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AMBIENTE | 08 marzo 2013, 09:53

CINGHIALI RADIOATTIVI: Allame in Alta Valsesia, quantità abnormi di cesio 137 ai piedi del Monte Rosa

La presenza di radioattività è stata calcolata fino 5.621 Becquerel (unità di misura) per chilo, quando il livello di guardia è già a 600. Per gli esperti 'può avere origine solo da siti nucleari'. E tutti pensano a Chernobyl

Le quantità di sostanza radioattiva riiscontrata nei cinghiali controllati ha sorpreso gli esperti che ora dicono, 'il pericolo può essere anche nei prodotti della terra'

Le quantità di sostanza radioattiva riiscontrata nei cinghiali controllati ha sorpreso gli esperti che ora dicono, 'il pericolo può essere anche nei prodotti della terra'

"E' artificiale la natura del cesio 137 trovato nella lingua e nel diaframma di 27 cinghiali in Valsesia (Vercelli), ma al momento è difficile risalire all'origine" ha detto la responsabile dell'Istituto di Radioprotezione dell'Enea, Elena Fantuzzi.

Quantità abnormi di cesio 137, conosciuto come il 'veleno di Cernobyl', elemento radioattivo portatore di tumori e altre gravi malattie, sono state riscontrate durante controlli zooprofilattici su decine di cinghiali morti in Alta Valsesia, nel territorio ai piedi del Monte Rosa, al confine tra Piemonte e Valle d'Aosta.

La presenza di radioattività è stata calcolata fino 5.621 Becquerel (unità di misura) per chilo, quando il livello di guardia è già a 600. "Il cesio 137 - ha precisato Fantuzzi - è un radionuclide artificiale prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato quindi da siti nucleari". Le ipotesi più immediate sono quelle secondo cui potrebbe essere stato diffuso nell'aria in seguito all'incidente nella centrale nucleare di Chernobyl del 1986, ma bisogna considerare anche i siti nucleari nelle zone non distanti dalla Valsesia, fra i quali la centrale di Trino Vercellese smantellata nel 1987 e il sito sperimentale dell'Enea a Saluggia.

"Tuttavia - rileva l'esperta - è vero che la presenza del cesio 137 viene monitorata costantemente a livello nazionale e le quantità finora rilevate sono inferiori ai valori soglia, che sono molto bassi. I valori rilevati - aggiunge - non sono mai stati preoccupanti". Secondo Fantuzzi bisognerebbe considerare il metabolismo dei cinghiali, capire se ha caratteristiche tali da favorire l'accumulo del cesio 137 al di sopra dei limiti considerati sicuri.  

Intanto l'assessore all'Ambiente della Regione Piemonte, Roberto Ravello, ha disposto il monitoraggio radiologico dell'area della Valsesia in cui sono state riscontrate le tracce di cesio nei cinghiali. Arpa Piemonte e servizio veterinario stanno inoltre valutando la possibilità di effettuare altri prelievi di animali e campionamenti. "Sono in contatto con il ministro Balduzzi - ha affermato l'assessore all'Ansa - a cui ho confermato la disponibilità ad iniziare subito il monitoraggio" .

"Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl". A dirlo é Gian Piero Godio, di Legambiente Piemonte e Val d'Aosta, esperto in questioni nucleari sostiene che il forte concentrato di radioattività nei cinghiali valsesini "non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl. Altre spiegazioni non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva. La causa più probabile del contagio sono le sostanze emesse in seguito all'incidente nucleare dell'86. Anche se i livelli di Cesio 137 riscontrati negli animali abbattuti mi sembrano quasi inverosimili".

Per la Coldiretti "Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al più presto chiarezza sulle fonti di contaminazione in un Paese come l'Italia, che ha fatto la scelta di non avvalersi del nucleare, a differenza di quanto accade nei Paesi confinanti". Coldiretti sottolinea che il disastro nucleare di Fukushima, in Giappone, "ha aumentato la sensibilità a livello nazionale". Per un italiano su quattro, sostiene l'associazione sulla base dei dati Eurobarometro, "la contaminazione dell'ambiente è il pericolo più temuto che batte addirittura gli effetti della crisi economica (20%), le paure per la salute che derivano dal consumo dei cibi (17%), il rischio di un incidente automobilistico (11%), la criminalità e la malattia, entrambe fonte di preoccupazione per il 10% della popolazione".

Maria Caramelli, direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, afferma che "non abbiamo ancora elementi concreti per fare una corretta valutazione del rischio, ma una cosa è la consistenza del pericolo, un'altra le effettive conseguenze per la salute. Abbiamo ricevuto i dati tre settimane fa, ma sono talmente sorprendenti che, prima di renderli noti, abbiamo preferito effettuare ulteriori verifiche". 

p.g.

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