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Le Messager Campagnard | 25 giugno 2025, 13:01

Valle d’Aosta, agricoltura d’alta quota tra bio, innovazione e resilienza

Pubblicato il Rapporto 2024 dell’Institut Agricole Régional: tra piogge anomale, agricoltura biologica in forte espansione, ricerca genetica e nuove tecnologie, il settore primario valdostano si ripensa in chiave sostenibile e competitiva

Valle d’Aosta, agricoltura d’alta quota tra bio, innovazione e resilienza

Un’agricoltura più sostenibile, più tecnologica e sempre più locale: sono questi i tratti che emergono dal Rapporto 2024 dell’Institut Agricole Régional (IAR), pubblicato nelle scorse ore e consultabile sul sito della Fondazione. Il documento fotografa con precisione l’andamento di un anno difficile sotto il profilo climatico, ma allo stesso tempo ricco di trasformazioni profonde e di investimenti strategici per il futuro del settore primario valdostano.

Pioggia record, fitopatie e ritardi nei raccolti: il 2024 è stato segnato da precipitazioni eccezionalmente abbondanti e frequenti, che hanno compromesso in particolare le tempistiche della fienagione e favorito lo sviluppo di malattie fungine nei frutteti e nei vigneti. Un campanello d’allarme chiaro sull’impatto del cambiamento climatico sulle coltivazioni alpine.

Il dato forse più impressionante riguarda l’espansione delle superfici dedicate all’agricoltura biologica: grazie all’incremento dei fondi del Complemento di Sviluppo Rurale 2023–2027, che sono quasi quadruplicati (da 2 a 7,7 milioni di euro), la Valle d’Aosta è oggi in piena fase di conversione.

I numeri parlano chiaro: oltre 30.000 ettari di prati e pascoli sono entrati nel processo di certificazione bio, affiancando i 414 ettari già certificati, avvicinando sensibilmente la regione al traguardo europeo del 25% entro il 2030, fissato dalla strategia Farm to Fork.

Tra le iniziative più rilevanti, si segnala la caratterizzazione della patata di Verrayes, già Presidio Slow Food®, il recupero di quattro biotipi autoctoni del pero Martin Sec e la selezione di tre cloni enologicamente superiori di Petite Arvine, segno tangibile della volontà di proteggere e rilanciare la biodiversità locale.

Non meno significativo il lavoro sulla filiera lattiero-casearia: lo studio sulle proteine del latte delle razze bovine valdostane ha aperto la strada alla possibile produzione di latte A2A2, con potenziali benefici per la salute umana e nuove opportunità per i produttori.

Dal controllo ecologico delle infestanti alla coltivazione delle spugnole, passando per nuove tecniche di potatura del melo e per l’ottimizzazione dei processi produttivi della Fontina DOP: l’IAR punta su una ricerca applicata e concreta, capace di fare la differenza nelle aziende agricole.

Nel 2024, i laboratori dell’Istituto hanno eseguito quasi 5.000 analisi, di cui 1.300 microbiologiche, a supporto della qualità di latte, vini, ortaggi e frutta. Dati che confermano il ruolo centrale dell’Istituto non solo nella sperimentazione, ma anche nel sostegno diretto ai produttori.

Il filo conduttore del Rapporto 2024 è chiaro: integrare tradizione e innovazione, valorizzare il patrimonio territoriale e rendere l’agricoltura valdostana resiliente, sostenibile e competitiva. Una sfida tutt’altro che semplice, ma che la Valle d’Aosta sembra pronta ad affrontare con gli strumenti giusti.

«L’agriculture valdôtaine est aujourd’hui à la croisée des chemins : entre patrimoine vivant, transition écologique et innovation scientifique, elle peut devenir un modèle alpin de durabilité et d’excellence.»

📎 Consulta il rapporto completo dell’Institut Agricole Régional qui:
👉 https://www.iaraosta.it/unita-di-ricerca

pi/ma.du.

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