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Dalla parte dei cittadini | 12 aprile 2022, 15:00

Cittadinanzattiva VDA propone confronto nazionale sul tema de 'La sanità che vorrei'

Il 97% degli italiani favorevoli al modello delle case della comunità

Maria GRazia Vacchina

Maria GRazia Vacchina

Si è celebrata lo scorso 7 aprile la 72esima Giornata Mondiale della Salute, terza in epoca di pandemia, che, se da un lato ha generato una crisi economica e sociale senza precedenti, dall’altro ha riaffermato il valore primario della salute anche per la crescita economica e sociale, evidenziando l’urgenza di investire in sanità e di attuare la riforma dell’assistenza sociosanitaria sul territorio, come da DM71 comprensivo delle Case di Comuni.

Ma quali sono i bisogni e le aspettative dei cittadini in riferimento a tale riforma?
Alla domanda risponde Maria Grazia Vacchina, referente VdA di Cittadinanzattiva: "Secondo il sondaggio “La sanità che vorrei” realizzato nell’ambito dell’iniziativa Meridiano Sanità in collaborazione con Cittadinanzattiva, la quasi totalità degli Italiani (96,7%) apprezza le Case della Comunità, soprattutto per la presenza coordinata di più professionisti socio-sanitari, quale punto di contatto tra comunità e sistema socio-sanitario e valuta positivamente l’ampliamento delle attività finalizzate a promozione della salute, sostegno per la terza età, garanzia della multidisciplinarietà e dell’integrazione con le altre strutture del SSN".

Da non sottovalutare il timore che numero e/o collocazione non garantiscano un’effettiva prossimità dei servizi e che la concentrazione dei servizi possa generare lunghe attese. Tra le figure centrali il medico di medicina generale, che, svolgendo parte del lavoro all’interno delle Case di comunità in collaborazione con infermieri di famiglia e specialisti ambulatoriali, si conferma figura chiave per conoscenza della storia clinica e rapporto di fiducia e comunicazione.

Tra i miglioramenti auspicati la possibilità di eseguire esami diagnostici di primo livello e una maggiore disponibilità oraria, nonché un maggior utilizzo di strumenti digitali e della telemedicina.

La farmacia rappresenta un altro attore chiave all’interno della nuova assistenza territoriale: la pandemia ha accelerato l’attuazione della farmacia dei servizi, indispensabile per costruire un modello di sanità prossimo e interconnesso, in coerenza con il PNRR. In merito, 3 cittadini su 5 auspicano tra i servizi aggiuntivi: accesso al sistema CUP per assistenza specialistica presso le strutture pubbliche e private accreditate, pagamento dei ticket e ritiro dei referti, nonché iniziative di prevenzione; per gli over 75 importanti i servizi di supporto all’Assistenza domiciliare e la consegna di farmaci a domicilio. Con riferimento al sistema CUP, gli Italiani auspicano che le strutture regionali facciano rete (71%) e che sia assicurata la prenotazione on-line (68%); gli over 65 e i cittadini del Sud chiedono che sia limitato il tempo di attesa telefonica.

I risultati di questa indagine mostrano chiaramente come i cittadini avvertano con estrema urgenza la necessità di un sistema sanitario più accessibile, prossimo e vicino alle proprie esigenze, e riconoscano di conseguenza l’importanza di una riforma che va in questa direzione. La sfida del PNRR va vinta non solo costruendo strutture, ma dotandole anche di personale in numero adeguato e con la giusta formazione ed integrazione delle competenze. Bisogna sicuramente accelerare, inoltre, sulla cosiddetta farmacia dei servizi e sulla digitalizzazione, soprattutto a favore delle comunità delle aree interne del nostro Paese” – afferma Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva.

In un contesto di crescente sensibilità verso gli aspetti connessi alla privacy dei pazienti, è stato anche chiesto ai cittadini per quali altre finalità sarebbero disposti ad autorizzare il trattamento dei dati sanitari: 7 su 10 hanno dichiarato che lo autorizzerebbero per attivare servizi on-line e per implementare il Fascicolo sanitario elettronico; in Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia anche per migliorare la qualità dei servizi, in Lombardia, Marche, Abruzzo e Valle d’Aosta anche per finalità di studio e ricerca.

red.

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