazione locale.  Nei primi mesi all’esecutivo, il ministro dell’Interno è tornato spesso sul tema dei terremotati, dimostrando a parole grande sensibilità per loro e rassicurandoli di averli sempre al centro della sua agenda.

“Dopo anni ci sono ancora migliaia di italiani terremotati fuori dalle loro case. Io mi voglio occupare prima di loro. Sbaglio? #primagliitaliani“, ha twittato Salvini a gennaio. “Non smetto di pensare a voi”, ha poi scritto nelle stesse settimane in una lettera rivolta alle popolazioni colpite, mentre a febbraio ha girato in lungo e il largo l’Abruzzo, riaccendendo i riflettori sul tema, anche e soprattutto in vista delle imminenti elezioni regionali.. Peccato che a queste dichiarazioni non sia seguito un impegno concreto. Già nel contratto di governo firmato con il Movimento 5 Stelle sembrano essersi dimenticati dei terremotati.

“Se questo dovrà essere il ‘Contratto per il Governo del Cambiamento’, cominciamo bene!”, ha dichiarato nel maggio scorso Piero Celani, vicepresidente del Consiglio Regionale delle Marche e consigliere di Forza Italia. Una svista forse, ma nei mesi a seguire le cose non sono andate meglio. A oggi, l’unico intervento del governo in favore dei terremotati è il decreto Genova, seguito al crollo del ponte Morandi nel capoluogo ligure, che al suo interno contiene anche una mini sanatoria per le case abusive costruite nei territori colpiti dagli eventi tellurici. Nella legge di bilancio di fine 2018, il governo aveva deciso di non prorogare la legge del 2016 con le disposizioni in materia di trattamento e trasporto del materiale derivante dal crollo parziale o totale degli edifici. Un aspetto solo apparentemente irrilevante, perché come sottolineato anche dal vicesindaco di Arquata Del Tronto, Michele Franchi, bloccando la possibilità di trasportare altrove le macerie si blocca anche la ricostruzione. La “svista” ha suscitato grandi polemiche, fino al dietrofront del governo che ha inserito quelle disposizioni nella nuova legge di bilancio.

Al di là di queste piccole misure, il governo gialloverde non ha fatto altro per i terremotati del Centro Italia. “A oggi nessuna delle promesse che Salvini e Di Maio ci avevano fatto in campagna elettorale sono state rispettate”, ha spiegato Francesco Pastorella, coordinatore dei Comitati Terremoto Centro Italia. “Nessun incentivo per l’occupazione nelle aree terremotate, nessuna No Tax area come avevamo richiesto, non è stato approvato un ‘reddito di cratere’ per sostenere le persone più in difficoltà, nessuna misura per supportare il turismo nelle regioni coinvolte dai terremoti e nessun aiuto psicologico alle persone colpite dal sisma, tranne quello volontario di associazioni e terremotati stessi. Non è stato neppure suddiviso il cratere in aree a cui dare la priorità in base ai danni subiti”. Il 5 marzo scorso anche i tecnici privati che lavorano alla ricostruzione hanno protestato per la situazione con uno sciopero. Il loro ruolo è ricostruire le case a chi le ha perse per il terremoto, ma le mancate coperture finanziarie e i tempi troppo lunghi delle burocrazia li costringono a lavorare gratis da mesi.

“Un anno di niente dal governo del cambiamento, cinque mesi di niente del nuovo commissario. Se la politica ha dimenticato i terremotati, i tecnici no. Non ci resta che contestare”, hanno dichiarato.

DI Luigi Mastrodonatohttps://thevision.com/attualita/prima-i-terremotati-salvini/

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