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Piemonte NordOvest | 24 ottobre 2025, 09:46

Caschi tricolori ma made in China: la Guardia di finanza smaschera la maxi frode “Non ci casco”

Attività a tutela del made in Italy nel settore degli accessori per moto e auto: sequestrati oltre 5,5 milioni di prodotti, tra cui 144 mila caschi per moto e bici

Caschi tricolori ma made in China: la Guardia di finanza smaschera la maxi frode “Non ci casco”

Sembravano italiani fino all’ultimo dettaglio: tricolore stampato sull’imballaggio, nomi che suonavano patriottici, slogan che evocavano sicurezza e design “made in Italy”. In realtà, dietro quelle confezioni scintillanti c’era un inganno ben orchestrato, un viaggio che partiva dai porti dell’Estremo Oriente e si concludeva sugli scaffali europei. A smascherarlo sono stati i finanzieri del Comando provinciale della Guardia di finanza di Torino, coordinati dalla Procura della Repubblica, nell’ambito di un’operazione battezzata con ironia “Non ci casco”.

L’indagine, condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino, ha portato al sequestro di oltre 5,5 milioni di articoli tra accessori per auto e dispositivi per moto e bici. Nel bottino, spiccano 144 mila caschi, molti dei quali potenzialmente pericolosi. Prodotti in Cina e Vietnam, ma spacciati per italiani, venivano distribuiti in tutto il Paese e anche all’estero, grazie a una rete ramificata di magazzini e punti vendita scoperti in sei province del Nord Italia: Milano, Mantova, Verona, Vicenza, Bologna e Modena.

I militari, dopo mesi di pedinamenti commerciali e analisi documentali, sono arrivati ai depositi dove la merce veniva “vestita all’italiana”: confezioni ridisegnate, etichette tricolori, nomi e loghi studiati per evocare la produzione nazionale. Tutto senza che i prodotti subissero alcuna trasformazione sostanziale. Bastava un colore, una scritta, per far credere al consumatore di acquistare un’eccellenza italiana.

Su mandato della Procura torinese, le Fiamme gialle hanno fatto scattare le perquisizioni e i sigilli. Il valore commerciale dei beni sequestrati supera i 90 milioni di euro. Ma il danno economico è solo una parte della storia. Su 15 mila caschi — 10 mila per moto e 5 mila per bici — le perizie disposte dall’autorità giudiziaria hanno accertato gravi carenze strutturali: materiali fragili, assenza di omologazione, dispositivi di chiusura difettosi. In poche parole, trappole potenzialmente mortali per chi li avrebbe indossati.

Quattro le imprese coinvolte, i cui rappresentanti — nel pieno rispetto della presunzione di innocenza — sono stati deferiti all’autorità giudiziaria per ipotesi di vendita di prodotti industriali con segni mendaci e, in un caso, anche per frode in commercio e importazione di articoli pericolosi.

L’operazione “Non ci casco” si inserisce nel più ampio impegno della Guardia di finanza contro le frodi che danneggiano il vero made in Italy e la concorrenza leale. Un colpo assestato non solo ai falsari del tricolore, ma a un sistema che, dietro la promessa di un affare, mette a rischio la sicurezza di chi si fida del marchio italiano.

red/cro

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