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ATTUALITÀ POLITICA | 23 maggio 2024, 16:45

Un’Europa forte, coesa e unita. La sfida di Gianfranco Librandi: «Per essere protagonisti servono gli Stati Uniti d’Europa»

Le elezioni dell’8 e 9 giugno vedranno in campo Gianfranco Librandi: imprenditore con esperienza quarantennale, già deputato di Italia Viva e fondatore di L’Italia c’è, ha aderito convintamente alla proposta riformista e fortemente europeista di Stati Uniti d’Europa: «In un mondo interconnesso e globalizzato – spiega – nessun singolo Paese europeo può pensare di confrontarsi con colossi come la Cina e gli Stati Uniti». Le sue proposte e le sue priorità

Gianfranco Librandi, candidato alle elezioni europee con Stati Uniti d'Europa

Gianfranco Librandi, candidato alle elezioni europee con Stati Uniti d'Europa

La sfida è ambiziosa fin dal nome della lista: Stati Uniti d’Europa. Non solo un nome sulla scheda elettorale, ma un sogno: portare l’Unione Europea verso gli Stati Uniti d’Europa, appunto.
Un sogno coltivato da pensatori come Turati e Spinelli e a cui sei realtà – Italia Viva, +Europa, Partito socialista italiano, Radicali italiani, Libdem europei e L'Italia c’è – intendono dare concretezza.
Lo hanno fatto unendo le forze in vista delle elezioni di sabato 8 e domenica 9 giugno.

Un appuntamento che vedrà in campo anche Gianfranco Librandi, imprenditore con esperienza quarantennale, già deputato di Italia Viva e fondatore di L’Italia c’è.
Librandi ha aderito convintamente alla proposta riformista e fortemente europeista di Stati Uniti d’Europa: «In un mondo interconnesso e globalizzato – spiega – nessun singolo Paese europeo può pensare di confrontarsi con colossi come la Cina, gli Stati Uniti o il blocco del sud-est asiatico». 

Gianfranco Librandi, che cosa l’ha spinta a mettersi in gioco in prima persona?  
«Al di là della mia passione per la politica e della volontà di mettere la mia esperienza di imprenditore al servizio della collettività, c’è una considerazione fondamentale che mi ha spinto ad impegnarmi in questa competizione elettorale, tanto impegnativa e faticosa quanto entusiasmante.
In un mondo ormai fortemente interconnesso e globalizzato, nessun singolo Paese europeo, neppure il più forte, può pensare di confrontarsi con risultati positivi con colossi come la Cina, gli Stati Uniti o il blocco del sud-est asiatico.
Se vogliamo essere protagonisti e non dei semplici comprimari, dobbiamo unire le forze, metterci insieme, remare compatti nella stessa direzione.
Altrimenti saremo condannati ad essere dei modesti ed irrilevanti spettatori, non solo dal punto di vista economico ma anche nella politica estera, commerciale o di difesa». 

Lei si candida a rappresentare in particolare il territorio del Nord-Ovest. Quali sono le priorità di questi territori?
«Il collegio del Nord-Ovest comprende regioni che sono da sempre il motore economico del nostro Paese. Una delle priorità di questi territori è il desiderio e la volontà di continuare ad esserlo, operando in condizioni favorevoli alla crescita del territorio e al conseguente benessere dei cittadini, potendo contare su una classe politica che operi e si impegni per rimuovere i tanti ostacoli che si frappongono al raggiungimento di questo risultato.
Tassazione eccessiva, burocrazia asfissiante, sistema finanziario esoso. Sono tanti i problemi che il mondo dell’impresa deve affrontare.
Ma ci sono tante altre priorità in questi territori. La crescita della povertà in regioni da sempre considerate ricche è un fenomeno di fronte al quale non possiamo più chiudere gli occhi.
Il tema ambientale deve essere prioritario per quanto graduale, il sostegno ai giovani costretti a trasferirsi all’estero per sfruttare opportunità che noi non riusciamo ad offrirgli è irrinunciabile, cosi come l’attenzione al mondo del lavoro e dell’occupazione».

Da imprenditore che lavora nel mercato internazionale avrà un’attenzione particolare per le esigenze di questo settore.
«Certamente, anche perché potrò mettere a frutto l’esperienza acquisita in ormai quarant’anni di attività. Mi impegnerò perché le aziende e gli imprenditori del territorio possano trovarsi nella condizione di poter fruire dei tanti sostegni e finanziamenti che l’Unione europea mette a disposizione. È davvero assurdo che ci vengano assicurate ingenti risorse per rafforzare il nostro territorio e noi si faccia fatica ad utilizzarle.
Se sarò eletto, aprirò uno sportello nel territorio per informare le nostre aziende sulle opportunità offerte dall’Europa ed affiancarle nella predisposizione delle domande, processo spesso complesso e complicato.
Lo so che l’hanno già promessi in molti, ma il problema è che nessun europarlamentare l’ha mai fatto».

A quali elettori si rivolge in particolare la lista Stati Uniti d’Europa?
«Ci rivolgiamo a chi crede in un’Europa forte, coesa ed unita, ben governata e lontana da egoistici nazionalismi e sovranismi.
Un’Europa che si apra al mondo e non si rinchiuda in anacronistici confini, che diventi terra di opportunità e di speranza, con un ben chiaro posizionamento geopolitico.
Un’Europa che faccia tesoro delle esperienze del passato ma che guardi al futuro ed alle nuove tecnologie, dove la sostenibilità ambientale non deve essere mera ideologia, pronta a riforme istituzionali non più rinviabili.
Un’Europa che riesca ad armonizzare le politiche fiscali, che si doti di una politica estera e di difesa comune, a partire da un unico esercito, che dia protezione ai deboli ed ai fragili.
Una casa comune, quindi, che possa far sentire la nostra voce nel mondo».

Anche Matteo Renzi è in campo. Il leader di Italia Viva ha assicurato che, se venisse eletto, andrà a Bruxelles. È la dimostrazione della centralità dell’Europa nella vostra visione politica?
«Certamente, se così non fosse non avremmo chiamato la nostra lista Stati Uniti d’Europa.
E la dimostrazione di quanto l’Europa sia centrale nel nostro progetto politico sta proprio in questo fatto inconfutabile: se sarà eletto, Matteo Renzi siederà veramente al parlamento europeo, a dimostrazione che nella nostra lista chi si candida lo fa per dare voce agli Italiani in Europa, non per prendere i voti e scappare.
Meloni, Schlein, Tajani e Calenda, che chiedono consenso preannunciando che in Europa non metteranno piede prendono in giro gli elettori». 

È nota la sua stima nei confronti di Matteo Renzi. Che cosa ha in più rispetto agli altri leader politici?
«Credo che non debba essere io a tessere le lodi di Matteo Renzi, di certo non ne ha bisogno.
Un politico che a neanche 50 anni è stato sindaco e presidente della Provincia di Firenze, segretario di uno dei principali partiti italiani, presidente del Consiglio, senatore, presidente del Consiglio dell’Unione europea e per finire presidente di Italia Viva si presenta da solo.
E i 1024 giorni del governo Renzi hanno dato all’Italia una serie di riforme e di riduzione della tassazione irripetibili, ricordo solo il taglio dell’Ires, lo stop all’Irap sul lavoro, il Jobs Act, l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, lo stop alle tasse agricole, le unioni civili, il dopo di noi, la riforma del terzo settore e tanto altro.
Se a tutto questo aggiungiamo che gli interventi di Renzi su temi politici, economici o geopolitici incantano gli uditori, qualsiasi sia la loro appartenenza partitica, è chiaro perché Renzi ha una marcia in più».

Anche lei vorrebbe vedere Mario Draghi alla guida della Commissione Europea?
«Assolutamente sì. Mario Draghi è un numero uno, un fuoriclasse che tutta l’Europa ci invidia. Sarebbe la persona giusta al posto giusto nel momento giusto, con tutte le capacità di traghettare l’Unione Europea verso gli Stati Uniti d’Europa».

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