Parlare di guerra, di sterminio, di invasioni, di morti bianche, di ostaggi, di bambini uccisi sta diventando ormai una tragica quotidianità. E l’assurdo è che la società si sta abituando, sospinta da una politica urlante e da uno scontro ideologico immane…
E in fondo al tunnel nessuna luce, nessuna leadership di mediazione. Solo l’infame gioco del potere temporale con l’obiettivo di falsificare tutto.
Un contesto che forse ha poco a che vedere con ciò che vediamo e leggiamo, o che ci vogliono far credere.
Forse le vere ragioni alla base di certe azioni belliche, oggi poco comprensibili, affondano le radici nel progetto di moneta unica dei BRICS, annunciato al vertice dello scorso anno a Johannesburg. Un'iniziativa presentata come strumento per favorire gli scambi commerciali, ma che appare in realtà come un tentativo di spezzare l’egemonia del dollaro.
E se colleghiamo questa prospettiva agli ultimi fatti e, soprattutto, alle tensioni geopolitiche tra gli Stati Uniti e Paesi come Iran e Russia — entrambi membri del blocco BRICS, insieme a Brasile, India, Cina e Sudafrica — si delinea una chiave di lettura estremamente pericolosa per il futuro del nostro pianeta. Altro che ideologie!
E la Valle d’Aosta, in tutto questo, cosa c’entra?
Poco. Ma la vita continua, e anche la quotidianità. Come nel resto del Paese e dell’Europa. E noi, in Valle, avremo un’estate “caliente”, tra referendum, elezioni comunali e regionali. Appuntamenti importanti anche per i valdostani, soprattutto in questo contesto di deriva politica nazionale e internazionale.
Assisteremo all’avanzata delle legioni romane, sia di destra che di sinistra, attraverso generali e presunti centurioni pronti a invadere temporaneamente i nostri confini. Vedremo se il popolo valdostano avrà la schiena dritta o se si presterà a genuflessioni nazionaliste, populiste di estrema destra e di estrema sinistra.
Vedremo se i valdostani capiranno finalmente che è opportuno fare quadrato. Vedremo se i valdostani — quelli che non vanno più a votare perché delusi — si renderanno conto della loro vitale importanza in questo momento.
Vedremo se capiranno che, a livello locale, le sigle dei partitini de nos âtres, soprattutto a sinistra, rappresentano — come a destra — le legioni romane. Leggasi AVS e Cinque Stelle.
Ben venga quindi un progetto politico ampio, incardinato su un blocco autonomista, di centro, e di forze moderate attente osservatrici delle dinamiche territoriali locali. Vedremo se i valdostani capiranno che è necessaria un’ampia convergenza, e che si potrà resistere all’invasione nazionalista solo attraverso il dialogo e facendo squadra.
Questa volta non si vince da soli.
Vedremo se i valdostani lo capiranno, perché se è vero anche solo un terzo di ciò che leggiamo e vediamo a livello internazionale e nazionale, ci resta solo la nostra Valle d’Aosta. Con i suoi chiari e scuri, ci piaccia o no.
Et pourtant, dans ce monde en désordre, il ne nous reste peut-être que notre Petite Patrie, refuge d’une identité, d’une mémoire, d’une espérance. À condition de savoir encore la défendre.