479 milioni di avanzo di amministrazione, di cui ben 277 milioni “disponibili”. Numeri da capogiro che il Consiglio regionale ha iniziato a sviscerare esaminando il rendiconto 2024 e l’assestamento del bilancio 2025. Numeri che dovrebbero farci riflettere — e parecchio.
Cosa significa avere una cifra simile chiusa in cassaforte mentre la comunità valdostana arranca tra bisogni quotidiani e risposte spesso tardive o lacunose? Le file in sanità, l’assistenza agli anziani, i trasporti inefficienti, il caro-vita che colpisce famiglie e giovani: tutto questo accade mentre la Regione tiene parcheggiato un tesoro che in molti casi non riesce nemmeno a spendere.
Perché? Le cause si intrecciano. Da un lato, c’è l’incapacità cronica di trasformare le risorse in cantieri, servizi e risposte. Un problema amministrativo, ma anche politico: troppi processi decisionali farraginosi, gare che saltano, progettazioni lente o assenti, dirigenti lasciati soli o privi di mandato chiaro. Dall’altro, c’è un vizio strutturale: le entrate regionali sono sistematicamente sottostimate, creando un effetto illusorio per cui ogni anno “scopriamo” milioni non spesi. È una tecnica prudenziale, si dirà. Ma prudenza eccessiva diventa alla lunga inerzia istituzionalizzata.
Il risultato è che mentre crescono le attese della popolazione, il bilancio cresce pure… ma al contrario: non per quel che produce, bensì per quel che trattiene.
La Regione ha cominciato a rimettere in circolo parte di quell’avanzo, destinandolo a investimenti e interventi sparsi sul territorio. Un elenco lungo e dettagliato, che spazia dalla viabilità alla sanità, dalla scuola agli impianti a fune, passando per musei, castelli e alpeggi. C’è un po’ di tutto, come in un grande supermercato istituzionale. Ma resta una domanda di fondo: questo assestamento risponde davvero alle urgenze sociali e strutturali della Valle d’Aosta? O serve più che altro a calmierare i rapporti con i comuni e distribuire contentini?
Se da una parte si finanzia il nuovo convitto di Verrès o si stanzia finalmente qualcosa per l’assistenza agli anziani inabili, dall’altra si buttano milioni in parcheggi, rotonde e impianti a fune come se fossimo ancora negli anni ’90. Si fa fatica a intravedere una visione strategica, un filo conduttore che tenga insieme rigenerazione urbana, transizione ecologica, lotta alla marginalità sociale, rilancio dei servizi pubblici. E questo, in fondo, è il vero avanzo che manca: un avanzo di idee e di coraggio politico.
Non basta dire “spendiamo”, bisogna saper spendere bene e in modo strutturale. Ogni euro speso oggi senza una direzione chiara rischia di diventare domani un’opera incompiuta, un servizio insostenibile, una promessa delusa.
Il paradosso è tutto qui, in Valle d’Aosta: abbiamo i soldi ma non riusciamo a usarli per ciò che serve davvero. E intanto ci abituiamo a convivere con l’attesa, con i buchi nei servizi, con il disagio che diventa normalità.
Chi governa dovrebbe spiegare con onestà: cosa impedisce oggi alla Regione di spendere in tempo e bene le proprie risorse? Perché continuiamo ad accumulare avanzi mentre crescono i bisogni? Siamo ancora capaci di fare scelte politiche che vadano oltre l’elenco della spesa?
Se la risposta è “ci stiamo lavorando”, è bene ricordare che la pazienza dei cittadini non è una voce di bilancio.
Avanzi e bisogni
Le Conseil de la Vallée a entamé l'examen du compte rendu général de 2024 et de l'ajustement du budget prévisionnel 2025. Deux textes budgétaires. Deux regards différents sur la même réalité. Et une contradiction criante, presque provocante : un excédent d’administration de près de 480 millions d’euros, dont 277 millions sont disponibles et donc mobilisables dès aujourd’hui.
On nous explique que ces sommes sont désormais destinées aux investissements. Tant mieux. Mais une question demeure – brutale dans sa simplicité : comment une communauté locale qui souffre d’un tel niveau de besoins, peut-elle se retrouver avec un trésor pareil en caisse ? Pourquoi l’argent est-il encore là, intact, alors qu’il aurait dû, depuis longtemps, irriguer les urgences du territoire ?
C’est là que le politique croise la technique, et que les réponses deviennent plus embarrassantes.
L’excédent découle pour partie d’estimations de recettes trop prudentes, mais surtout d’une difficulté structurelle à dépenser. On programme, on annonce, on promet… mais on exécute trop peu. Manque de moyens humains dans les bureaux ? Complexité excessive des procédures ? Faible capacité de planification ? Tout cela est vrai. Et tout cela traduit une réalité simple : le système régional ne transforme plus efficacement l’argent en actions.
Le paradoxe est cruel : les marges budgétaires existent, mais le moteur de l’action publique cale. Ce n’est pas la pauvreté qui bloque les politiques, c’est l’inertie.
Et pourtant, les priorités ne manquent pas : soins aux personnes âgées, logement public, soutien scolaire, infrastructures de base dans les communes, transports, environnement, jeunesse. Chaque citoyen sait combien ces domaines restent fragiles, insuffisants, sous-financés.
Oui, l’ajustement budgétaire 2025 liste une impressionnante série de projets, subventions, chantiers. Mais la question demeure : combien de ces promesses se concrétiseront vraiment ? Et surtout : pourquoi a-t-on attendu l’été 2025 pour activer des ressources qui auraient pu servir dès 2024, voire avant ?
Au fond, c’est un problème de gouvernance. Une gouvernance plus soucieuse de l’équilibre comptable que de la justice sociale. Plus à l’aise avec les tableaux Excel qu’avec les besoins concrets des citoyens. Une gouvernance qui accumule les avances mais néglige les besoins.
Un budget, ce n’est pas seulement une somme d’euros. C’est une vision du territoire. Et si l’argent dort, c’est souvent parce que la politique sommeille.




