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Consiglio Valle Comuni | 16 dicembre 2019, 22:59

INCHIESTA GEENNA DIMISSIONI FOSSON VIERIN BORRELLO BIANCHI: Dibattito

INCHIESTA GEENNA DIMISSIONI FOSSON VIERIN BORRELLO BIANCHI: Dibattito

La Consigliera Chiara Minelli (RC-AC) ha stigmatizzato «l'aver tenuti nascosti per settimane gli avvisi di garanzia. Ci sentiamo sconcertati, ma non possiamo dirci sorpresi. Il mercato delle preferenze e il voto di scambio sono mali antichi e radicati. Le denunce e l'impegno di molti cittadini e associazioni sono stati un grido d'allarme inascoltato da parte della politica; si sono così permesse le infiltrazioni e oggi è messa in discussione la credibilità della nostra autonomia. La principale responsabilità è proprio di quelle forze che si dicono autonomiste. Non è però sufficiente una reazione emotiva: deve essere strutturata. La questione non è solo giudiziaria, è culturale e politica. Politica perché il sistema di regole e norme, di istituzioni e strutture pubbliche si scopre fragile in particolare per il sistema elettorale che permette ribaltoni e instabilità; culturale perché non possiamo rilevare che un certo modo di far politica, quello del "fine che giustifica i mezzi" ha reso nebuloso il nostro operare agli occhi dei cittadini. Questa indagine è dunque un bene, un punto di svolta radicale e drammatico ma salutare, a patto di coglierne la responsabilità che ne deriva. Da quest'Aula deve scaturire uno scatto d'orgoglio per la futura costruzione della credibilità intrinseca di questa Istituzione. Andare ora al voto significa chiedere ai cittadini di scegliere con gli stessi vincoli e fragilità del maggio 2018: bisognava prima cambiare le regole e bisognerà farlo in futuro. Per il bilancio, fermiamoci e discutiamo: non possiamo lasciare la Regione in un esercizio provvisorio. Il nostro tentativo dell'accordo di luglio non può essere liquidato nei modi che ha utilizzato qualcuno. Per noi fare buona politica è tentare di fare riforme, di perseguire obiettivi nell'interesse della collettività, porsi delle scadenze, cercare di realizzare cose che non danno benefici elettorali immediati. Non ci siamo riusciti? Ci abbiamo provato noi abbiamo agito con serietà e impegno con tutte le energie possibili, senza chiedere mai nulla in cambio. Ed è questo ciò che conta.»

«Il problema - ha detto il Consigliere di Mouv' Roberto Cognetta - non è solo quello della 'ndrina sulla quale si sta giustamente indagando. Vogliamo davvero immaginare che non ci siano altri pacchetti di voti, legati ad altre realtà o ad amministratori locali? Qualche anno fa, un procuratore parlava di "mafia di montagna": è esattamente l'opposto di favole come quella di un "uomo solo al comando". Dare la colpa ai calabresi è una via d'uscita di comodo: invece ognuno deve assumersi la propria responsabilità, anzitutto per far capire che è indispensabile andare a votare sapendo chi si vota, che cosa, e perché. Chi si candida per cambiare la Valle d'Aosta deve spiegare anzitutto questo. Che fare, dunque? Prima di tutto fare opposizione, in ogni organo rappresentativo, per controllare il potere. Perché occorre essere coscienti che chiunque sta al potere abbastanza a lungo da innamorarsi del potere, farà di tutto per restarci. Il potere corrompe sempre.»

La Capogruppo di Alliance Valdôtaine, Patrizia Morelli, è partita dalla decisione di Laurent Viérin di voler uscire dal Consiglio regionale: «Una volontà che risponde alla necessità di togliere dall'imbarazzo il Consiglio e credo che l'assenza di oggi vada letta in questo senso. Questa vicenda richiede lucidità di analisi, serietà e umiltà da parte nostra. A poco serve rivendicare di avere un percorso corretto: anch'io sono incapace di distribuire santini, ma di fronte alla vergogna cui è sottoposta la nostra regione, tutto ciò che possiamo dire a nostro favore, come singoli o come gruppi, è insufficiente. Al di là dei sentimenti di amarezza, di sconcerto, vi è il dovere di affrontare la situazione con senso di responsabilità e con coerenza rispetto al mandato politico assunto. Ogni persona coinvolta avrà tempo e modo di difendersi nelle sedi competenti, ma oggi le istituzioni vanno protette perché il quadro che emerge è grave e certi metodi devono essere condannati e combattuti fermamente da parte di tutti. Ma questa non è un'Aula di tribunale: noi abbiamo un altro ruolo e come Consiglio regionale dobbiamo dare dimostrazione di responsabilità affrontando la questione del bilancio per non penalizzare oltre la nostra regione, e poi andare a elezioni, anche con una legge imperfetta. Una legge che, grazie al lavoro di questo Consiglio, garantirà la segretezza del voto attraverso la preferenza unica e lo spoglio centralizzato. Mettiamoci quindi una mano sulla coscienza e facciamo un ultimo atto utile alla nostra comunità votando il bilancio.»

Il Consigliere Nicoletta Spelgatti (Lega VdA) ha parlato della «gravità devastante per la Valle d'Aosta di questa situazione politica. Lo scambio elettorale è il cancro di questa Regione e di queste logiche ho avuto conferma anche quando ero al Governo. Io ho sempre lottato contro questo meccanismo e ho mantenuto la schiena dritta, così come la Lega non è mai scesa a compromessi, non ha mai accettato certe situazioni, a differenza di alcune stampelle che continuano anche ora a sostenere questa maggioranza. Al di là delle responsabilità dei singoli, emerge che questo Consiglio è ben più che delegittimato: i voti della 'ndrangheta hanno modificato gli equilibri e di questo ci sono le prove. La politica si fa nelle strade, proponendo nei comizi i propri programmi ai cittadini, che hanno il potere decisionale della matita nell'urna. Le elezioni devono riportare dignità alla meravigliosa Valle d'Aosta. I valdostani sono stati schiacciati da un sistema, ma sanno di potersi liberare e pensare ad un futuro differente, dove viga la meritocrazia e la bellezza.»

«Rispetto ad altri - ha detto il Consigliere Luigi Vesan (M5S) - abbiamo molti più dubbi che certezze. Potrebbe essere l'errore di valutazione evidenziato di chi si è dimesso, oppure qualcosa di molto diverso. Leggiamo nei giornali come questo possa essere un percorso di lunga data, in cui la criminalità può aver mostrato la propria forza in tornate elettorali "di prova" per poi essersi concretizzato nelle ultime elezioni regionali. Occorre quindi lavorare tantissimo: sappiamo che la 'ndrangheta non è stata decapitata e che questo pericolo esiste ancora. Sentir dire che le elezioni sono la soluzione, quindi, ci inquieta: se pensiamo che tutte le elezioni siano state condizionate, allora dobbiamo immaginare che potremmo aver lasciato infiltrare la malavita nelle nostre partecipate e nei consigli di amministrazione. In quest'Aula siamo arrivati, immediatamente dopo le elezioni, tutti molto preoccupati per il controllo del voto: su questo sono state concentrate le due prime proposte di legge, per un confronto che poi è arrivato anche alla proposta di legge sulle elezioni comunali con cui il controllo del voto non era più un problema per chi l'ha votata. Qualcosa è stato fatto, quindi, ma dobbiamo ancora lavorare come legislatori. Non abbiamo la misura del problema, perché sappiamo pochissimo dell'inchiesta Egomnia. Vorremmo invece sapere di più, per poter decidere con cognizione di causa.»

Il Capogruppo di Rete Civica-Alliance Valdôtaine, Alberto Bertin, ha ricordato che «una parte molto significativa della mia attività politica e istituzionale è stata dedicata a denunciare le infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta e le relazioni pericolose con queste. Un'attività che mi è valsa anche la poca simpatia, usando un eufemismo, da parte di queste organizzazioni. Ma oggi, ciononostante, intervenire è difficile oltre che triste perché la Valle d'Aosta è stata travolta da un evento terribile. È sconfortante, ma non stupisce: la presenza della 'ndrangheta è stata colpevolmente sottovalutata, innanzitutto da parte della politica. Non è un problema di ordine pubblico, non riguarda soltanto le forze dell'ordine e la magistratura ma riguarda tutti. Si è voluto illudersi dell'esistenza di un'isola felice, che non è mai esistita. La situazione è gravissima. Questa è una questione politica perché riguarda tutta la società. Non basta inseguire il fatto di cronaca quando succede qualcosa e poi dimenticare: bisogna aprire una guerra senza quartiere a questa organizzazione, perché quando si cede sul principio della legalità anche una regione con un proprio benessere non ha un futuro. La Valle è bella, con una storia ricca e gloriosa e non merita quanto sta succedendo: bisogna reagire! Lo dobbiamo alla Valle d'Aosta.»

Il Consigliere Luca Distort (Lega VdA) nel riconoscere «il lavoro magistrale delle Forze dell'ordine svolto insieme con gli inquirenti» ha rimarcato: «Non vogliamo sostituirci per competenza ad altre figure, non vogliamo cadere nel ridicolo, ma rispettare le persone: con senso dell'onore non infieriamo sugli sconfitti, seguiamo in silenzio il lavoro della magistratura, continuando a lottare per la nostra battaglia. Rispettiamo l'istituzione, oggi così fortemente compromessa, e per questo vogliamo rappresentare con fedeltà e umiltà la voce di chi ci ha dato voce, credendo in noi tutti, ma anche di chi è deluso e si è allontanato. Al di là delle strategie politiche, è urgente ridare ai depositari della nostra autorità, ovvero gli elettori, lo scettro del comando. Le forze politiche devono avere il coraggio di rimettersi in gioco. Il problema non risiede nei meccanismi, ne è a monte: è nella scelta di uscire di casa e andare a votare, sentendosi parte di una comunità. Ed è questa dimensione della fiducia ad essere stata lesa. La nostra risposta - e mi sento di parlare a nome di tutto il Consiglio - è quella di mandare un segnale chiarissimo ai cittadini: vi ridiamo la parola. Dobbiamo tornare al voto in tempi brevissimi perché la sollecitudine sarà l'indicatore del nostro rispetto nei confronti della comunità: mettere il punto finale sarà la dimostrazione del nostro coraggio.»

«Troppo spesso - ha ricordato l'Assessore Mauro Baccega - questo Consiglio ha provato a trasformarsi in tribunale: oggi i toni mi sembrano invece adeguati al momento. Ho espresso solidarietà ai colleghi che si sono dimessi perché, facendolo, hanno dimostrato il rapporto corretto con le istituzioni che rappresentavano: avranno modo di dimostrare le loro eventuali attenuanti. Per queste vicende, la Valle d'Aosta è a pezzi: speriamo di uscire al più presto da questo tourbillon. Con Epav abbiamo sottolineato l'importanza di approvare un bilancio che dà risposte importanti ai bisogni della nostra regione. L'obiettivo è quindi quello di un accordo a larghe intese in Consiglio per andare all'approvazione del bilancio: è un atto di grande responsabilità. A chi parla di marca 'ndranghetista del bilancio: non capisco dove questa possa essere individuata. In questo documento abbiamo riportato un sostegno a tutte le categorie che ne hanno bisogno. Costruiamo un gruppo di lavoro che modifichi se necessario il bilancio, e poi eventualmente andiamo al voto. Ma quanti andranno a votare? Sarà un voto rappresentativo di tutti i Valdostani? Anche noi siamo pronti.»

Il Consigliere Elso Gerandin (Mouv') ha sostenuto: «Anche di fronte al passo indietro di quattro colleghi, i valdostani non riescono ad accettare il loro silenzio sugli avvisi di garanzia. Sono preoccupato perché mai come in questo momento la Valle d'Aosta è sotto attacco: si parla di commissariamento, di revisione delle competenze prefettizie, si dubita del futuro della regione. Probabilmente abbiamo fatto tutto da soli, qualche mea culpa va fatto. È inaccettabile che certe questioni siano state banalizzate per un momento di visibilità da persone telecomandate dal guru di turno; così come è inaccettabile continuare a insistere sul fatto che per riportare al rispetto delle regole si debba ricorrere all'elezione diretta del Presidente della Regione. Il bilancio di questa maggioranza è a crescita zero, non risolve nemmeno un problema. L'esercizio provvisorio non è utile per la collettività valdostana, però per ridiscutere il bilancio ci devono essere le condizioni per chiudere questa Legislatura, per il ritorno al voto; altrimenti la nostra porta sarà sbarrata.»

Il Consigliere Diego Lucianaz (Lega VdA) ha detto: «Tutte le cosche, che hanno decine di voti, continueranno a indirizzarli: si dice che lo faranno verso il cavallo vincente. Se questo è la Lega, posso assicurare che non accadrà. I valdostani sono disgustati: spero che a partire da questa sera e dal prossimo Consiglio ci si possa rialzare. Ci sono urgenze che vanno rispettate, come il bilancio, ed entro marzo dovremo discutere delle concessioni delle acque. Ci sono responsabilità grandissime di chi ha governato in questi anni: tutti dovrebbero scusarsi pietosamente. Questi comportamenti mettono a rischio tutto quello che è stato ottenuto e difeso negli anni: penso alla nostra autonomia, che viene messa in discussione. I nostri rappresentanti a Roma non se ne occupano: il nome del Senatore è uscito nell'inchiesta, mentre la Deputata gioca con le prerogative della nostra autonomia. La Lega, resterà il faro dell'autonomia della Valle d'Aosta e dei comportamenti etici.»

L'Assessore Chantal Certan ha evidenziato: «Già nel 2006 il gruppo ALPE aveva evidenziato che vi erano in Valle d'Aosta azioni poco chiare; lo hanno affermato ripetutamente i magistrati Gratteri e Vella. Abbiamo anche sottolineato l'esigenza di cambiare il sistema e in particolare quello delle nomine, e affermare soltanto oggi di essere sorpresi è da ipocriti. Il popolo valdostano è formato da persone eccezionali che porteranno avanti gli ideali dell'Autonomia in modo altrettanto valido e solido come negli anni passati, ma purtroppo non possiamo non riscontrare un problema culturale. La delega che riceviamo non deve mai essere in bianco e i cittadini non devono disinteressarsi dei problemi e delle tematiche. Personalmente, lo scorso anno sono uscita dal Governo leghista perché ho riscontrato arroganza e incompetenza, ero costretta a votare le delibere sulla fiducia senza conoscerne i contenuti poiché non venivano neppure iscritte all'ordine del giorno. Non credo proprio che i problemi si risolveranno solo invocando le urne perché il trend delle elezioni vira da quella parte. Bisogna sempre mantenere l'etica, anche quando si tratta di persone nominate all'interno di Consigli di amministrazione che sono indagate ma non hanno rassegnato le dimissioni. Se si è capaci di giudicare ciò che fanno gli altri bisogna dare per primi l'esempio. Non penso poi che questo sia un bilancio 'ndranghetista: è un documento elaborato con grandi difficoltà, ma è un bilancio del buon senso e siamo disponibili a chiarire passaggi definiti poco limpidi, anche per senso del dovere.»

Il Consigliere dell'UV Flavio Peinetti ha apprezzato «il tono usato: è importante che si mantenga un adeguato rispetto per quest'Aula. Voglio qui dimostrare la mia solidarietà al nostro ex Capogruppo Bianchi: ha fatto una scelta difficile, che non era un atto dovuto ma che ha rappresentato un segnale. L'altra solidarietà va al collega Bertin per le minacce che avrebbe ricevuto. Oggi, è importante valutare cosa si debba fare in questo momento drammatico per la nostra regione: credo che innanzitutto si debba dare una risposta ai cittadini approvando il bilancio. Sarebbe un passaggio di estrema responsabilità. Ovviamente, ognuno cercherà di portare il proprio contributo, ma bisogna fare in fretta per evitare l'esercizio provvisorio. L'altro discorso da affrontare è quello di dare rapidamente gambe all'Osservatorio permanente sulle associazioni di tipo mafioso. Dopodiché potremo trarre le conseguenze e andare alle urne.»

«Ho apprezzato i toni maturi degli interventi di oggi - ha evidenziato l'Assessore Luigi Bertschy -. Le dimissioni di Laurent Viérin hanno innescato un percorso che ha dato la possibilità al Consiglio di affrontare questo tema con una visione diversa: ringrazio per questo atto di lealtà e di coraggio, che permette ai colleghi del Consiglio di continuare a lavorare. Credo sia giusto anche rispettare l'obbligo di riservatezza al quale erano tenute le persone coinvolte. Ci troviamo di fronte a una situazione semplice e complicata allo stesso tempo. Le elezioni non sono la soluzione del problema, ma sono l'unico sistema per dare legittimità a un consesso come il nostro e per recuperare il giusto rapporto con i cittadini. Il vecchio sistema elettorale avrà la novità della preferenza unica: resterà però il problema della governabilità, e non si può andare a votare senza tenere conto di questo. Dobbiamo capire se c'è effettivamente la disponibilità a confrontarsi sul bilancio: se ci sono le condizioni per un lavoro di ampia maggioranza, mettiamo da subito in campo un confronto con la Commissione per capire quali modifiche mettere in atto. Non c'è tempo da perdere.»

L'Assessore Albert Chatrian si è detto «triste ma deciso ad affrontare questo momento difficile: nei prossimi giorni si avrà il plenum nel Consiglio e ci sembra di aver capito che c'è la volontà di intervenire sul bilancio. Dal punto di vista politico, all'interno di questo Consiglio nessuno ha vinto le elezioni e nessun gruppo può governare da solo: questo è un dato di fatto. Anche noi diciamo che se sarà necessario si dovrà andare alle elezioni, lo abbiamo sempre detto, ma prima dovremo fare una verifica se c'è lo spazio per affrontare in modo responsabile i temi delicati proiettando la nostra azione per dare risposte ai cittadini. Io mi auguro, inoltre, che i Consiglieri che oggi hanno rassegnato le proprie dimissioni possano chiarire la loro situazione.»

Il Vicepresidente della Regione, Renzo Testolin, ha dichiarato: «Nous vivons un des moments les plus difficiles non seulement de cette Législature, mais de l'histoire récente de la Vallée d'Aoste. J'ai apprécié beaucoup d'interventions des collègues, mais j'ai également trouvé des positions trop rigides pour juger des choses qui ne compètent pas à la Salle du Conseil.» Ha aggiunto: «Personalmente, ho appreso dell'indagine sentendo il mio nome in televisione: ma è fin troppo facile giudicare le scelte di chi non ha comunicato la propria conoscenza delle iniziative investigative, senza conoscere il percorso di ognuno. Esprimo quindi la mia solidarietà ai colleghi, anzitutto a Luca Bianchi: non è giusto, infatti, abbandonare un ruolo quando si pensa di aver lavorato con la serietà che si reputa opportuna. Apprezzo l'attenzione dimostrata dai colleghi che si sono dimessi e le proposte che ci permettano di chiudere questa Legislatura senza lasciare strascichi negativi. Mi rifiuto però di sentir definire il bilancio come 'ndranghetista: parlo a nome anche dei colleghi che mi hanno accompagnato in questi mesi, in un lavoro lungo e incentrato sulla serietà e sulla legittimità di quanto fatto. Sono disponibile a lavorare fin da subito per capire quali siano i dubbi da fugare sui dati di bilancio, dando anche la massima disponibilità a trovare soluzioni migliorative per un lavoro importante fatto fin qui. Ora più che mai il confronto è corretto e necessario, agendo con celerità.»

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