Residenza, prigione e poi museo e ora isola ecologica per gli incivili. E’ il triste declino di uno dei monumenti storici di Aosta ora inserito anche nel circuito culturale del Cammino Balteo. La Torre del lebbroso Tour du lépreux si innalzata sul lato occidentale dell'antica cinta romana all'angolo tra la via Jean-Boniface Festaz e la via Jean-Joconde Stévenin.
Ma andiamo per ordine.
La meraviglia della cinta romana di Aosta viene arricchito, sul suo lato occidentale, da una bellissima torre nelle cui mura un malato di lebbra trascorse i suoi ultimi anni, per evitare che il batterio si diffondesse. Questa fortificazione, per questo motivo, è detta Torre del Lebbroso.
La storia della Torre del Lebbroso
La costruzione della torre avvenne sui resti di una fortificazione romana e ad abitarla, anticamente, fu la famiglia De Friour, citata in un documento per la prima volta nel 1191. Per questo, inizialmente, questo luogo porta il nome di Friour o De Friours. Con il passare degli anni, la famiglia, che occupava anche la Porta Decumana ora scomparsa, abbandonò questi luoghi lasciando la torre in uno stato di abbandono. Nei secoli in cui la torre restò in stato di abbandono, doveva apparire particolarmente tetra a tal punto che gli aostani cominciarono a chiamarla Tour de la frayeur, ovvero Torre dello spavento.
Il lebbroso della città di Aosta
La storia della Torre del Lebbroso ad Aosta ispirò de Il lebbroso della città d’Aosta, romanzo dello scrittore savoiardo Xavier de Maistre, pubblicato nel 1811. L’autore conobbe personalmente Pietro Bernardo Guasco e nel racconto emula questo incontro attraverso l’immagine di un soldato di passaggio ad Aosta che si ritrova per caso nel giardino della residenza del lebbroso. Il romanzo è una triste riflessione sulla vita del malato che, sebbene provi a rendere la sua prigione il suo piccolo angolo di mondo, si spegne sempre di più a causa della solitudine e delle sofferenze.
Negli anni ’80 del secolo scorso la Torre fu restaurata e destinata a sito espositivo. Poi per ragioni di sicurezza e impossibilità di abbattere le barriere architettoniche.
In questi giorni la svolta epocale segnalata da un lettore che ci ha illustrato con una foto e un commento.
La nuova destinazione della Torre del Lebbroso. Nella foto la scala che porta nelle cantine del bastione
Nonostante appelli alla sovrintendenza ai beni culturali da mesi lo scempio di immondizie ed altro continua ad essere un biglietto da visita poco edificante per una città e una Regione che fa dei reperti archeologici uno dei suoi richiami per il turismo. Chissà che la Torre del Lebbroso torni ad essere un bene comune attraente e non un distintivo di pessimo impatto.
Ma forse, noi profani di arte, anche l'indecenza è una cifra dei beni culturali della Regione.