Un modello organizzativo che unisce scuola e sport, etica e legalità, prevenzione e cultura. Carlo Marzi, tra i protagonisti dell’iniziativa, parla di “investimento culturale e civile”. La nostra Regione, piccola e autonoma, dà così una lezione al Paese: educare è un atto di responsabilità collettiva.
Quando i valori smettono di essere parole e diventano metodo. Quando l’educazione non è solo compito della scuola ma una responsabilità collettiva. Quando la più piccola regione d’Italia lancia un modello nazionale. Succede in Valle d’Aosta.
Si chiama Ethical, e più che un progetto è un seme. Piantato nella terra fertile delle scuole, dei campi sportivi, delle famiglie. Un’iniziativa senza precedenti, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che mira a certificare chi si impegna contro il bullismo e il cyberbullismo, non solo a parole ma con atti concreti, misurabili, verificabili.
Lo dice con voce pacata ma ferma Carlo Marzi, Assessore regionale alla Sanità, Politiche sociali e Famiglia, promotore del progetto (nella foto in primo piano). Lo dice davanti a una platea di insegnanti, dirigenti scolastici, operatori sportivi e giornalisti, riuniti il 28 maggio nella Sala M.I. Viglino di Palazzo regionale. Parole misurate, ma che bruciano di passione:
«È la prima volta che un progetto così articolato viene validato a livello ministeriale. E parte proprio da qui, da una regione dove i ragazzi sono pochi, ma contano quanto tutti gli altri. Vogliamo proteggerli con gli strumenti della legge, della prevenzione, dell’educazione. Questo è un investimento culturale. E come ogni investimento serio, ha bisogno di tempo, cura, metodo».
Il bullismo non ha divise né campanili. Ma ha nomi, storie, silenzi. E troppo spesso, cicatrici. Nella scuola, nei corridoi, nelle chat, negli spogliatoi.
Ed è proprio lì che entra in azione Ethical: un modello organizzativo certificato, pensato per realtà scolastiche e sportive, che promuove un ambiente etico e sicuro. Un percorso fatto di formazione, prevenzione, rilevazione, gestione e monitoraggio dei fenomeni. Non un codice punitivo, ma una bussola educativa.
A fare da apripista nella sperimentazione ci sono due realtà simboliche: l’Istituzione scolastica ISILTEP di Verrès, e l’ASD Tennis Club Châtillon-Saint-Vincent.
Due mondi che si toccano: quello della formazione e quello dello sport, entrambi chiamati ad allearsi contro la violenza tra pari. A raccontarlo, visibilmente emozionata, è la Dirigente scolastica Antonella Dallou: «Abbiamo scelto di non aspettare l’episodio grave, ma di costruire una cultura del rispetto. I nostri studenti sono coinvolti in percorsi di giustizia riparativa, mediazione dei conflitti, co-progettazione dei patti educativi. L’obiettivo è semplice e rivoluzionario: non lasciare nessuno solo».
Anche il mondo sportivo risponde. Oscar Torretta, del Tennis Club, spiega con parole sincere perché hanno aderito: «Allenare è una forma di educazione. E chi entra in campo deve sentirsi accolto, non giudicato. Vogliamo che i nostri atleti crescano sapendo che il rispetto viene prima del risultato».
C’è poi la testimonianza che più ha commosso la sala. È quella di Alberto Duc, atleta e dirigente dello Stade Valdôtain Rugby: «Nel rugby, il terzo tempo è sacro. Si litiga in campo, ma poi si mangia insieme. Si stringono le mani. Si torna umani. Ecco, se lo sport insegna questo, è già uno strumento contro il bullismo».
Accanto a lui, Giada Perucca, della Saint-Vincent-Châtillon, racconta un episodio avvenuto in squadra: «Un nostro ragazzo era stato preso di mira. La squadra lo ha protetto, ha fatto muro. Quella partita l’abbiamo persa, ma abbiamo vinto qualcosa di molto più importante: l’umanità».
Ethical non si ferma alla Valle d’Aosta. Il progetto punta ad essere replicato su scala nazionale, con un sistema di certificazione “antibullismo” destinato a diventare marchio di garanzia etica per tutte le realtà educative e sportive.
A guidare la stesura del modello è l’avvocata Giorgia Venerandi, che ha lavorato a stretto contatto con il Dipartimento politiche per la famiglia, il CONI, l’USL e i funzionari regionali. «Abbiamo creato un percorso che non si limita a sanzionare i comportamenti sbagliati, ma promuove comportamenti virtuosi. Dove si investe in formazione, relazioni, comunità. Dove chi educa ha strumenti e chi sbaglia ha la possibilità di riparare».
Il progetto Ethical segna un prima e un dopo. In una società dove l’indifferenza è spesso più pericolosa dell’odio, scegliere di educare è un atto rivoluzionario.
E farlo in Valle d’Aosta, regione di confine, ma anche di avanguardia, significa dire che l’etica non è un lusso per pochi, ma un dovere per tutti. Perché proteggere un ragazzo dal bullismo non è solo affare della scuola. È affare nostro.