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Vite in ascesa | 30 settembre 2022, 08:00

MONTE AIGUILLE la prima scalata in assoluto nella notte dei tempi

di Lodovico Marchisio

MONTE AIGUILLE  la prima scalata in assoluto nella notte dei tempi

L’operazione al cuore all’ospedale di Grenoble mi ha fatto ricordare Il Mont Aiguille che si trova nei pressi di Grenoble e che salita con mio figlio Walter e l’amico Mauro Carlesso il 14 agosto 1995 quando avevo 48 anni, mi riporta alla mente ricordi indelebili!

Il Mont Aiguille è la più straordinaria e strana montagna del Vercors nelle Prealpi Francesi. Essa si trova a 58 km a sud di Grenoble. La montagna è nota per essere stata la prima montagna scalata nel corso della storia, di cui si abbiano notizie certe. La sua prima salita, infatti, fu effettuata nel 1492. Carlo VIII° ordinò ad uno dei suoi servi, Antoine de Ville, di scalare questa montagna ritenuta allora inaccessibile. Antoine con sette compagni improvvisati diede l’assalto alla cima.

Furono usati per la salita (non esistendo allora i chiodi e il materiale di scalata) una combinazione di scale, pioli, aggeggi metallici non ben identificati ed altri artifici. La salita è descritta da François Rabelais nel suo “Quart Livre”. Questo è stato il primo registro di una scalata (non parliamo di montagne salite per fede religiosa come il Monte Sinai, ma di una prima arrampicata vera e propria su una vetta che non ha sentieri per accedere alla sua cima).

Questa scalata particolare ha contribuito a segnare un’epoca “preiniziale” dell’alpinismo vero e proprio.

SCHEDA TECNICA: Altezza Massima raggiungibile: 2086 m Tempo di salita: 3,30 h (1,30 h di avvicinamento – 2 h di salita per la via normale) Tempo Totale (AR): 6 h (1,30 h per discendere alla base + 1 h di discesa) Dislivello: 982 m/ 1064 m a seconda dell’accesso che si sceglie perché le due vie indicate partono da punti opposti della montagna, convergendo entrambi con sentieri diversi, ma lo stesso tempo di salita, al Col de l’Aupet  (1627 m). 

Difficoltà: PD – (Via normale); PD+ (Voie des Tubulaires) usata soprattutto in discesa. Tenere ben conto che le difficoltà alpinistiche possono far sorridere dei rocciatori accaniti in quanto il grado da noi usato è il massimo della vecchia scala UIAA (quindi non tirato e accessibile a tutti).

Materiale occorrente: Due corde da 50 m per la corda doppia, spezzone da 30 m per salire, casco, qualche rinvio, imbragatura con Kit da ferrata per i brevi tratti attrezzati. Accesso in auto (da Aosta): Accesso in auto da Torino: Monginevro, Briançon, Col de Lautaret, La Grave, Le Bourg d’Oisans, Vizille, Deviazione a Notre Dame de Mésage per Vif (Grenoble è in senso opposto), di nuovo strada principale per Monestier de Clermont, St. Michel Les Portes. Qua giunti lasciare la strada principale per dirigersi nel vallone (verso la Bâtie), che indica “Le Mont Aiguille” fino al parcheggio all’interno della valle a quota 1104 m. Esiste anche come accesso il lato contrario visto la vastità dell’isolata ed altissima rupe visibile da più lati pure da lontano. Da St. Michel Les Portes, proseguire sempre in direzione opposta di Grenoble verso St. Martin-de-Clelles a la Gare. Lasciare a destra (verso di marcia) la strada principale immettendosi in direzione di Ruthière, Richardière. Parcheggiare l’auto a quota 1022 m.              

Località di partenza: Vallone a monte di St. Michel Les Portes o Richardière. Località di arrivo: Idem Descrizione Itinerario: La salita per la via normale parte dal lato di minor dislivello. L’importante è salire a piedi al Col de l’Aupet (1627 m) al quale si può arrivare da entrambi le parti. Il tempo è uguale perché a un minor dislivello si deve aggiungere qualche spostamento maggiore che dalla parte opposta è più diretto.

Motivo per cui i tempi di salita e discesa restano uguali da entrambi i versanti (con un fuoristrada e permessi facili da ottenere si può persino accedere in auto a questo colle, ma il luogo è talmente bello che consiglio vivamente di raggiungerlo comunque a piedi, qualunque mezzo motorizzato abbiate, anche se per onor di cronaca va detta ogni possibilità esistente). Da qui non lasciarsi ingannare da un avvicinamento più diretto che vi porterebbe lontano dalle vie di salita e discesa. Puntare invece sul lato Nord-Ovest della rupe. Il sentiero sale a zig-zag girando in ultimo a destra, già oltre il muro basale dei punti più bassi, su uno strapiombo considerevole. Siamo nel punto più alto in cui da ogni lato il sentiero cessa e inizia la parete vera e propria.

Nella parte superiore del conoide parte la “Via Normale” che non è la via dei primi salitori: “Voie des Tubulaires” che useremo come via di discesa per scoprire anche la parte più inquietante e storica del Mont Aiguille. La via normale è facilitata da cavi metallici che obbligano in libera a un solo passaggio di III°, motivo per cui la citiamo poiché se siete in compagnia di una persona pratica potete togliervi questa soddisfazione anche se vi ritenete semplici escursionisti. Non fatevi nemmeno ingannare dal materiale richiesto che servirà al Vostro capocordata per assicurarvi una discesa sicura e veloce.

A lato de “La Vierge, impressionate monolito staccato dal Monte Aiguille, si salgono 25 m verticali ma appigliatissimi (II°) fino ad una cengia pianeggiante che conduce dentro un piccolo colatoio. Si riprende a salire verticalmente un camino-diedro non difficile ma scivoloso a causa dei frequenti passaggi degli scalatori che hanno lisciato gli appoggi e gli appigli (III° inf. solo a causa delle prese arrotondate dall’usura). Poi si attraversa verso destra (senso di salita) salendo una placchetta frammista ad erba. A metà circa di questo salto si aggira una placca verso sinistra (chiodo fisso).

Il vuoto si fa impressionante. In leggera discesa verso destra si raggiungono i primi cavi d’acciaio. Si salgono (facilitati) i 40 m successivi sino a un traverso espostissimo e sottile facilitato dalla presenza provvidenziale del cavo. Un cavo in discesa conduce alla sottostante cengia. Il vuoto è terminato. Ci si trova in un ampio canalone. Qui inizia la seconda parte della salita meno esposta, ma più soggetta alle scariche di pietre se ci sono altre cordate che vi sovrastano. Si salgono circa 30 m con diversi aggiramenti su rocce frammiste a ghiaietta fino ad un buco verticale che sovrasta la salita (cavo).

Ora una placca sporgente verso destra, induce a superare l’unico tratto veramente alpinistico e continuo della salita che obbliga  ad arrampicare su appigli ridotti e arrotondati (una lunghezza di III°). Dopo l’unico tratto obbligato ormai superato, un camino alto quasi 100 m ma appigliatissimo (II°) conduce a facili placche inclinate che si trasformano in alto in un sentiero scavato nella roccia. Una successiva placca di 20 m, servita da una cavità molto appigliata e divertente, conduce a un traverso verso destra in uno svaso servito dal cavo. Dopo 30 m di traversata orizzontale si entra in un profondo intaglio servito da un camino.

Con pioli e corde fisse si risalgono alcuni passaggi di forza nel camino stesso, oltre il quale le difficoltà scemano improvvisamente. Altri 30 m senza difficoltà ci dividono dal pianoro sommitale. Il punto culminante dell’ampio e lungo altopiano con ometti disseminati un po’ dappertutto all’uscita di molte vie, è posto alla nostra sinistra, che si raggiunge in 15 min scarsi dall’uscita del nostro it. di salita. Tutt’intorno a 360° il vuoto che da ogni parte caratterizza il largo monolito.

Discesa: (“Voie des Tubulaires” a cui risale la prima salita assoluta, nell’anno della scoperta dell’America: 1492 d.C.). Si scende più a destra della Via Normale, sempre rivolti al senso di marcia, in questo caso, in discesa dalla vetta. Superata l’uscita della via di salita si prosegue sul vasto altipiano finché non si nota un fittone resinato sul bordo di un camino di 20 metri.

Grande ometto di pietre che serve come sicuro riferimento. Scendere in corda doppia o calando i più inesperti. Quindi ci si viene a trovare in un ripido canale-sentiero che sembra essere stato percorso come prima via di salita. Il camino finale più difficoltoso dei passaggi incontrati sulla via normale sembra essere stato risalito con marchingegni metallici piantati nelle larghe fessure, scale in legno e arrampicata con il supporto della piramide umana. Se si dovesse salire per questa via, quasi abbandonata in salita, per alcuni passaggi difficoltosi, seguiti da infiniti canaloni, che rendono meno interessante la salita, si dovrebbe superare nel camino finale un passo di III° sup. non supportato dal cavo.

Giunti alla base del camino non lasciarsi ingannare da traversi insidiosi che conducono sul bordo di altrettanti salti di non facile calata. Restare quindi nell’imbuto scendendo 100 m elementari. Si scende ora sino a un intaglio molto marcato. Poi si traversa 20 m a destra. Si giunge così alla seconda calata obbligatoria che scendendo di 40 m utilizza una combinazione tra la “Via des Tubulaires” e la “Via Freychet” evitando gli interminabili traversi utilizzati dai primi salitori che non conoscendo nulla sulla logicità di una via, ma con un certo buon senso che già allora era presente in loro, han cercato di salire alla scoperta dei canali che evitavano loro il più possibile di sporgersi sul vuoto, temuto oltre che per il pericolo di cadute anche perché in quei tempi ancora si credeva che la cima fosse popolata dai demoni che gettavamo nel precipizio ogni persona che si esponesse visibilmente sulle rocce.

Raggiunto un pino con catena per la calata, non sporgersi sulla prima cengia da cui esce la “Via des Tubulaires” e sulla quale si trova il secondo passo più difficile (III° sup.) dell’attuale “Via Normale”. Ci si cala invece in una profonda gola fuori dalla via di salita che permette di scendere in direzione Nord fino alla base della parete Ovest, da cui si diparte la discesa che va a ricongiungersi con la via di salita al Col de l’Aupet (1627 m). Da qui in meno di un’ora si raggiunge il parcheggio scelto in andata.  

ascova

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