E' attesa entro 90 giorni la sentenza della sezione giurisdizionale per la Valle d'Aosta della Corte dei conti sui 140 milioni di fondi regionali erogati al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015. Per il deposito del provvedimento il collegio - composto da Pio Silvestri (presidente), Paolo Cominelli e Alessandra Olessina - ha 60 giorni, termine non perentorio e a cui si sommano i 30 giorni di pausa estiva ad agosto. Iniziata alle 10 e interrotta solo da una breve pausa prima delle 13, la discussione tra le parti è durata poco più di cinque ore.
Secondo il procuratore regionale, Roberto Rizzi, negli anni è stata concessa alla casa da gioco una "mole di denaro che supera l'umana comprensione" e che ha "sottratto fondi ad attività almeno altrettanto importanti". Più in generale, il Casinò è un "fenomeno complesso che va di pari passo con la storia della Valle d'Aosta, ma si registra una sorta di anestetizzazione dei meccanismi di salvaguardia dell'attività amministrativa".
Difese al contrattacco
"Le imposte riversate alla Regione tra il 2011 e il 2015, per effetto degli introiti al Casino', ammontano a 78 milioni 860 mila euro. Se a ciò aggiungiamo la quota economica che la Casa da gioco valdotana riversa alla Regione arriviamo alla cifra di 112 milioni 775 mila euro". Lo ha detto l'avvocato aostano Massimiliano Sciulli, durante la discussione del processo contabile.
Cifre e dati che emergono da una consulenza di parte del commercialista Corrado Ferriani (che oltre un anno fa era stato candidato alla carica di amministratore della Casa da gioco prima dell'avvocato Di Matteo).
Sciulli è intervenuto dopo la lunga relazione del procuratore contabile Alberto Rizzi, che ha ripercorso le tappe dell'inchiesta condotta dalla Guardia di finanza.
In base alla perizia Ferriani "il patrimonio societario della Casino' vale più di 150 milioni", ha incalzato l'avvocato Jacques Fosson, ricordando "l'acquisizione del Grand Hotel Billia e il suo necessario ammodernamento", un'operazione decisa da persone non coinvolte nel giudizio e utile a "non pagare più, da parte del Casinò, le stanze vuote per piene".
"Credo che la scelta degli amministratori sia stata doverosa e che ha arricchito il patrimonio", ha sottolineato il legale, dicendo: "Si dimentica che la Regione incassa una serie di imposte molto elevate quando il Casinò e' in vita. Cosa sarebbe successo senza la sua esistenza?". Sempre in base alla consulenza, l'avvocato ha sottolineato che "lo stato di insolvenza non esiste altrimenti ci sarebbe stata una richiesta di fallimento". Riguardo al difetto di giurisdizione, "la scelta di finanziare il Casinò e' una scelta politica e non può essere giudicata dalla Corte dei conti" .