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CRONACA | 29 maggio 2017, 12:53

Condannato anche in Appello finto agente segreto che truffava le donne

Il Tribunale di Torino, sede della Corte di Appello

Il Tribunale di Torino, sede della Corte di Appello


"Sono un agente segreto stile 007, e posso commettere i reati che voglio". Era più o meno di questo tenore, secondo l'accusa, il discorso che Gianluca Porreca. 58 anni, pizzaiolo di Rondissone (provincia Torino) fece nel 2011 a due valdostane per intimidirle e farsi consegnare ingenti somme di denaro. Nel 2014 l'uomo era stato scoperto e denunciato per truffa dai carabinieri di Aosta. Oggi, lunedì 29 maggio, la Corte d'Appello di Torino ha ridotto a cinque anni e nove mesi di carcere la condanna a sette anni che in primo grado venne inflitta a Porreca dal tribunale di Aosta.

Con le due vittime, ritenute 'credibili' dai giudici, Porreca aveva intrecciato relazioni sentimentali. Poi, approfittando della loro fragilità, cominciò a chiedere denaro "millantando di far parte dei servizi segreti - ha ribadito in aula la pubblica accusa - con conseguente immunità da qualsiasi reato". Con questa tattica minacciosa, ha insistito il pm, "fra il 2011 e il 2012 l'imputato riuscì a ottenere in totale più di trentamila euro".

 “Sfoggiando un’aria affascinante da James Bond - aveva spiegato tre anni fa in un comunicato stampa il maggiore Samuele Sighinolfi, comandante del Gruppo carabinieri di Aosta - il finto 007 andava in giro per locali valdostani molto frequentati da donne sole e le adescava con fantastici racconti delle sue missioni, sotto copertura, nel tentativo di farle 'innamorare' di lui”. Quando riusciva a sedurre la sua vittima, il truffatore dapprima si 'fidanzava' e spariva per lunghi periodi per compiere le sue avventurose missioni, ma in realtà tornava a casa da moglie e quattro figli. Se la relazione si faceva 'stabile', raccontava alla donna ormai ammaliata e pronta a credere qualunque cosa, di essere inseguito da servizi segreti internazionali, di essere in pericolo di vita e che non doveva lasciare alcun tipo di traccia dietro di sé, per cui si faceva intestare schede telefoniche, carte di credito e bancomat dalle “fidanzate”.

Porreca si faceva inoltre consegnare migliaia di euro in denaro contante, costringendo le malcapitate a fare prestiti con parenti e aprire mutui in banca. Sosteneva di possedere 'solo' una lussuosa Lamborghini, troppo vistosa per circolare liberamente e si faceva prestare anche l’auto, “così - diceva - posso viaggiare sicuro con targa di copertura”.

A farne le spese sono state soprattutto due donne valdostane, una parrucchiera che per essersi innamorata di lui è finita sommersa dai debiti (che sta ancora pagando) e ha chiuso per fallimento il negozio, l’altra una commessa che oltre ad aver aperto finanziamenti in banca per il finto colonnello, ha pure svuotato il conto corrente della madre e della zia. “Tutto questo - aveva sottolineato l'ufficiale dell'Arma che ha coordinato le indagini - dietro la promessa del falso agente segreto di abbandonare quella vita spericolata da 007 e aprire con la 'donna della sua vita' un locale vicino a Rimini, dove era ormeggiato un suo inesistente yacht”.

Anche la moglie dell’ex cuoco/pizzaiolo usufruiva delle carte di credito o postepay che il marito riusciva a sottrarre alle vittime.

p.g.

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