Salivo con mia moglie e due compagni alla vetta del Blinnenhorn a 3.374 mt., la montagna più alta della Val Formazza e terza, in altezza, di tutte le Alpi Lepontine.
Salivo lungo la via normale verso una cima mitica, insieme alla vicina Ofenhorn ed al sommo Monte Leone, del mio modesto ma appassionato immaginario alpinistico.
I ricordi di quella giornata sono nitidi quanto confusi. La nebbia che ben poco dopo aver lasciato Morasco ci inghiottì, non dava spazio allo sguardo di bearsi dei severi panorami fatti di cime ardite e ghiacciai estesi. La nebbia era così fitta e tenace che non mi avrebbe consentito alcun orientamento verso la sconosciuta meta e fu solo per l'abilità dei compagni di avventura, frequentatori del luogo, che mi riuscì di giungere sulla vetta in un ambiente inospitale, gelido e lattiginoso, con una nebbia buia frammista ad un pungente nevischio mi avvolgeva il volto, unica parte scoperta, che mi creava un disagio che mi metteva nausea.
Con queste condizioni mia moglie ben decise di rinunciare alla vetta e sostare al caldo del rifugio già intriso dell’odore del minestrone d’ordinanza.
Ormai prossimi al rifugio tra le immancabili nebbie (foto di Monica Zanetta)
Dopo essermi accomiatato dalla mia metà, con i due compagni lascio l’odoroso tepore del rifugio per riprendere la salita nel vorticare del nevischio. I ramponi facevano croccare la neve dura sotto i nostri passi via via più affaticati. Di tanto in tanto sostavo a riprender fiato Chinandomi sulla becca della picozza, come fanno i grandi alpinisti nei documentari sull’Himalaya.
Lo strappo finale lo ricordo come una rampa verticale dove si doveva gradinare con la picca e le punte dei ramponi la neve dura come il ghiaccio.
Come detto raggiungemmo la vetta in mezzo al freddo, alla nebbia ed a quel nevischio che ci tormentava dispettosamente.
Il Blinnenhorn ancora ammantato di ghiaccio con a sinistra la triangolare punta dei Camosci (foto del 2017 di Mauro Carlesso)
Il tempo del consueto gesto di stringerci le mani ed osservare qualche istante l’unica cosa visibile in quel momento: la piccola croce di vetta conficcata in un misto di neve e rocce. Tutt’attorno niente e nessuno. Solo quel silenzio d’alta quota che alle volte mette paura. Solo il sibilo delle folate di vento che ti sferzavano il corpo nel modo con cui solo il vento sa fare.
Con tanta fatica nelle gambe e tanto freddo nelle ossa intraprendemmo subito la discesa che nel tratto scalinato si presentava ostica. Con prudenza uscimmo dal tratto più insidioso marciando più spediti lungo il ghiacciaio che non presentava grandi fessure e, approdati sul più tranquillo nevaio ci dirigemmo sollevati e soddisfatti verso il 3A.
Entrando lo trovammo più affollato e chiassoso rispetto a qualche ora prima e l’abbraccio con mia moglie sapeva già di minestrone.
Radunati attorno ad un tavolo sorseggiando the caldo affastellammo con la solita frenesia il racconto della salita appena compiuta scaricando ettolitri di adrenalina.
Fuori nel frattempo la nebbia tenta un timido diradamento suggerendoci di approfittarne per rivestirci e rimetterci in cammino, più baldanzosi che mai, verso Morasco oltre mille più in basso.
NOTE
Il Blinnenhorn (3.374 mt.) è situato sullo spartiacque di confine tra il Canton Vallese della Confederazione Elvetica e l’attuale provincia di Verbania (precedentemente la provincia era Novara)
Il Blinnenhorn è la terza cima in altezza del settore delle Alpi Lepontine dopo il Monte Leone (3.553 mt) ed il Breithorn (3.438 mt.)
Il Blinnenhorn è denominato dagli italiani Corno Cieco e nel dialetto vallesano Blindenhorn.
La salita al Blinnehorn da alcuni anni non comporta più il passaggio sull’allora imponente ghiacciaio ritiratosi ormai completamente. Oggi si sale su brecciolino, ghiaioni, pietraie e roccette senza ramponi e picozza.
Il rifugio 3A è situato a 2.960 mt. di quota nei pressi del Lago del Sabbione in località ghiacciaio Siedel. Di proprietà dell’Operazione Mato Grosso è stato inaugurato nel 1979.
Il nome del rifugio 3A rappresenta la dedica a 3 volontari della medesima associazione: Anna, Attilio ed Alessandro deceduti in un incidente.
La località di partenza dell’escursione è il Lago di Morasco a 1.815 mt. in Alta Val Formazza, quella che rappresenta la punta estrema del Piemonte Nord che si incunea nella Svizzera.