La politica valdostana ci regala un’altra delle sue perle: un’alleanza tra l’estrema destra e l’estrema sinistra, che, dopo aver combattuto fianco a fianco per fermare una legge elettorale che non è certo la panacea di tutti i mali, si troveranno ora a tentare di bloccarla con un referendum. Ma, prima di tutto, facciamo un passo indietro. Cinque anni fa, la Valle d’Aosta si è dotata di una legge elettorale a preferenza unica, un sistema che, pur volendo semplificare la vita agli elettori, ha portato con sé una serie di limiti evidenti, come il consolidamento del potere dei soliti noti. Ora, la maggioranza in Consiglio regionale – con l’Unione Valdôtain, Stella Alpina e Pour l'Autonomie – ha deciso di fare un passo avanti, introducendo le tre preferenze, con l’obbligo che almeno una di esse sia di genere diverso, cercando di avvicinarci a un sistema più inclusivo. Ma il diavolo, si sa, sta nei dettagli.
E qui entra in scena il grande colpo di scena: Fratelli d’Italia, che non ci sorprende affatto, ha deciso di lanciare una raccolta firme per un referendum abrogativo contro questa legge, ottenendo l’appoggio inaspettato di Rete Civica e Europa Verde. E così, vediamo i difensori dei diritti civili, della parità di genere e della democrazia scendere a patti con una forza politica che farebbe di tutto per tornare a un sistema più autoritario, senza nemmeno far finta di cercare il consenso popolare. Rete Civica e i Verdi si uniscono a Fratelli d’Italia in nome di una "riforma" che, stranamente, non sembra affatto avere il sapore di progresso, ma piuttosto quello di un ritorno al passato.
Ma facciamo un piccolo passo indietro per cercare di capire se davvero stiamo parlando di una legge così scandalosa. Cinque anni fa, abbiamo scelto una legge elettorale a preferenza unica, che certo ha garantito un maggior controllo, ma ha anche mortificato la partecipazione democratica. La nuova legge, che introduce le tre preferenze, fa un tentativo di mettere al centro la parità di genere e di rendere il sistema più inclusivo. Certo, non è perfetta. Ma non è nemmeno il disastro che vogliono farci credere. In effetti, sarebbe stato meglio, magari, ispirarsi ai Cantoni svizzeri, dove il governo è composto da cinque membri, con il presidente che si alterna ogni anno, evitando il rischio di un sistema troppo personalista. Un passo verso il federalismo, verso una vera democrazia partecipativa. Ma no, non siamo a Berna, e la Valle non è un Cantone, anche se ogni tanto ci piace fare finta di esserlo.
Non vogliamo certo il modello Trump, Putin, Orban – è ovvio. Eppure, anche la proposta delle tre preferenze, seppur timida, è un miglioramento rispetto alla situazione precedente. Eppure, ci troviamo con l’assurda alleanza tra Fratelli d’Italia e la sinistra “radicale” di Rete Civica e dei Verdi, pronti a fermare una riforma che, pur non essendo perfetta, è un tentativo di modernizzare il sistema elettorale e renderlo più inclusivo. È il classico esempio di un sistema politico che preferisce la “stabilità” di un passato sempre uguale, piuttosto che un’incerta evoluzione che però potrebbe portare a un vero cambiamento.
La raccolta firme per il referendum diventa così una farsa, una manifestazione di ipocrisia politica che dimostra come le alleanze, pur di fermare ogni accenno di progresso, siano disposte a saltare da una parte all’altra dello spettro politico. Non è difficile immaginare il messaggio che arriva da queste alleanze: “Cambiare? Mai!” Ma in questo modo si crea solo una politica che, pur di non affrontare il futuro, resta prigioniera di un passato che non offre altro se non il consolidamento di poteri già troppo forti.
La “preferenza unica” – quella che stiamo cercando di evitare con l’introduzione delle tre preferenze – sarebbe la vera mortificazione della democrazia. È un sistema che rafforza il controllo della classe dirigente, mantenendo in vita un sistema che ha fatto il suo tempo. Eppure, c’è chi cerca di spingerci verso questa via, con l’illusione che meno cambiamento sia meglio. Ma il cambiamento è necessario, e il ritorno alla preferenza unica sarebbe una garanzia per il mantenimento del potere nelle mani di pochi.
Le tre preferenze, seppur non un trionfo della parità di genere, sono comunque un passo in avanti, soprattutto rispetto al passato. Mentre il referendum minaccia di riportarci indietro, Rete Civica e i Verdi, con la loro adesione alla raccolta firme, sembrano rinunciare alla possibilità di fare un vero cambiamento. Quello che viene proposto è un ritorno a un passato che non possiamo più permetterci, un passato in cui la politica era più una questione di “accordi tra amici” che di vera rappresentanza popolare.
La Valle d'Aosta ha bisogno di un sistema che, pur imperfetto, apra la strada a una vera inclusività e parità di genere. Non possiamo permetterci di essere il palcoscenico per questa commedia politica che non fa altro che mascherare un ritorno al passato. Il referendum, alla fine, è solo l’ennesimo pretesto per fermare un cambiamento che, pur tra mille difficoltà, potrebbe davvero segnare la differenza. La politica valdostana ha bisogno di coraggio, non di alleanze incoerenti che, anziché costruire, distruggono ciò che di buono potrebbe esserci.
Convergenze preoccupanti
politique valdôtaine nous offre encore une de ses perles : une alliance entre l’extrême droite et l’extrême gauche, qui, après avoir combattu côte à côte pour stopper une loi électorale qui n’est certainement pas la panacée de tous les maux, se retrouvent maintenant à tenter de la bloquer par un référendum. Mais, avant tout, faisons un pas en arrière. Il y a cinq ans, la Vallée d’Aoste s’est dotée d’une loi électorale à préférence unique, un système qui, tout en cherchant à simplifier la vie des électeurs, a entraîné une série de limites évidentes, comme le renforcement du pouvoir des mêmes élites. Aujourd’hui, la majorité au Conseil régional – composée de l'Union Valdôtaine, Stella Alpina et Pour l'Autonomie – a décidé de faire un pas en avant, en introduisant trois préférences, avec l’obligation qu’au moins l’une d’elles soit d’un genre différent, cherchant ainsi à nous rapprocher d’un système plus inclusif. Mais le diable, comme on dit, se cache dans les détails.
Et c’est ici qu’intervient le grand rebondissement : Fratelli d’Italia, ce qui ne nous surprend pas du tout, a décidé de lancer une collecte de signatures pour un référendum abrogatif contre cette loi, obtenant le soutien inattendu de Rete Civica et d’Europa Verde. Ainsi, nous voyons les défenseurs des droits civils, de la parité des genres et de la démocratie s’entendre avec une force politique prête à tout pour revenir à un système plus autoritaire, sans même feindre de rechercher un consensus populaire. Rete Civica et les Verts s’unissent à Fratelli d’Italia au nom d’une "réforme" qui, curieusement, ne semble nullement avoir le goût du progrès, mais plutôt celui d’un retour au passé.
Mais faisons un petit pas en arrière pour essayer de comprendre si nous parlons vraiment d’une loi aussi scandaleuse. Il y a cinq ans, nous avons choisi une loi électorale à préférence unique, qui certes a garanti un plus grand contrôle, mais a aussi mortifié la participation démocratique. La nouvelle loi, qui introduit les trois préférences, tente de mettre au centre la parité des genres et de rendre le système plus inclusif. Certes, elle n’est pas parfaite. Mais elle n’est pas non plus le désastre que l’on cherche à nous faire croire. En fait, il aurait été préférable, peut-être, de s’inspirer des Cantons suisses, où le gouvernement est composé de cinq membres, avec un président qui tourne chaque année, évitant ainsi le risque d’un système trop personnalisé. Un pas vers le fédéralisme, vers une véritable démocratie participative. Mais non, nous ne sommes pas à Berne, et la Vallée d’Aoste n’est pas un canton, même si parfois nous aimons faire semblant de l’être.
Nous ne voulons certainement pas du modèle Trump, Poutine, Orban – c’est évident. Pourtant, même la proposition des trois préférences, bien que timide, est une amélioration par rapport à la situation précédente. Et pourtant, nous nous retrouvons avec l’absurde alliance entre Fratelli d’Italia et la "gauche radicale" de Rete Civica et des Verts, prêts à stopper une réforme qui, bien qu’imparfaite, est une tentative de moderniser le système électoral et de le rendre plus inclusif. C’est l’exemple classique d’un système politique qui préfère la "stabilité" d’un passé toujours le même, plutôt qu’une évolution incertaine qui pourrait pourtant mener à un vrai changement.
La collecte de signatures pour le référendum devient ainsi une farce, une manifestation d’hypocrisie politique qui montre comment les alliances, pour stopper toute avancée, sont prêtes à sauter d’un bord à l’autre de l’échiquier politique. Il n’est pas difficile d’imaginer le message qui transparaît de ces alliances : "Changer ? Jamais !" Mais de cette manière, on crée simplement une politique qui, par peur de l’avenir, reste prisonnière d’un passé qui ne nous offre rien d’autre que le renforcement des pouvoirs déjà trop forts.
La "préférence unique" – celle que nous cherchons à éviter avec l’introduction des trois préférences – serait la véritable mortification de la démocratie. C’est un système qui renforce le contrôle de la classe dirigeante, maintenant en vie un système qui a fait son temps. Pourtant, certains cherchent à nous pousser vers cette voie, avec l’illusion que moins de changement est préférable. Mais le changement est nécessaire, et le retour à la préférence unique serait une garantie pour le maintien du pouvoir entre les mains de quelques-uns.
Les trois préférences, bien qu’elles ne soient pas un triomphe de la parité des genres, sont néanmoins un pas en avant, surtout par rapport au passé. Tandis que le référendum menace de nous ramener en arrière, Rete Civica et les Verts, en s’associant à la collecte de signatures, semblent renoncer à la possibilité de provoquer un véritable changement. Ce qui est proposé, c’est un retour à un passé que nous ne pouvons plus nous permettre, un passé où la politique était plus une question d’"accords entre amis" que de véritable représentation populaire.
La Vallée d’Aoste a besoin d’un système qui, bien qu’imparfait, ouvre la voie à une véritable inclusion et parité des genres. Nous ne pouvons pas nous permettre d’être le théâtre de cette comédie politique qui ne fait que masquer un retour au passé. Le référendum, en fin de compte, n’est qu’un nouveau prétexte pour stopper un changement qui, malgré mille difficultés, pourrait réellement faire la différence. La politique valdôtaine a besoin de courage, pas d’alliances incohérentes qui, plutôt que de construire, détruisent ce qui pourrait être positif.