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ATTUALITÀ | 02 novembre 2025, 20:10

Velina rossonera e Arcobaleno - La Renaissance Valdôtaine divorzia da Forza Italia

Illusioni e ripensamenti. Cronache semiserie dal teatrino politico valdostano: quando il nuovo che avanza inciampa nei propri passi

Velina rossonera e Arcobaleno - La Renaissance Valdôtaine divorzia da Forza Italia

La campagna elettorale era finita con grandi sorrisi, strette di mano e proclami di “cambiamento”.
La lista Forza Italia – Ensemble – La Renaissance Valdôtaine aveva promesso equilibrio, concretezza e unità di intenti. Il risultato? Cinque seggi conquistati in Consiglio Valle, un bottino di tutto rispetto: Marco Sorbara, Mauro Baccega, Eleonora Baccini e Pierluigi Marquis, nomi noti che avrebbero dovuto garantire solidità e compattezza.
Ma in Valle d’Aosta, si sa, la quiete post-elettorale dura meno di una notte d’estate.

Appena il tempo di contare le schede e già le alleanze cominciavano a scricchiolare.
Prima ancora di sedersi al tavolo del confronto con l’Union Valdôtaine, La Renaissance Valdôtaine ha deciso di fare da sé, annunciando urbi et orbi che non ci sarebbe stata alcuna collaborazione con l’Uv.
Una chiusura preventiva che suona come un autogol: “non trattiamo, non ci interessa, non vogliamo neanche ascoltare”.
E da lì, il copione è diventato quello di una commedia all’italiana: tra illusioni e ripensamenti.

A tenere la scena, nel ruolo della protagonista involontaria, c’è Eleonora Baccini.
Il 28 ottobre, con tanto di firme e foto ufficiali, aveva sottoscritto la sua adesione al gruppo Forza Italia – La Renaissance Valdôtaine, accettando anche il ruolo di vice capogruppo. Tutto pareva filare liscio: sorrisi, dichiarazioni di unità, parole d’ordine come “coerenza” e “lealtà”.
Poi, all’improvviso, il dietrofront: richiamata all’ordine dai vertici di Renaissance, la Baccini ha rimangiato la propria firma, ritirando l’adesione e lasciando tutti a bocca aperta.

Una mossa che ha il sapore della retromarcia politica, quella fatta a fari spenti e con il navigatore impazzito.
C’è chi sussurra che la decisione non sia neppure sua.
Per parlare con la Baccini devi parlare con suo padre Almo”, mormora qualcuno nei corridoi del potere, dove la voce di Radio Scarpa corre più veloce del bollettino ufficiale.
Il sospetto è che più che un atto di autonomia, si tratti di un ordine di scuderia.
E intanto, sullo sfondo, si muovono due figure sempre più chiacchierate: Giovanni Girardini, leader di Renaissance, e Elso Gerandin, l’ex unionista che — dicono — sta prendendo il controllo delle operazioni.

Il paradosso è che senza Forza Italia, Renaissance non sarebbe mai arrivata in Consiglio Valle.
Non aveva lista, non aveva struttura, non aveva neppure una macchina organizzativa autonoma.
Eppure, dopo aver sfruttato il “taxi azzurro” per arrivare alla meta, ora sembra aver deciso di scendere alla prima fermata, fingendo di non conoscere il conducente.
Un classico della politica valdostana: il car sharing elettorale, con corsa a senso unico e memoria corta.

Meglio così, almeno si fa chiarezza”, commentano amaramente da Forza Italia.
Già, chiarezza. Quella che la politica invoca a parole e tradisce nei fatti.
Perché quando firmi un documento, ti fai fotografare, e poi due giorni dopo lo smentisci, il problema non è la strategia: è la credibilità.

Nel frattempo, all’interno di Renaissance Valdôtaine, l’aria è tutt’altro che serena.
Il presidente Giovanni Girardini appare sempre più isolato, con voci di defezioni e malumori tra i suoi stessi sostenitori.
C’è chi non nasconde il fastidio per le ingerenze di Gerandin e chi, tra gli alleati, ammette che “di rinascimento, ormai, c’è rimasto solo il nome”.
In campagna elettorale si erano presentati come “il nuovo che avanza”, il volto fresco di una politica diversa.
Oggi sembrano piuttosto un gruppo di dilettanti allo sbaraglio, alle prese con la prima lezione di coerenza.

E mentre i protagonisti si scambiano accuse e giustificazioni, i cittadini guardano, sospirano e si allontanano.
Perché non serve un grande scandalo per distruggere la fiducia nella politica: basta la sensazione che ognuno giochi per sé, cambiando idea alla prima folata di vento.
Le illusioni durano quanto una conferenza stampa, i ripensamenti arrivano prima ancora dei verbali.
E poi ci si stupisce se l’affluenza scende, se la gente non vota più, se la politica valdostana appare come una compagnia teatrale in perenne prova generale.

La verità, caro lettore, è che il nuovo che avanza spesso inciampa nei propri piedi, e che i “movimenti civici” nati per cambiare il sistema finiscono per replicarne i peggiori difetti: personalismi, interessi e fedeltà di convenienza.
Così Renaissance — che doveva rinascere la Valle — rischia di diventare solo un mezzo per far carriera personale.

Radio Scarpa bisbiglia che nei corridoi di Palazzo regionale la parola d’ordine è “ripositionnement”.
C’è chi giura di aver sentito un consigliere azzurro brindare in silenzio alla notizia della rottura, e chi sostiene che Girardini , che per 15 voti ha perso la poltrona di soindaco di Aosta, stia cercando nuovi approdi prima che la barca affondi.
Pare che qualcuno abbia anche proposto un nuovo nome per il partito: “Regressione Valdôtaine” — più onesto, almeno.
E nel frattempo, Forza Italia sorride con un certo sollievo: “almeno ora si sa chi è chi”.

In conclusione, tra illusioni e ripensamenti, resta solo una certezza: la politica valdostana continua a stupire per la fantasia con cui riesce a farsi male da sola.
E mentre qualcuno cambia gruppo, qualcun altro cambia versione, e altri ancora cambiano solo tono,
i cittadini cambiano canale.
Perché tra tradimenti eleganti e fedeltà a giorni alterni, la vera rinascita — in Valle d’Aosta — è quella della sfiducia.

Le Cagnard Déchainé

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