Il Pic d’Asti sorge su un’area composta da piccoli laghetti, sparuti licheni e sfasciumi che rendono l’ambiente severo e desolato, sovrastato dal Monviso a est. Ne nasce una delle più dure strade alpine, con una carreggiata che costeggia sovente dirupi e pareti di roccia nuda, dalle quali precipitano piccole ma irruenti e vivaci cascatelle.
Dal laghetto si sale per traccia di sentiero (ometti) e segni verdi (estate 2009) tra pendii erbosi che presto si trasformano in netti sfasciumi, muovendo in direzione della Sella d’Asti, un colletto divisorio di minor importanza situato a quota 3123 m.
Giunti qui, ci si sposta verso sinistra in direzione della montagna che fa da spartiacque nei pressi della sella stessa (1 h). Solo un centinaio di metri ci separano dalla vetta, che appare da ogni lato alpinistica, come in effetti è.
Si aggira sulla destra il “Torrione Gina”, evidente monolito dalle pareti frastagliate con netti tagli dovuti all’erosione e a crolli di frane. Alcuni chiodi infissi nella roccia permettono di traversare con disinvoltura verso destra (in salita), risalendo subito dopo un canalone detritico, agevolati dalle tacche di vernice impresse sulla parete.
Si supera poi un breve risalto (II°), che consente di scavalcare una profonda fenditura per tornare ad affacciarsi sul versante di salita oltre una selletta rocciosa. Ci si trova così in piena cresta, aperta tra i due versanti.
Con andamento da sinistra verso destra (in salita) si raggiunge un corto diedro (passi di II°, con chiodo infisso nel punto più esposto) fino a guadagnare la cresta Sud-Est. È questo il tratto più verticale dell’intera salita.

In vetta al Pic d'Asti
Da qui, superato il salto, la cresta si fa più netta e lineare (II° inf.) sino alla croce in ferro situata sulla vetta, punto più elevato. Accanto alla croce, in una nicchia, si trova il libro di vetta. Dopo aver lasciato le proprie impressioni e dati, ricordarsi di riporlo nell’apposito contenitore che lo preserva dagli agenti atmosferici. Vale la regola generale: ogni libro di vetta va sempre custodito e rispettato.
Si può scendere “disarrampicando” per la stessa via di salita o, dopo i primi metri di cresta, calarsi con una corda doppia di 15 metri fino all’intaglio che dà sul versante di salita.
Da lì, si scende sul versante opposto (verso la Sella d’Asti, a monte), con un’ulteriore breve doppia lungo il frantumato canalone. Attenzione a non smuovere pietre. L’intera via può comunque essere percorsa in disarrampicata.
Dalla Sella (splendida vista su “La Taillante” e sul versante francese) si ritorna sul versante di salita, seguendo grosso modo lo stesso itinerario dell’andata fino al laghetto, dove poco oltre si è parcheggiata l’auto a lato della strada (2 h dalla vetta).

Zoccolo finale del Pic d'Asti
NOTE TECNICHE:
Altezza Massima raggiungibile: 3219 m
Tempo di salita: 2,30 h
Tempo Totale (AR): 4,30 h
Dislivello: 650 m
Difficoltà: PD+
Materiale occorrente: Corda, imbrago, casco, moschettoni, cordini.
Accesso in auto: Da Torino, Saluzzo, Verzuolo, Deviazione per la Val Varaita, Sampeyre,
Casteldelfino, deviazione per Pontechianale, Strada per il Colle dell’Agnello, aperta sono nella
stagione estiva; parcheggiare l’auto alla curva di quota 2580 m (presenza, a destra di chi sale, di un
laghetto innominato, come punto di riferimento)
Località di partenza e arrivo: Strada Colle dell’Agnello













