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Vite in ascesa | 31 ottobre 2025, 06:11

Rocca Sella, tra storia e silenzio

Un viaggio solitario tra le vie storiche della Bassa Val di Susa, alla scoperta di una montagna che unisce alpinismo, spiritualità e panorami mozzafiato. Dalla Via Gervasutti alla cappella medievale, un racconto di libertà, memoria e devozione.

Rocca Sella, tra storia e silenzio

Rocca Sella è una montagna che si affaccia sulla pianura della Bassa Val di Susa. Le due creste che la dividono da un canalone — oggi usato come via diretta (difficoltà EE) per la cima — sono tra le vie più storiche della zona. Le principali salite “accademiche” di arrampicata su Rocca Sella risalgono infatti alla Via Gervasutti e alla Cresta Accademica, entrambe classiche e leggendarie vie di arrampicata a sud-est di Torino.
La Via Gervasutti fu aperta per prima dall’alpinista Giusto Gervasutti nel lontano 1930.

Per assaporare il silenzio di quei luoghi, mi inoltro da solo, in tardo autunno di cinque anni fa, su una traversata oggi più frequentata di allora. Mi ha permesso di contemplare la prima neve caduta sulle montagne circostanti, la nostalgia di luoghi che hanno fatto la storia dell’alpinismo, e le ombre suggestive sulle quali mi pare di scorgere i primi pionieri dell’arrampicata che li hanno percorsi.

Pochi giorni dopo risalgo Rocca Sella per il canale diretto da Celle (in foto), sempre da solo: questa volta per assaporare in libera la variante di cresta a sinistra dell’abituale canalone, posto al centro delle due vie storiche. È un percorso che regala un senso di libertà assoluta.

La storia della cappella e della relativa Madonna posta sulla cima principale di questa montagna risale al Medioevo. In quel periodo si insediarono eremiti in grotte e anfratti naturali. Il più noto di essi è San Giovanni Vincenzo, arcivescovo di Ravenna dal 986 al 997 con il nome di Giovanni XIII, che si ritirò qui dal 997 al 12 gennaio dell’anno 1000, data della sua morte.

Il 4 ottobre 1942 venne eretta sulla cima una bellissima statua lignea della Madonna, presto danneggiata dalle intemperie. Fu sostituita nel 1948 con un’altra, simile, in cemento. Un anno o due dopo venne costruita l’attuale cappella, posta dieci metri sotto la cima e ripristinata più volte nel tempo.
L’interno è accessibile a tutti gli escursionisti: solo un tirante in ferro la protegge dalle intemperie. Vi si trovano numerosi drappi votivi per “grazia ricevuta”, ricordini con foto di alpinisti non più in vita e un libro di vetta per le firme.

Successivamente, la statua della Madonna — posta poco sopra — venne nuovamente danneggiata (si presume da un fulmine) e poi sostituita nel corso degli anni con un’altra, sempre in cemento, ma leggermente più piccola.

Oggi raggiungere la cima vera e propria, dove si trova la statua della Madonna, è più agevole grazie a una mini via ferrata con cavo, che consente a un maggior numero di persone di arrivarvi. In passato, la roccia liscia e unta dal tempo e dal continuo passaggio dei più ardimentosi — non sofferenti di vertigini — rendeva l’ascesa pericolosa se affrontata senza corda di sicurezza.

Il primo itinerario si raggiunge tramite una stradina che si stacca dalla provinciale che da Rubiana porta al Colle del Lys, fino al punto dove un cancello, aperto solo per il transito dei pedoni, giustamente ostruisce il passaggio ai mezzi motorizzati.

Da quii raggiunge il colletto erboso nei pressi delle Miande Arpone. Poi, salendo a sinistra per una traccia, si arriva alla sommità del Monte Arpon (1.236 m): una cima in più, con una digressione di soli 30 minuti tra andata e ritorno, e una bella madonnina di vetta ripristinata da poco.

Ritornato al colletto, si prende il sentiero in direzione sud-ovest verso il Colle Arponetto (1.396 m). Da qui, svoltando a sinistra e percorrendo il sentiero normale da nord per Rocca Sella, si raggiunge la cima (1.508 m), ammaliato da un panorama superlativo a 360 gradi.
(2 ore e 30 minuti dalla partenza, con la digressione al Monte Arpon).

Ridiscesi al Colle Arponetto — e se si vuole aggiungere una terza vetta a portata di mano — si può salire al vicino Monte Sapei (1.624 m), che dal valico si raggiunge con un bel sentiero non molto ripido. In breve si arriva alla base di un risalto più ripido che conduce alla cima (un cartello in legno indica il nome del monte).

Da qui si prosegue scendendo al Colle la Bassa o Pra du Col (1.498 m), per poi ritornare a Favella. Un itinerario di circa quattro ore complessive, con frequenti soste per ammirare il panorama vasto e luminoso che accompagna buona parte del percorso.

Testo e foto di Lodovico Marchisio

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