Minuti disperati, quelli vissuti da un 13enne a bordo dell'auto condotta dalla madre che, con fredda determinazione, viaggia diretta al ponte d'Introd da dove, nonostante le suppliche del figlio, ha intenzione di gettarsi per porre fine alla sua vita. E com'era successo meno di due settimane fa, sono stati ancora una volta i carabinieri del Nucleo radiomobile a scongiurare l'ennesima tragedia familiare.
Lunedì la Centrale operativa dell'Arma ha ricevuto la telefonata allarmante da una donna che segnalava l'intenzione della sorella di lanciarsi dal ponte d’Introd. Sofferente da tempo di forte depressione, la donna dopo aver preso i figli da scuola li ha accompagnati dai nonni e, dicendo loro che andava a far la spesa, uscendo di casa si è fermata ad abbracciare entrambi i figli baciandoli e dicendogli addio in lacrime. Il più piccolo, di 5 anni, non si era che qualcosa di grave stava per succedere mentre il più grande, di 13 anni, ha capito subito e si è infilato in macchina rifiutandosi di scendere nonostante le insistenze dalla madre.
Decisa a compiere comunque il gesto per porre fine alla sua vita, la donna è partita da Saint-Vincent con il figlio, ha imboccato l’autostrada e ad Aosta ha preso direzione Introd per raggiungere il ponte. Il figlio aveva il cellulare con se ma la madre se ne era accorta e lo aveva minacciato: “guai a te se chiami i carabinieri!”. Senza farsi vedere, il ragazzino ha mandato messaggi allarmanti alla zia, dicendogli con un ultimo sms “siamo arrivati su un ponte molto alto”.
La zia ha immediatamente chiamato il 112. Gli operatori di centrale, capendo la gravità della situazione, hanno subito inviato tre pattuglie ai ponti di Avise, Pont d’Ael a Pontel e Introd. La Gazzella dei carabinieri di Saint-Pierre è arrivata in pochi minuti a Introd, trovandosi di fronte una scena agghiacciante: il figlio attaccato con tutte le sue forze al braccio della madre che cercava di scendere dall’auto.
La donna disperata e in lacrime, alla vista dei carabinieri ha urlato frasi sconnesse. I carabinieri hanno cercato di calmarla e l’hanno accompagnata in ospedale mentre il ragazzino è rimasto per ore nella caserma dei carabinieri, circondato da tutto l’affetto e comprensione dei militari che hanno cercato di tranquillizzarlo, in attesa dell’arrivo del padre che era al lavoro.
“Anche stavolta la prontezza di spirito degli operatori della Centrale Operativa – afferma il tenente colonnello Samuele Sighinolfi - e l’ottimo coordinamento con le pattuglie su strada hanno permesso di evitare una tragedia familiare”.