Nel mondo del gossip politico, le fughe e le defezioni sono il pane quotidiano. E così, mentre il “sistema” si muove con la grazia di un pachiderma in una cristalleria, Christian Ganis decide di prendere la porta. Un gesto che, a ben vedere, è l’epilogo di una storia di malcontento e frustrazione dentro la Lega Vallée d’Aoste. Un capitolo che merita di essere raccontato, con un pizzico di ironia e un occhio critico.
Ganis, figura di spicco e risorsa preziosa della Lega in Bassa Valle, si è sentito escluso da un partito che ha spesso scelto la via dell'imposizione rispetto alla condivisione. Se “non è tutto oro quel che luccica”, nel caso della Lega, pare che nemmeno il luccichio sia rimasto. Le decisioni del direttivo, lontane dalle esigenze del territorio, hanno trasformato il clima in una sorta di eterno inverno polare, dove i rapporti interpersonali sono congelati da una gestione che poco ha a che vedere con l’ideale di federalismo che, un tempo, animava le menti di molti.
Arrivando alla festa di Pontida, l’evento che doveva essere un momento di celebrazione si è tramutato nella classica “goccia che fa traboccare il vaso”. Ganis, e con lui altri, hanno cominciato a sentire l’eco di una Lega che si sta lentamente snaturando, abbandonando i suoi ideali per rincorrere le sirene dell’ultradestra. "Chi va piano va sano e va lontano", si dice, ma forse la Lega ha dimenticato questo aforisma e ora corre a perdifiato, temendo di essere superata sulla destra da figure come Roberto Vannacci.
Il malcontento cresce, e non è un caso che il fenomeno della fuoriuscita di eletti si faccia sempre più evidente. Un segnale chiaro, che ricorda i tempi in cui si diceva “l'unione fa la forza”, ma che oggi sembra risuonare più come un’invocazione disperata nel deserto. Prendiamo, ad esempio, quanto accaduto in Sardegna, dove i rappresentanti del Partito Sardo d’Azione hanno deciso di chiudere il capitolo con la Lega e cercare nuove fortune con Forza Italia. Una mossa che, a ben vedere, non è solo una semplice ricomposizione politica, ma un vero e proprio atto di fede nel potere del cambiamento.
E qui entra in scena Forza Italia, che si ritrova così con un’importante opportunità tra le mani. In questo contesto, possiamo quasi immaginare Silvio Berlusconi, con il suo famoso “Io sono un imprenditore”, guardare con un sorriso compiaciuto l’acquisizione di nuove risorse, come un abile giocoliere che riceve nuove palline da lanciare in aria. Tuttavia, sarà sufficiente un rimpasto per garantire una ricetta vincente? L’ottimismo è d’obbligo, ma la cautela è consigliata.
In definitiva, la fuga di Ganis e le sue motivazioni parlano chiaro: un’epoca sta volgendo al termine e una nuova era, con nuove alleanze e nuovi volti, è già alle porte. E come diceva il saggio, “Non è mai troppo tardi per cambiare rotta”. Resta da vedere se Forza Italia saprà guidare questa nave, o se, come spesso accade nella politica, il timone finirà per andare a zig-zag.