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Vite in ascesa | 29 marzo 2024, 10:00

UNA VETTA E UN LIBRO PER CAPIRE IL MIRACOLO DELLA VITA

di Lodovico Marchisio e Marina Portigliatti con la gradita collaborazione di Arnaldo Reviglio

Marina Portigliatti e Arnaldo Reviglio con a sn. Lodovico Marchisio

Marina Portigliatti e Arnaldo Reviglio con a sn. Lodovico Marchisio

C’è un monte quasi sconosciuto che si chiama il “Becco del lupo” ed è situato sopra Valgioie in un angolo sperduto della Val Sangone, il cui centro, Giaveno, è a 9 Km di distanza, non lontano dal Colle Braida, collegamento con la Valle di Susa, a poca distanza dalla Sacra di San Michele (provincia di Torino), monumento simbolo del Piemonte, e a 10 Km da Avigliana.

Questo picco roccioso è sormontato da una croce, accanto ad un santo di cui non si conosce il nome, con la testa in gesso purtroppo distrutta (si spera dagli agenti atmosferici e non da qualche vandalo di passaggio, questo in considerazione che la vetta avendo alcuni passaggi di II grado esposti - da noi fatti in libera -  non dovrebbe essere raggiunta da quella categoria di persone che di solito amano distruggere tutto ciò che trovano).

Sentiero che porta alla cima

Questa vetta è stata rivalorizzata grazie alla messa in opera del “Sentiero dei poeti” che s’incontra dall’alto, superando il Belvedere di Combravino e raggiungendo il Belvedere di Modoprato (borgate di Valgioie). L’ideatore di questo sentiero è il poeta e scrittore Luigi Angelino, figlio di Partigiano, in arte "l'Angelino", che lo ha illustrato a tanti appassionati di camminate durante l’evento: "Poesie in cammino" e lo cura con un certosino lavoro finalizzato alla sua manutenzione e valorizzazione, svolte per dare al percorso  l’impronta dei suoi brani poetici incisi nel legno.

Per ascendere a questa cima,  a passo normale, ho impiegato con mio figlio, che mi aiutava a procedere, circa due ore dalla frazione di  Modoprato di Valgioie,  dalla quale si parte a piedi. Mi sono avventurato in questa piccola impresa,  perché come leggerete nella seconda parte dell’articolo, chi pratica la montagna, chiunque cammini molto e nello sport in genere, il “Parkinson” regredisce e quindi non solo per chi fa alpinismo come me … Nel video realizzato da mio figlio viene evidenziato tutto quello che questa salita ha comportato.

La dottoressa Rossella Morra (nella foto) di Avigliana, medica chirurga, specialista in anestesia e rianimazione, che svolge un’attività di libera professionista sul territorio utilizzando tecniche di medicina manuale e manipolativa, in un contesto di terapia del dolore, ed è anche Assessore alle Politiche Giovanili, Sport e Benessere ad Avigliana, ha per l’appunto comprovato e attestato che sul percorso per pervenire in vetta al “Becco del Lupo”  si è verificata la mia “temporanea” guarigione sul Parkinson che avviene  durante una mia scalata in montagna.

Con altre qualificate persone, delle quali ometto i nomi solo per non precorrere i tempi, organizzeremo una serata dove, nel corso della medesima, sarà anche presentato in anteprima il libro “Guarigioni d’amore” con la coautrice Roberta Maffiodo.

Ecco le parole da lei espresse in uscita dopo più di un mese d’ospedale e clinica: “Bisogna vivere la vita nel migliore dei modi perché è il bene più prezioso che si possa avere, e nel contempo, ricercarsi,  più innamorati di prima. Quando si tocca il fondo, come è successo a me, è duro rialzarsi, ma qui  devo ringraziare il mio adorato marito. Quando si è sul punto del “non ritorno” allora s’inizia a lottare perché tutto non finisca: se sono ancora qua devo dire grazie ai medici, a Dio e a mio marito. Sapete come la penso adesso? “Adoro vivere e trasmettere alle altre persone quanto è bella la vita, ora  con questo libro che vi parla anche di miracolose guarigioni”.

In vetta sconfiggendo la stanchezza e vincendo il parkinson

L’altra guarigione riguarda me e il Parkinson, grazie anche alla tenacia dei miei figli: Walter (alpinista come me) che mi conduce fisicamente sulle cime per comprovare quanto asserito anche da Rossella Morra e Stella (mia figlia, ex campionessa di arrampicata sportiva) che, residente in Canada, ha lanciato un appello ai media per valorizzare tale teoria che ormai è certezza comprovata anche da tante associazioni parkinsoniste. Per citare un esempio, ecco quanto attesta il parkinsonologo dott. Modugno:Un giocatore di basket malato di Parkinson si commuove e io asserisco: "lo sapevo, lo sapevo, sta attivando i suoi schemi motori di base, sta usando la sua memoria cestistica e così la sua maledetta malattia viene per un attimo messa in panchina e lui torna quasi sano. Appena torna a fare cose non legate al basket come bere, ecco che il Parkinson ricompare e il suo corpo regredisce. Incredibile!".

Quest’ultimo caso è un’ulteriore dimostrazione che scambi di esperienze, spazi d’incontri, amicizie, metodi di cura legati alla montagna, al ballo e allo sport in genere, sono  più che terapeutiche.

ascova

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