È innegabile che le nostre società abbiano un problema di rispetto nei confronti della donna e un atteggiamento di possesso, neanche troppo implicito. Un'idea della donna sessualizzata e ridotta ad oggetto: da comprare, per il capitalismo è solo questione di prezzo, da “smontare e rimontare” come il pezzo di un’automobile o da costringere con la violenza.
La condanna di atteggiamenti sminuenti e violenti dovrebbe essere unanime; coerente, attraverso la Legge, dovrebbe essere la sua applicazione – compresa la repressione – e l'azione culturale.
Il comportamento di alcuni coscritti è grave, ma ancora più grave è il tifo del consigliere regionale leghista Manfrin, il silenzio degli unionisti e la presa di posizione del PD che l’hanno scorso, sullo stesso argomento, è stato in silenzio e minimizzava.
Questa non è né tradizione, né goliardia, ma una deriva all'imbarbarimento generale. L'abuso di alcol è sempre stato un problema della Valle d'Aosta e non pare civile, né necessario, aggiungere a questa sub cultura, anche quella del patriarcato tossico.
In queste ultime settimane, l'Alta Valle è stata interessata da ben due casi di aggressione sessuale nei confronti di giovani ragazze. Il diritto ad autodeterminarsi della donna si esplica anche attraverso il diritto alla sua sicurezza e questo si ottiene smontando narrazioni tossiche (e per nulla goliardiche).
Valle d'Aosta Aperta chiede una ferma presa di posizione da parte del Prefetto e di tutte le istituzioni che dovrebbero prendere le distanze da simili atteggiamenti.