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Chez Nous | 27 settembre 2024, 08:00

Ridateci il medico della mutua

Sembra che il medico sia diventato un burocrate della salute, più interessato a riempire moduli e a gestire la fila degli appuntamenti che a toccare effettivamente il paziente

Ridateci il medico della mutua

Un tempo c'era il "medico della mutua", una figura quasi mitologica nella vita italiana: sempre pronto a fare una visita a domicilio, con la sua borsa nera di pelle e il termometro al seguito, era un simbolo rassicurante. Il nostro Alberto Sordi, nei panni del dottor Giulio Tersili, lo rappresentò con ironia e affetto: un medico capace di tutto pur di mantenere la sua reputazione, e pronto a mettersi a disposizione del paziente (per quanto questo significasse fare qualche compromesso).

Ma oggi, quel personaggio è quasi sparito. Ora abbiamo il "medico di famiglia" o "medico di base", che sembrerebbe essersi trasformato in una figura sempre più lontana e intangibile. Non più pronto a correre in soccorso al minimo malanno, ma piuttosto un distributore automatico di ricette e impegnative, più impegnato a fissare appuntamenti che a prendere in mano uno stetoscopio.

Cosa è successo in questi decenni? Sembra che il medico sia diventato un burocrate della salute, più interessato a riempire moduli e a gestire la fila degli appuntamenti che a toccare effettivamente il paziente. Si è trasformato in una sorta di gatekeeper delle prescrizioni: vuoi una medicina? Prima devi prenderti l'appuntamento. Hai bisogno di una visita specialistica? Ecco una bella impegnativa da esibire come trofeo in un labirinto di attese infinite. E se per caso il medico è troppo impegnato (cosa che capita spesso), il paziente, un po’ in preda al panico, si rifugia al Pronto Soccorso, intasando il sistema di emergenza.

Ma è davvero colpa del povero dottore se oggi ci ritroviamo in questa situazione? Certo, la burocrazia è diventata la bestia nera della sanità. Più il sistema diventa complesso, più i medici devono combattere contro la burocrazia, il che lascia poco spazio per fare ciò che una volta era il loro compito principale: curare.

Anna Lisa Mandorino di Cittadinanzattiva ha recentemente evidenziato che la carenza di servizi sul territorio, soprattutto nelle aree più remote, è una questione di profonda disuguaglianza. E la sua soluzione? Un’alleanza tra istituzioni, professioni sanitarie e cittadini. Sì, suona benissimo! Ma forse abbiamo bisogno di un'idea più radicale, più creativa, o almeno un po’ meno burocratica.

E allora, cosa possiamo fare per riportare il medico al servizio dei cittadini, senza dover attendere mesi per una visita o intasare il pronto soccorso? Potremmo iniziare a pensare fuori dagli schemi, magari con un po’ di ironia e pragmatismo.

Perché non tornare al vecchio medico della mutua, ma con una svolta tecnologica? Il dottore del futuro potrebbe arrivare non con la borsa di pelle, ma con un drone medico: ti visita in remoto, misura la febbre con telecamere a infrarossi, e se serve, ti consegna direttamente le medicine alla porta. Niente più code, niente più attese.

E se tornassimo al vecchio caro telefono pubblico, ma versione 3.0? Per le piccole emergenze, installiamo delle cabine "mediche" in cui inserisci il codice fiscale e magicamente compare sullo schermo un medico in carne e ossa (o almeno in pixel). Consulenze rapide, prescrizioni immediate, e un tasto per richiedere una visita a domicilio solo in casi davvero urgenti.

Un'idea più seria: educare i cittadini a prendersi cura della propria salute in modo più efficace. Magari con mini-corsi gratuiti in cui si imparano nozioni di base per autodiagnosi e pronto soccorso domestico. Una popolazione più informata potrebbe risparmiare tempo al medico, alleggerendo anche la pressione sui servizi di emergenza.

Scherzi a parte, il punto rimane: il nostro sistema sanitario è in crisi, non solo per la mancanza di medici, ma per l'inefficiente distribuzione delle risorse. Se non si trova il modo di riportare la sanità più vicina ai cittadini, rischiamo di avere una medicina sempre più robotizzata, dove i rapporti umani – un tempo fondamentali – sono sostituiti da algoritmi e app.

Ma forse un po’ di tecnologia non farebbe male. In fin dei conti, la domanda resta: il medico di famiglia riuscirà mai a riconquistare il suo antico ruolo, o continueremo a vederlo solo attraverso lo schermo di un computer? E se sì, sarà davvero un problema? Davvero la Valle d'Aosta con la sua Autonomia Speciale non può creare un sistema sanitario a misura di paziente?

piero.minuzzo@gmail.com

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