Un Trekking di tutto rispetto attorno all’Isola Palmaria, che almeno una volta nella vita sarebbe bello poterlo fare, come la vicina isola del Tino, descritta su questo quotidiano nella rubrica “Vite in ascesa” del 25 agosto 2023 e abbinabile a questo itinerario se si può rimanere 2 giorni in zona.
SCHEDA TECNICA:
Altezza Massima raggiungibile: 110 m
Tempo di salita: Giro dell’isola 3 h (3,45 h con la digressione F+ alla Rocca della Zigarella)
Tempo Totale (AR): Essendo un anello completo è lo stesso del tempo precedente
Dislivello: 310 m a causa dei diversi saliscendi (400 m circa includendo la Rocca della Zigarella)
Difficoltà: E (con variante F+)
Materiale occorrente: Bastoncini da trekking (corda utile con qualche rinvio solo se si ha intenzione di compiere la digressione alla Rocca della Zigarella)
Accesso in auto: Genova, la Spezia, Portovenere, battelli per l’isola (informarsi sugli orari).
Località di partenza: Sbarco portuale del battello da Portovenere all’Isola Palmaria. Per informazioni sugli orari: “Navigazione Golfo dei Poeti, tel. 0187/732987”.
Località di arrivo: Idem
Verso la cima (sullo sfondo) dell'isola
Descrizione Itinerario: L’Isola Palmaria ha una superficie di 6,5 Km quadrati ed è la più grande delle tre isole del Golfo della Spezia. Le altre due isole sono: Tino (visitabile solo durante le festività di San Venerio) e Tinetto. Dal porto dell’isola in località Terrizzo, si prende a sinistra (direzione di arrivo e di sbarco) seguendo un segnavia ben evidente che va a costeggiare uno stabilimento balneare sino in prossimità di una stradicciola. Occorre a questo punto aggirare una zona militare iniziando subito dopo a salire su un’evidente mulattiera (segnaletica CAI unificata con segnavia: bianchi e rossi), che con diverse serpentine in una zona mediterranea rigogliosissima, sale fino a una quota approssimativa di circa 110 m. Il punto più alto dell’isola (185 m) è zona militare, quindi non merita una digressione. Continuare per sentiero prendendo come punto di riferimento il tubo della conduttura dell’acqua dell’isola. Per vecchie aree coltivate si traversa una zona pianeggiante molto panoramica fino a che il sentiero ben segnalato inizia a scendere in modo deciso e tortuoso verso il mare in direzione del Piazzale dell’Aereonautica.
Marcia di avvicinamento
Poco oltre vi è il pontile al quale approdano in estate i battelli provenienti da La Spezia. Si prosegue su una carrareccia in terra battuta che conduce alla spiaggia del Pozzale. Siamo in una zona rocciosa non indifferente caratterizzata dalla (ahimè) cava di marmo dell’isola. Per i più ardimentosi qui è possibile compiere una digressione adrenalinica alla Rocca della Zigarella (95 m) chiamata anche Rocca dei Colombi o Capo dell’Isola. Un sentiero giallo che scende verso la cava, permette di scorgere alcune gallerie artificiali e piccole forre che conducono a un’evidente quanto profonda crepa. Da qui sembra impossibile proseguire. Guardando invece in direzione di una caverna con arco naturale, si traversa su un’esposta cengia con il mare sotto di noi a picco! Si scende con esposta camminata fino alla spiaggia della Zigarella. Da qui guardando in direzione dell’Isola del Tino (proprio davanti a noi), si sale su esposte rocce sporgenti sul mare (corda utile) fino ad un falsopiano con vecchie rotaie che servivano a spostare con carrelli le estrazioni di marmo della cava in prossimità della prima cima.
Da qui chi vuole raggiungere la vetta principale, sporgente sull’abisso, deve affrontare in cordata (II° espostissimo) una serie di vecchi infissi semidivelti che permettono un’arrampicata articolata assicurando le fettucce in clessidre naturale o infissi artificiali. Con divertente ginnastica si perviene a un caminetto che esce proprio sul punto culminante della vetta (digressione di 30 min). Impressionante vista sul mare.
In discesa, assicurando i più inesperti con la corda, si torna alla vetta B o Cima della Rotaia, per poi ricongiungersi al sentiero di andata (15 minuti scarsi). Per chi non voglia compiere questa digressione, dalla carrareccia che raggiunge la base della cava di marmo (punto della variante), ci si porta a destra dove parte il sentiero segnalato che conduce al “Semaforo”. Si percorre un caratteristico bosco di leccio che conduce a una quota approssimativa di 100 m, ove il bosco ha termine e si sbuca su uno spazio aperto in prossimità della Grotta dei Colombi.
Davanti vi è la caratteristica Punta del Pittone, composta da una parete bianchissima di roccia calcarea ed erosiva. Il sentiero continua a salire su di uno spazio aperto ed esposto (tratto più spettacolare dell’anello) fino ad arrivare sull’ampio pianoro ove sorge il Semaforo. Siamo di nuovo in zona militare. Sulla destra parte però una carrareccia che conduce a una fortificazione oggi adibita a Centro di Educazione Ambientale.
Il sentiero si trasforma in un’ampia mulattiera che conduce nei pressi di un traliccio. Per continuare con logica l’anello completo dell’isola, terminandone il giro, occorre prendere una deviazione su un sentiero ben tracciato, ma che appare molto stretto a causa della vegetazione mediterranea che a tratti lo invade, anche se è ben “manotenuto”. Si giunge sopra una precipite parete che piomba direttamente sul mare. Si nota, sporgendosi con cautela sul vuoto, una schiuma bianca stupenda originata dalle onde che s’infrangono sulla scogliera.
Voltando verso destra (direzione di marcia) si rientra nel bosco sino a raggiungere un’altra cava abbandonata di minori proporzioni della precedente. Si sta tornando verso l’imbarco con bella vista sulla caratteristica “Portovenere”. Il sentiero va a congiungersi su di una mulattiera ben indicata che scende alla bellissima Cala che porta il nome del re Carlo Alberto.
Si è ormai in prossimità del mare, prossimi a chiudere l’anello, completando il giro. Raggiunta la riva del mare si attraversa poco scostati dalla spiaggia, uno stabilimento balneare che ci riconduce in località Terrizzo al punto di partenza e d’imbarco.
Cartello descrittivo