Il Monte Bianco ha chiesto ancora una volta il suo tributo. Questa mattina, lungo la Cresta del Brouillard, a quota 4.030 metri, un alpinista è precipitato durante l’ascesa. L’allarme è scattato poco dopo, con l’immediato intervento del Soccorso Alpino Valdostano. Per l’uomo, però, non c’è stato nulla da fare: i soccorritori, calatisi tra neve e roccia, hanno potuto solo constatare il decesso. La salma è stata trasportata a Courmayeur, mentre i due compagni di cordata, illesi ma profondamente scossi, sono stati anch’essi portati a valle. Toccherà al Sagf di Entrèves-Courmayeur il compito di risalire alla dinamica dell’incidente e procedere con il riconoscimento formale.
Un esito drammatico che stride con quello, positivo, dell’intervento portato a termine ieri sul Dente del Gigante. In quel caso, la cronaca si era tinta di tensione e di speranza. Un alpinista era rimasto sospeso nel vuoto, appeso a una corda, senza più possibilità di muoversi. I soccorritori, con l’elicottero, avevano tentato più volte di avvicinarsi, ma le condizioni proibitive e la conformazione del terreno avevano reso impossibile un recupero diretto. Allora, la scelta più dura: l’equipaggio è stato lasciato più in basso, costretto a scalare la parete per raggiungere l’uomo. Ore di fatica e coraggio, una corsa contro il tempo iniziata alle 16 e conclusa soltanto alle 22, quando finalmente l’alpinista è stato portato al rifugio Torino e da lì recuperato in elicottero.
Due storie intrecciate dal filo sottile dell’alpinismo estremo: la montagna che salva e che ferisce, che regala la vita ma talvolta la toglie. Courmayeur, questa mattina, è teatro di due destini diversi, uniti da un unico scenario: il Monte Bianco.















