Almeno quattro persone di origine calabrese ma residenti in Valle d'Aosta sono state denunciate dai carabinieri per ipotesi di reato che vanno dall'estorsione continuata alla truffa, ma le accuse potrebbero anche estendersi alle lesioni personali, la violenza privata e il sequestro di persona. Alcuni indagati potrebbero trovarsi già in carcere per reati diversi, altri potrebbero finirci molto presto. I vertici dell'Arma confermano l'inchiesta ma mantengono il necessario, temporaneo riserbo sulle identità degli indagati.
Vittima, secondo gli inquirenti, di un gruppo di malviventi senza scrupoli è l'ultra ottantenne Marino Pasquettaz, già esponente del mondo artigiano della Valle, noto orefice aostano dai trascorsi partigiani, che sino a un decennio fa era anche stato impegnato politicamente (prima in qualità di segretario regionale dei Radicali, poi in Forza Italia e nei 'senior' del Pdl).
Da qualche mese ospite in una microcomunità in Valle, Pasquettaz ha abitato per decenni in via del Collegio ad Aosta, a pochi metri dalla sua oreficeria-gioielleria, oggi gestita da sua nipote. In base a una ricostruzione della vicenda, circa due anni fa l'ex partigiano era stato avvicinato da un conoscente, che gli aveva detto di essere senza lavoro e gli aveva proposto di aiutarlo in alcune incombenze manuali. Pasquettaz aveva accettato, e l'uomo giorno dopo giorno, dimostrandosi disponibile e servizievole, era riuscito a carpire la sua fiducia. Gli aveva presentato altre persone, che l'orefice aveva invitato in diverse occasioni nella propria abitazione dove – da quando aveva ceduto l'attività commerciale alla sua parente - aveva trasferito gioielli e orologi di sua proprietà.
Di qui in avanti il piano dei malviventi avrebbe cominciato a prendere forma: dapprima con toni lusinghieri, poi in un crescendo di pressioni, sconfinate ben presto nella minaccia, lo avrebbero convinto a mettere nelle loro mani l'oro e i beni di valore che Pasquettaz conservava in casa, promettendogli non meglio precisati 'investimenti'. E' possibile, stando al racconto della stessa vittima, che gli estorsori non abbiano esitato a drogarlo, in più di un'occasione, per stordirlo e ottenere ciò che volevano. Lui infine avrebbe ceduto e consegnato i valori al gruppo criminale.
Che però a quel punto sarebbe passato alla 'fase due' del piano: ottenere ingenti somme di denaro contante, e possibilmente tutti i giorni. Minacciato di morte per lui e i suoi familiari (l'artigiano ha una figlia ancora minorenne, e i malviventi gli dicevano di essere affiliati alla 'ndrangheta, di avere protezioni ovunque e di essere capaci di tutto, anche di uccidere), stordito e probabilmente in qualche occasione anche selvaggiamente picchiato (l'orefice-partigiano subì anche un ricovero in ospedale per traumi e contusioni, sostenendo di aver avuto un incidente), Pasquettaz dapprima avrebbe dato fondo ai propri risparmi consegnandoli nelle mani della banda, poi, terminata la propria liquidità, avrebbe cominciato a chiedere denaro ai parenti e ai conoscenti, tentando di ottenerlo in ogni modo, senza mai rivelare a nessuno i motivi di una così impellente necessità di contante.
Ma proprio le sue pressanti richieste hanno insospettito l'entourage dell'anziano: almeno due persone si sarebbero rivolte così ai carabinieri raccontando l'incredibile comportamento dell'orefice, dando di fatto avvio alle indagini. Ai carabinieri del Comando di Aosta non ci è voluto molto per individuare la rete criminale in cui era caduto l'anziano, e identificare gli autori delle estorsioni e di un'altra lunga serie di possibili reati. Gli investigatori ritengono che l'artigiano 'maquisard' non menta quando sostiene di aver ceduto ai suoi aguzzini centinaia di migliaia di euro.
Solo alcuni mesi fa Pasquettaz è stato finalmente sottratto agli artigli della banda, ma il suo stato di prostrazione e le sue condizioni psicofisiche ne hanno imposto un ricovero assistito in una microcomunità, dove il suo stato di salute ha cominciato rapidamente a migliorare. Nel frattempo i carabinieri hanno chiuso le indagini e consegnato il voluminoso fascicolo alla Procura di Aosta.












