E così, Aosta si è regalata un nuovo sport urbano: l’arrampicata sul cornicione storico. Specialità notturna, categoria “minorenni in cerca di like”. Stavolta il protagonista è un ragazzino di tredici anni che, con l’incoscienza tipica dell’età e il tifo da stadio dei compagni, ha deciso di trasformare il prezioso marmo settecentesco della chiesa di Saint-Étienne in un trampolino per recuperare una bottiglietta di plastica.
Risultato? Una scena surreale: polizia che accorre, vigili del fuoco che piazzano scale e dispositivi, turisti increduli che si chiedono se fosse teatro di strada. Alla fine, il ragazzo viene riconsegnato al padre, che di certo non ha avuto bisogno di applausi ma, semmai, di una buona dose di pazienza.
E intanto, mentre una squadra di professionisti rischiava in piena notte per salvare un adolescente dalla sua stessa bravata, resta il dubbio: se nello stesso momento ci fosse stata un’emergenza vera, un incendio, un incidente? Altro che “giochi senza frontiere”, qui siamo alle “bravate senza neuroni”.
Il proverbio lo dice chiaro: “La gatta frettolosa fa i gattini ciechi”. Tradotto: se si corre dietro a una bottiglietta come fosse un trofeo olimpico, si rischia di mettere in pericolo se stessi, l’arte e pure chi lavora per salvarci.
A Saint-Étienne, intanto, resta una certezza: il campanile non sono palestre, i pompieri non sono giullari e il centro storico non è un luna park. Alla prossima bravata, forse, meglio il tappeto elastico di un oratorio: più morbido, meno stupido.












