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CULTURA | 29 novembre 2016, 14:22

Manzini, ‘Schiavone è come la Valle d’Aosta, prima si odia poi si ama’

AntonioManzini e Maurizio Careddu

AntonioManzini e Maurizio Careddu

“Questo è il momento di stare attenti e mantenere un rapporto con la carta; bisogna che si spengano le luci per continuare a fare il nostri mestiere.” Sembrano quasi preoccupati dal grande successo della fiction Rocco Schiavone il creatore del personaggio, Antonio Manzini, ed il co sceneggiatore, Maurizio Careddu, ad Aosta per dare l’avvio alle celebrazioni per i vent’anni della Biblioteca regionale. Il successo è innegabile, guardando la sala dello Splendor (foto sotto) dove la serata era in programma, quasi piena, con un manipolo di fedelissimi che era davanti alle porte ancora chiuse almeno un’ora prima dell’inizio.

“Non ci aspettavamo l’onda di ritorno, che è stata davvero grande”, ribadiscono Manzini e Careddu. La fiction Rocco Schiavone non era stata costruita guardando al successo di pubblico. “Non segue le regole della narrazione tv, è lenta, c’è molto ambiente. - dice Manzini – E’ stato un sperimento folle che è riuscito.” Una mano l’hanno data anche quelle piattaforme come Sky e Netflix che trasmettono molto materiale americano nel quale certi stili sono comuni. “La prima regola della scrittura televisiva – spiega ancora Antonio Manzini – vuole che una fiction inizi di giorno: Pista nera, il primo episodio di Schiavone inizia di notte con un cadavere su una pista da sci.”

La scelta di Aosta per ambientare i romanzi, e la serie, non è stata dettata solo dall’amore per la Valle, che Manzini professa, ma da una considerazione realistica. “Ho scelto – dice – un posto che i romani non conoscono e sanno vagamente dove sia. Schiavone arriva in Valle per punizione e questa consiste anche nel finire in un luogo ignoto (quando vede l’Arco di Augusto si stupisce che i Romani fossero giunti fino lì) e considerato ostile.” Una sensazione corroborata dalla scelta delle luci: cupe e livide quando la storia si svolge in Valle, vivide quando la scena e a Roma.

“Rocco Schiavone – spiega Manzini – è come la Valle d’Aosta: appena si arriva le cime nere delle montagne spaventano, poi se ne scopre la bellezza.” Ci saranno ancora altri episodi televisivi? Manzini e Creddu rispondo all’unisono: “Non so”.

La coppia di sceneggiatori è molto affiatata. “Ci siamo conosciuti – raccontano i due – scrivendo ‘Benvenuto a tavola’, la storia di due chef che litigavano sempre, un lavoro che speriamo non abbiate visto.”

a.bo.

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