Ci sono nomi che non si leggono nei libri di scuola, ma che urlano ancora da una lapide.
Ci sono date che non fanno rumore, ma che portano dentro il sangue e la verità.
E ci sono paesi come Nus che il 19 luglio scelgono di non abbassare la testa e ricordano.
È lì, alle 10.30 del mattino, che verrà inaugurata una nuova lapide. Non una targa, non un semplice restauro: è un atto di giustizia e di memoria per 11 ragazzi, prigionieri politici, fucilati dai nazifascisti come rappresaglia il 18 luglio 1944. Undici. Di diverse nazionalità. Undici vite spezzate per punire la libertà.
Grazie ai fondi dell’80esimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia stanziati dalla Regione e dal Comune di Nus, è stato possibile non solo ridare dignità al monumento, ma anche ritrovare parte della loro identità. I registri delle carceri Nuove di Torino erano scarni, incompleti, imprecisi: nomi senza volti, numeri senza storie. Ma oggi quei nomi tornano in superficie. E con loro, una verità che non può essere dimenticata.
«Ogni comunità ha una memoria – dice Bernard Usel, regista del docufilm che verrà proiettato alle 11.30 nel salone consiliare –. Il nostro compito è proteggerla e restituirla con rispetto. Ogni parola raccolta dai testimoni è un seme che va piantato nel cuore dei giovani».
«Custodire la memoria della guerra – continua Usel – significa fare i conti con il dolore, ma anche con il coraggio. È un dovere civile e morale, soprattutto in un’epoca in cui la verità è troppo spesso manipolata.»
E allora la memoria si fa pasto, si fa gesto, si fa comunità. Alle ore 13, davanti al Bar Centro, ci sarà la consueta Pastasciutta Antifascista, in collaborazione con Libera Valle d’Aosta, Queer VdA, FIOM e UISP. Quindici euro per un piatto di pasta al sugo, dolce, vino e caffè. Ma soprattutto, quindici euro per dire che la libertà si coltiva ogni giorno.
«La pastasciutta antifascista è un rito laico – racconta un’organizzatrice –. È un modo per stare insieme, per ricordare i fratelli Cervi, per dire che essere antifascisti oggi significa ancora scegliere da che parte stare.»
Prenotazione obbligatoria (liberavda@gmail.com o 331 560 5702), perché la Memoria non si improvvisa.
E poi, come un pugno che riapre una ferita ancora sanguinante, il ricordo della Strage di Via D’Amelio. Sono passati 33 anni. Ma la giustizia per Paolo Borsellino e per gli agenti della scorta – Valter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano e Claudio Traina – è ancora lontana. Quella bomba non ha solo ucciso. Ha lasciato un Paese ferito, con troppe verità ancora sepolte sotto il silenzio e l'omertà.
«Parlare di Resistenza oggi – dice un cittadino di Nus – non è una commemorazione, è una scelta. È dire che non siamo neutrali. Che chi ha dato la vita per un’idea giusta merita non solo un monumento, ma un'azione quotidiana. Anche quando costa.»
La giornata di Nus è un invito a guardare la storia non come un ricordo polveroso, ma come un monito. Perché se smettiamo di raccontare la verità, qualcun altro racconterà una menzogna. E noi, che siamo figli della Resistenza e della Costituzione, non possiamo permetterlo.













