Da tempo si ha contezza di quanto il territorio valdostano possa costituire un’area di interesse per le mire espansionistiche delle consorterie mafiose sempre abili nell’inserirsi nei mercati legali con finalità di riciclaggio e reinvestimento dei capitali illecitamente accumulati. Si apre così la relazione della Dia che sottolinea come il 3 maggio 2021, nell’ambito dell’operazione “Alibante” (OCC n. 505/18 RGNR - 438/20 RG GIP), i Carabinieri abbiano eseguito una misura restrittiva nei confronti di un avvocato in provincia di Aosta.
L’operazione scattata in provincia di Catanzaro ha colpito 17 appartenenti alla cosca BAGALÀ attiva tra Nocera e Falerna, nel Lametino. Si apre così la relazione della Dia nella parte dedicata alla nostra regione.
Saint Pierre, primo comune valdostano sciolto per infiltrazioni mafiose
A seguito dell’operazione “Geenna con sentenza emessa dal GIP del Tribunale di Torino nei confronti di 16 indagati, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, tentato scambio elettorale politico-mafioso, estorsione tentata e consumata, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e ricettazione di armi e favoreggiamento personale in alcuni casi del 2019 è intervenuto lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune di Sant-Pierre (AO) disposto con DPR del 10 febbraio 2020 e che ha sancito l’esistenza anche in Valle d’Aosta di un locale di ‘ndrangheta segnatamente riconducibile alla cosca sanlucota NIRTA-Scalzone.
All’operazione “Geenna” risulta, scrive la Dia, strettamente connessa l’inchiesta “Altanum” (luglio 2019) della DDA di Reggio Calabria, conclusa con l’arresto di 13 soggetti, 3 dei quali in Valle d’Aosta, affiliati ai FACCHINERI e al locale di San Giorgio Morgeto Il 17 luglio 2020 il GUP del Tribunale di Torino ha condannato in rito abbreviato 12 imputati per un totale complessivo di circa 60 anni di reclusione e il successivo 16 settembre 2020 in rito ordinario sia intervenuta la condanna del Tribunale di Aosta di 5 imputati per complessivi 55 anni di reclusione.
“Tra questi precisa la Dia - Tra questi figurava un affiliato al predetto locale di Aosta e legato alle ‘ndrine NIRTA, MAMMOLITI, DI DONATO e RASO. Nei suoi confronti la DIA l’11 dicembre 2019 aveva sottoposto a sequestro (decreto n. 84/2019 RGMPRCC 158/2019, emesso dal Tribunale di Torino-Sezione MP su proposta del Direttore della DIA) beni per un valore stimato in oltre 1 milione di euro.
Il successivo 19 aprile 2021 sempre la DIA aveva dato esecuzione a un decreto (n. 84/2019 RG MP, n. RCC 67-2021 DD emesso dal Tribunale di Torino – Sez. M.P.) che disponeva la definitiva confisca” Il successivo 19 luglio 2021 la Corte d’Appello di Torino50, in parziale riforma della citata sentenza emessa in data 16 settembre 2020, ha confermato le condanne emesse dal Giudice di primo grado, ad eccezione di Marco Sorbara assolto per non aver commesso il fato.
La lettura del giudicato di secondo grado consente, secondo quanto rilevato nella redazione, di rilevare come il gruppo criminale in questione sia “…oggettivamente collegato con la “casa madre” attraverso due autorevoli rappresentanti della nota ndrina NIRTA-SCALZONE…”, sottolineandone inoltre “…l’attività di illecita interferenza con le libere attività negoziali degli appartenenti alla comunità calabrese (o comunque svolte da soggetti intorno ad essa gravitanti) come anche nel dirimere questioni che richiederebbero l’intervento delle pubbliche Autorità, nel servirsi del “metodo mafioso” così come inteso sulla scorta della consolidata opera interpretativa della giurisprudenza. Una capacità intimidatrice, dunque, effettivamente “espressa”, nonché…”attuale, effettiva ed obiettivamente riscontrabile” seppure, come ancora una volta il caso di specie documenta, non necessariamente manifestata nel controllo integrale di una determinata area territoriale, né estrinsecata attraverso atti di violenza o comunque clamorosi…”.
L’8 luglio 2021 la Guardia di finanza ha eseguito una misura restrittiva52 nei confronti di 6 soggetti dediti allo spaccio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. Fra i destinatari della misura rientra anche un soggetto originario di Polistena (RC) già tratto in arresto e condannato per episodi estorsivi rilevati nell’ambito dell’operazione “Hybris” (giugno 2013) che aveva riguardato esponenti di alcune famiglie ‘ndranghetiste anche in territorio valdostano.
Per quanto concerne la presenza sul territorio di sodalizi criminali di altre matrici, sebbene non si siano avuti recenti riscontri circa l’operatività di gruppi strutturati, si registrano talvolta episodi delittuosi relativi al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, nonché allo sfruttamento della prostituzione ad opera di cittadini stranieri anche in collaborazione con elementi locali. A tal proposito la relazione ricorda come il 10 agosto 2021 la Guardia di finanza abbia tratto in arresto in località Morgex un cittadino albanese mentre trasportava 36 kg di cocaina occultata all’interno del mezzo di trasporto.
Ancora il 22 ottobre 2021 la Polizia di Stato a conclusione dell’operazione “Illyricum”53 ha eseguito una misura restrittiva nei confronti di 5 albanesi e 1 italiano ritenuti responsabili di produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Da ultimo la relazione segnala, come sottolineato per le province di Torino e Cuneo, che anche la Valle d’Aosta quale area di confine costituirebbe un territorio ove immigrati potrebbero tentare di fare ingresso clandestinamente oltrepassando il confine francese.
Più in generale, l’analisi sui fenomeni delittuosi condotta dalla D.I.A. nel secondo semestre 2021 sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione, conferma ancora una volta che il modello che ispira le diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a manifestazioni di violenza e diversamente rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria.
"Ciò appare una conferma di quanto era stato previsto trent’anni or sono dai giudici Falcone e Borsellino che avevano fortemente voluto ed avviato quell’“architettura antimafia” di cui la DIA è parte integrante finalizzata a colpire i sodalizi anche sotto il profilo patrimoniale arginandone il riutilizzo dei capitali illecitamente accumulati nell’ambito dei mercati economici per evitarne l’inquinamento. Una direttrice d’azione importantissima che ha consentito sino ad ora di ridurre drasticamente la capacità criminale delle mafie evitando effetti che altrimenti sarebbero stati disastrosi per il “sistema Paese”. Spiega la relazione.
La Direzione Investigativa Antimafia lo scorso 29 ottobre 20211 ha iniziato le celebrazioni dei 30 anni della sua istituzione innanzi al Presidente della Repubblica2. Il percorso avviato il 29 ottobre ha rappresentato in tutte le città interessate dall’”Antimafia itinerante” una vera e propria manifestazione dell’orgoglio italiano intorno ad una iniziativa, quella della costituzione della DIA, scaturita dall’improcrastinabile necessità di contrastare le mafie e i poteri criminali utilizzando strumenti legislativi ed operativi innovativi su base mondiale.
Un’Istituzione nata anche con il sacrificio di tanti servitori dello Stato che hanno contribuito alla costruzione di questa “roccaforte della legalità” che è oggi la Direzione Investigativa Antimafia. In tale ottica la mostra fotografica dal titolo “Antimafia Itinerante” ha percorso il Paese3 e, attraverso 34 pannelli4 con foto, immagini e cronaca dei giornali, ha raccontato 30 anni di storia e di passione delle donne e degli uomini della DIA nell’azione di contrasto alle mafie.