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CRONACA | 29 maggio 2025, 16:10

Ethical, l’antibullismo fa scuola in Valle d’Aosta

Nella Sala Viglino della Regione Valle d’Aosta è stato presentato Ethical, primo progetto italiano certificato per la prevenzione di bullismo e cyberbullismo nelle scuole e nello sport. A guidarlo un’alleanza tra istituzioni e società civile, con un ruolo centrale per l’assessore Carlo Marzi. Un esperimento di educazione civica concreta, che potrebbe diventare un modello nazionale

Ethical, l’antibullismo fa scuola in Valle d’Aosta

Un modello organizzativo che unisce scuola e sport, etica e legalità, prevenzione e cultura. Carlo Marzi, tra i protagonisti dell’iniziativa, parla di “investimento culturale e civile”. La nostra Regione, piccola e autonoma, dà così una lezione al Paese: educare è un atto di responsabilità collettiva.

Quando i valori smettono di essere parole e diventano metodo. Quando l’educazione non è solo compito della scuola ma una responsabilità collettiva. Quando la più piccola regione d’Italia lancia un modello nazionale. Succede in Valle d’Aosta.

Si chiama Ethical, e più che un progetto è un seme. Piantato nella terra fertile delle scuole, dei campi sportivi, delle famiglie. Un’iniziativa senza precedenti, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che mira a certificare chi si impegna contro il bullismo e il cyberbullismo, non solo a parole ma con atti concreti, misurabili, verificabili.

Lo dice con voce pacata ma ferma Carlo Marzi, Assessore regionale alla Sanità, Politiche sociali e Famiglia, promotore del progetto (nella foto in primo piano). Lo dice davanti a una platea di insegnanti, dirigenti scolastici, operatori sportivi e giornalisti, riuniti il 28 maggio nella Sala M.I. Viglino di Palazzo regionale. Parole misurate, ma che bruciano di passione:

«È la prima volta che un progetto così articolato viene validato a livello ministeriale. E parte proprio da qui, da una regione dove i ragazzi sono pochi, ma contano quanto tutti gli altri. Vogliamo proteggerli con gli strumenti della legge, della prevenzione, dell’educazione. Questo è un investimento culturale. E come ogni investimento serio, ha bisogno di tempo, cura, metodo».

Il bullismo non ha divise né campanili. Ma ha nomi, storie, silenzi. E troppo spesso, cicatrici. Nella scuola, nei corridoi, nelle chat, negli spogliatoi.

Ed è proprio lì che entra in azione Ethical: un modello organizzativo certificato, pensato per realtà scolastiche e sportive, che promuove un ambiente etico e sicuro. Un percorso fatto di formazione, prevenzione, rilevazione, gestione e monitoraggio dei fenomeni. Non un codice punitivo, ma una bussola educativa.

A fare da apripista nella sperimentazione ci sono due realtà simboliche: l’Istituzione scolastica ISILTEP di Verrès, e l’ASD Tennis Club Châtillon-Saint-Vincent.

Due mondi che si toccano: quello della formazione e quello dello sport, entrambi chiamati ad allearsi contro la violenza tra pari. A raccontarlo, visibilmente emozionata, è la Dirigente scolastica Antonella Dallou: «Abbiamo scelto di non aspettare l’episodio grave, ma di costruire una cultura del rispetto. I nostri studenti sono coinvolti in percorsi di giustizia riparativa, mediazione dei conflitti, co-progettazione dei patti educativi. L’obiettivo è semplice e rivoluzionario: non lasciare nessuno solo».

Anche il mondo sportivo risponde. Oscar Torretta, del Tennis Club, spiega con parole sincere perché hanno aderito: «Allenare è una forma di educazione. E chi entra in campo deve sentirsi accolto, non giudicato. Vogliamo che i nostri atleti crescano sapendo che il rispetto viene prima del risultato».

C’è poi la testimonianza che più ha commosso la sala. È quella di Alberto Duc, atleta e dirigente dello Stade Valdôtain Rugby:  «Nel rugby, il terzo tempo è sacro. Si litiga in campo, ma poi si mangia insieme. Si stringono le mani. Si torna umani. Ecco, se lo sport insegna questo, è già uno strumento contro il bullismo».

Accanto a lui, Giada Perucca, della Saint-Vincent-Châtillon, racconta un episodio avvenuto in squadra: «Un nostro ragazzo era stato preso di mira. La squadra lo ha protetto, ha fatto muro. Quella partita l’abbiamo persa, ma abbiamo vinto qualcosa di molto più importante: l’umanità».

Ethical non si ferma alla Valle d’Aosta. Il progetto punta ad essere replicato su scala nazionale, con un sistema di certificazione “antibullismo” destinato a diventare marchio di garanzia etica per tutte le realtà educative e sportive.

A guidare la stesura del modello è l’avvocata Giorgia Venerandi, che ha lavorato a stretto contatto con il Dipartimento politiche per la famiglia, il CONI, l’USL e i funzionari regionali. «Abbiamo creato un percorso che non si limita a sanzionare i comportamenti sbagliati, ma promuove comportamenti virtuosi. Dove si investe in formazione, relazioni, comunità. Dove chi educa ha strumenti e chi sbaglia ha la possibilità di riparare».

Il progetto Ethical segna un prima e un dopo. In una società dove l’indifferenza è spesso più pericolosa dell’odio, scegliere di educare è un atto rivoluzionario.

E farlo in Valle d’Aosta, regione di confine, ma anche di avanguardia, significa dire che l’etica non è un lusso per pochi, ma un dovere per tutti. Perché proteggere un ragazzo dal bullismo non è solo affare della scuola. È affare nostro.

pi.mi.

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