La Corte dei conti ha condannato il dirigente regionale della struttura Attività produttive e cooperazione Rino Brochet a risarcire 118.744,96 euro. La sentenza fa riferimento a una consulenza per l'attività di vigilanza sulle cooperative affidata dal 2000 al 2013 a un neolaureato in giurisprudenza, che nel 1999 aveva fallito un concorso regionale per l'ottavo livello.
Dimezzato il danno erariale che chiedeva la procura considerato il "ruolo della Giunta regionale nella causazione del danno". Considerati i tempi della prescrizione, il danno che era stato richiesto (237.489,93 euro) dal procuratore regionale Claudio Chiarenza faceva riferimento soltanto agli ultimi cinque anni. Secondo la procura la natura delle prestazioni richieste al consulente erano "in realtà un surrettizio ed illegittimo ampliamento dell'organico dell'Ente al di fuori delle ipotesi consentite".
La difesa invece aveva sostenuto che "l'incarico era dovuto alla necessità di un funzionario (ispettore amministrativo di livello D), in seguito al pensionamento di una unità, necessità più volte segnalata", imputando il fatto a una "precisa volontà della Regione". Nella sentenza depositata oggi i giudici scrivono che è condivisibile l'affermazione con cui la Procura considera responsabile il dirigente "per non aver segnalato i profili di illegittimità dei conferimenti degli incarichi ai vertici politici nella fase di proposta e aver reso il parere di legittimità delle deliberazioni di Giunta regionale che hanno poi determinato l'illegittima erogazione della spesa".
Dal 2011 al 2013 l'incarico era stato affidato sempre allo stesso consulente, risultato vincitore di una gara d'appalto per l'affido di servizi giuridici nel settore della vigilanza sugli enti cooperativi. "Requisito - si legge nella sentenza - era avere svolto per almeno due anni servizi analoghi a quelli oggetto dell'appalto, a favore di una amministrazione pubblica; il punteggio favoriva poi la valutazione di tali servizi. Secondo la prospettazione accusatoria, tali condizioni rendevano difficile reperire altri candidati" oltre al consulente che si occupava di quelle mansioni dal 2000 e "che infatti presentò l'unica domanda e ottenne l'incarico".
Dopo la denuncia del procuratore regionale della Corte dei conti su questo aspetto, ci fu un risvolto penale con un processo in tribunale di primo grado chiuso l'anno scorso con l'assoluzione "perché il fatto non sussiste". La sentenza è stata appellata