La memoria come strumento civile. L’educazione come antidoto alla violenza. Il 9 maggio, in occasione del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo, la scuola italiana è chiamata a un gesto alto e necessario: ricordare chi ha perso la vita per mano della violenza ideologica, e trasformare quel ricordo in educazione civile.
Lo ricorda con forza il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, che attraverso il suo presidente, prof. Romano Pesavento, rinnova l’impegno a fare delle aule scolastiche un presidio di democrazia attiva e consapevole.
“Questa giornata rappresenta un momento fondamentale per riflettere, nelle scuole, sul dolore e sul sacrificio delle vittime del terrorismo, sia interno che internazionale, che ha profondamente segnato la nostra Repubblica”, afferma Pesavento.
La data del 9 maggio non è casuale: è il giorno in cui, nel 1978, fu ritrovato il corpo dell’onorevole Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, assassinato dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia. Un nome diventato simbolo di tutte le vite spezzate dall’odio ideologico.
Ma non fu il solo.
Il Coordinamento ricorda con commozione altre vittime illustri di quegli anni drammatici:
Carlo Casalegno, giornalista e vicedirettore de La Stampa, ucciso nel 1977;
Guido Galli, magistrato assassinato da Prima Linea nel 1980;
Ezio Tarantelli, economista eliminato nel 1985;
Roberto Ruffilli, consigliere politico di alto profilo, ucciso nel 1988;
Le 85 vittime della strage alla stazione di Bologna, nel più grave attentato terroristico della storia repubblicana.
“A tutte queste vittime — insieme a decine di altre meno note ma non meno importanti — va il nostro pensiero e la nostra riconoscenza”, dichiara Pesavento.
“La scuola ha il dovere di fornire agli studenti strumenti critici per comprendere i fenomeni che minacciano la democrazia e sviluppare una solida cultura della pace.”
La memoria come azione educativa permanente
Il Coordinamento invita i docenti di tutte le discipline a dedicare parte della giornata del 9 maggio a momenti di riflessione con gli studenti, attraverso:
lavori multimediali,
letture tematiche,
attività teatrali e artistiche,
incontri con familiari delle vittime e testimoni del tempo.
L’obiettivo è fare in modo che la memoria non resti confinata alla commemorazione, ma diventi esercizio critico, “un atto di democrazia e un presidio contro ogni forma di violenza e sopraffazione.”
“Solo educando al rispetto della vita, dei diritti fondamentali e del dialogo possiamo prevenire l’odio e l’intolleranza”, sottolinea Pesavento.
Una memoria viva, non retorica
Nel tempo dei social e dell’informazione veloce, il rischio di banalizzare la storia è alto. Ma è proprio la scuola, ribadisce il CNDDU, a dover essere argine alla superficialità. E in questo Giorno della Memoria, è forte il messaggio lanciato a tutte le comunità educanti:
“Ricordare non è solo un atto di pietà: è un dovere morale e civile.